Omelia della Veglia Pasquale (31 marzo 2024)


Cristo è risorto!

È veramente risorto!

Nel cuore di questa notte ci troviamo sulla soglia di un grande mistero… un mistero che è gioia per noi!

Cristo è la nostra Vita! Egli ha sconfitto il peccato e la morte, ha operato la salvezza del mondo, è risorto! E questo lo crediamo! Ma cosa può significare questa bella notizia? Come può prendere carne, perché lasci una impronta significativa per la nostra vita oggi? Non è poi così evidente!

Nella tradizione monastica siamo soliti augurarci all’inizio della quaresima una “buona corsa”, evocando e ricordando la corsa del discepolo amato di Gesù e di Pietro al sepolcro il mattino della risurrezione.

Così simbolicamente abbiamo affrontato questa corsa, contenti nel pensare di arrivare a questa meta, coltivando la speranza di godere della gioia della Pasqua. Ma se ci pensiamo bene il termine di questa corsa è una tomba! In fondo ci troviamo con le donne in un cimitero che normalmente ci ricorda piuttosto la fine ineluttabile di ogni vita, il destino di ogni esistenza… e il sentimento che si potrebbe provare è quello della tristezza, o semplicemente proviamo il gusto amaro della delusione o della disillusione.

La provocazione poi aumenta se pensiamo che questa meta verso la quale si sono orientati tutti i nostri sforzi e le nostre attenzioni, è un sepolcro vuoto…. Non c’è alcuna forma di vita e non troviamo neppure la presenza del corpo morto di Colui che cerchiamo o amiamo, bensì una assenza, un vuoto! È difficile abitare la mancanza!

Ora, tutta la liturgia quaresimale ci ha consegnato delle pagine di Vangelo facendoci ripercorrere tappe che per certi versi ci è più facile comprendere rispetto al mistero che questa notte contempliamo: Gesù che si inoltra nel deserto confrontandosi con le tentazioni, la pace che viene dalla presenza di Dio nel volto trasfigurato di Gesù, la purificazione del tempio da parte del Signore, l’invito ad alzare lo sguardo dal nostro piccolo orizzonte nel dialogo di Gesù con Nicodemo… insomma tutte cose che possiamo comprendere e che possono essere declinate in una vita che già conosciamo! Le possiamo ritrovare significative nella vita che conduciamo, qui e ora. Ci potrebbero offrire anche prospettive nuove, ma a partire da riferimenti che possono essere a noi ben chiari, che si possono “com-prendere”, gestire, perché, appunto, fanno parte di cose di “questa vita”: la lotta contro le tentazioni, una vita più onesta e coerente, l’anelito alla ricerca di Dio… tutte cose per diventare uomini “migliori”… inviti o provocazioni che ci scomodano, sì, ma forse non ci spiazzano totalmente.

Il mistero che invece oggi celebriamo è qualcosa di totalmente altro! Le donne corrono verso il sepolcro per trovare un morto e lo scoprono vuoto. Noi – che, dopo duemila anni, invece abbiamo più informazioni delle donne - forse giungiamo alla fine di questa corsa con la speranza di trovare un porto sicuro dove attraccare e dove riposare. Ed invece, sia le donne un tempo che noi ora, ci ritroviamo sulla soglia di un sepolcro che più che essere spazio ben delimitato, conosciuto e paradossalmente rassicurante, è quasi come una balconata che si affaccia su un grande abisso verso il quale non sappiamo come inoltrarci, e che non possiamo assolutamente comprendere! È davanti a noi un paesaggio di cui non riusciamo neppure a scorgere l’orizzonte, che non si riesce a capire. Il solo starci davanti provoca vertigini, genera timori! È troppo grande…  potremmo pure intuirne la grande bellezza … ma ci è chiesto di osare per crederlo veramente!!

Nella gioia di una vita grande che ci sta davanti e nella percezione di qualcosa di immenso che ci precede, si trema di paura/timore per l’abisso che si apre davanti a noi! come le donne quella notte!

Infatti quando ci si trova davanti ad un burrone, la prima cosa che istintivamente si fa è quello di appigliarsi, aggrapparsi da qualche parte, per trovare sicurezza, per tutelarsi intanto che si cerca una superficie sicura sulla quale posare il piede.

Eppure l’angelo si rivolge alle donne con parole che cercano di togliere loro ogni sicurezza, rivolgono parole che hanno connotazione negativa: Non è qui! Come per dire: “non cercate sicurezza, non aggrappatevi alle quattro mura di un sepolcro, non imbalsamate un corpo, non ibernate una esperienza, non fissatevi su una idea… sbilanciatevi piuttosto in avanti, osate sporgervi!! Nelle piccole o nelle grandi cose!!”

Non si tratta di cercare quelle forme sicure che ci illudono tentando di farci diventare “uomini migliori”. Il Signore non sa cosa farsene di “uomini migliori” che trovano per un breve momento il loro compiacimento in sé stessi, ma che ben presto si ritrovano con pugno di mosche in mano.

Il Signore ci indica che il cammino della Pasqua, il cammino per una felicità e una vera libertà è quello di essere “uomini sbilanciati”… “uomini abbandonati”… che possano pure sbagliare – poco importa - ma che osino credere ad una vita che sta davanti! Il Signore ha vinto la morte, ogni tipo di morte! Egli è il vivente e ci precede! Davanti a noi dunque c’è la VITA e dobbiamo avere il coraggio di avanzare per sentieri sconosciuti, seguendo i passi del Maestro!

Ma cosa può significare concretamente per noi tutto questo? come vivere da risorti con Cristo?

La vita che forse viviamo, il contesto nel quale ci troviamo forse ci potrebbe dire che non è prudente fare determinate scelte, alcuni eventi ci spingono a credere che sia inutile continuare a camminare, alcuni fallimenti vorrebbero convincerci che ciò su cui abbiamo scommesso la nostra vita, non ne vale più la pena o che siamo noi ad essere sbagliati o inadeguati! Ma la voce dell’angelo, come alle donne, si rivolge a noi dicendoci: non è qui… non è in questo modo di pensare… è più avanti… più in là… Coraggio!!!

Il Signore è presente e vivente nella nostra vita ma al tempo stesso sembra dirci che ci attende qualche metro più avanti di dove siamo. Non dobbiamo allora aver paura di osare qualche passo… qualsiasi esso sia. Non dobbiamo temere allora di osare la vita! Non dobbiamo farci bloccare dalla paura.

Come le donne, anche se intimoriti o spaventati, dobbiamo riprendere il cammino!

È questo il grido che risuona nel cuore di questa notte! E se a questo grido dei brividi corrono per tutto il nostro corpo, se sentiamo l’adrenalina circolare in noi, se sentiamo il fiato corto e se il nostro cuore batte a mille… forse è segno che stiamo entrando con il Signore nella Pasqua che è la nostra, stiamo osando uno sbilanciamento per accogliere la vita che il Signore ha preparato e che vuole donarci!

In questa santa veglia in cui cantiamo la risurrezione di Gesù, la sua vittoria sul peccato e su ogni morte, chiediamo allora la grazia di essere uomini “sbilanciati”, “abbandonati”, che non temono di seguire le orme del Risorto che ci precede in ogni istante della nostra vita!

Fr. Emanuele

    



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