Omelia per i funerali di Gioele Fortina - 25 luglio 2025
Caro Giò
Quest’oggi siamo tutti riuniti attorno a Gesù… forse uno
strano modo di ritrovarci insieme… ma che ci riporta all’essenzialità delle
cose. Non importa dove siamo, con chi siamo. Ma il nostro luogo dell’incontro, il
nostro luogo della comunione quella vera e autentica è e sarà sempre Dio. Nel Suo
Cuore e nel Suo Abbraccio ci ritroviamo!
Ci troviamo ora insieme a nutrirci di una Parola e ci fermiamo un momento per lasciarla risuonare nel nostro cuore, un po' come hai fatto con noi nel tempo che hai condiviso tra le mura di questo monastero, soprattutto con i fratelli del noviziato condividendo ciò che il Vangelo risuonava nella tua vita. E ora ci piace dialogare con te attorno a questa Parola… ti chiediamo di aiutarci a comprenderla, ti chiediamo spezzarci il Pane di questa Parola attraverso l’esperienza della tua vita.
Quella che abbiamo ascoltato (Lc 15) è una Parola che tu stesso ci hai consegnato, congedandoti da noi in dicembre scorso. Era infatti il 13 o 14 dicembre quando ci siamo ritrovati nel mio ufficio a condividere quanto avevi vissuto nei mesi passati qui nella valle dell’Infernotto, nel tempo tra l’esperienza a Betania e le mura del monastero. E rivedevi descritto bene il tuo cammino nella parabola del Figlio Prodigo. Mi dicevi – e continui a dirci oggi qui - che avevi ritrovato la via di casa e che questa casa per te aveva un centro.
Mi aveva colpito la forza con la quale, verso la fine del
tuo soggiorno qui, avevi ricompreso che il tuo Centro era Cristo! Ti era oramai
chiaro… non avevi dubbi, anche se eri consapevole che questa certezza non era
la fine della tua ricerca… piuttosto il FINE di questa tua ricerca. Per dirla
con Agostino cercavi Dio per trovarlo perché
trovandolo lo cercassi ancora!
Forse tutto non ti era ancora chiaro… ma le domande che abitavi
avevano come riferimento questo centro. Dove Cristo si sarebbe fatto trovare, tu
lo avresti raggiunto. Come Giobbe sapevi che lo avresti veduto, lo avresti
incontrato, ma la tua ricerca rimaneva aperta.
Mi dicevi però che era stato comunque necessario prendere distanza da quella casa nella quale forse percepivi troppo rumore che ti impediva di ascoltare la vera Voce. Hai ragione! Nelle nostre vite, nelle nostre assemblee c’è troppo rumore, troppe parole che piuttosto che rivelare il Volto del Padre lo nascondono, lo deformano.
“Era necessario mi allontanassi” mi avevi detto. Non so bene
con esattezza quale sia stato il tuo cammino fino ai tuoi vent’anni. Ma non mi sembra
di sbagliarmi nel dire che hai girovagato, non per perderti dietro a cose che
distraggono, ma con lo sguardo curioso di chi interroga la vita cercando un
approdo sicuro.
Hai girovagato… e forse molti di noi ti ricordano con quegli
occhi sgranati, curiosi della vita. Forse molti di noi ti ricordano con i piedi
scalzi che dicevano voglia di libertà e senso di sacralità nell’entrare in ogni
forma di realtà che conoscevi. C’era per te del sacro ovunque tu camminavi,
qualunque realtà tu incontravi.
Perché pensare al figlio prodigo sempre e solo come il figlio sbandato che conduce una vita dissoluta? Forse era semplicemente il figlio che non si accontentava di rimanere nella comodità di una casa sicura forse senza neppure interessarsi della Vita che circolava in quella dimora… rimanendovi senza neppure rendersi conto che in quella casa c’era il pasto della festa, come il figlio maggiore paralizzato dalla paura di intraprendere un cammino.
“Era necessario!”… era necessario intraprendere dei viaggi,
mettersi alla ricerca di Dio nelle pieghe dell’umano. Eppure in un momento, una
consapevolezza. “è necessario viaggiare… ma è anche necessario fermarsi”. Mi aveva
colpito la tua richiesta alla fine dell’esperienza di Betania: fermarsi un
tempo tra le mura del monastero. In settembre, quando confermavi questo
desiderio usavi questa bella espressione:
pianifico un po' i prossimi tempi con l’ascolto e l’osservazione di una rondine che cerca il sottotetto giusto per il suo nido… sento che è un momento per me in cui qualcosa può nascere e il fermarmi nell’avere un tempo scandito è un lusso che non provo da tempo.
Ti sei fermato, come un “passero
che trova una casa, come una rondine il suo nido” con la necessità e l’urgenza
di fare silenzio. Un silenzio profondo che hai sperimentato in tutta la sua
forza e che ti ha spogliato progressivamente, riportandoti all’essenziale.
Silenzio a volte scomodo e duro… in quei due mesi. Duro come lo è stato per il
figlio minore della parabola… perché chiedeva di fare i conti con verità che abitano
nel cuore di tutti… verità che facciamo fatica a vedere. Ma non ti sei
sottratto! Anzi ti sei lasciato
spogliare, ti sei lasciato mettere a nudo. Anche i tuoi capelli rasta sono
caduti!
Hai mollato la presa anche rispetto alle tue convinzioni più
profonde e sei rimasto nudo nel cuore del deserto, nel cuore di una notte.
Ma forse grazie a quel “mollare la presa”, grazie a quella
misteriosa nudità, percepivi con maggior sensibilità il calore dei fuochi che
ti avevano scaldato la vita e continuavano a scaldarti.
Come nella Parabola, hai desiderato ritornare con la memoria
sotto quello sguardo di Dio che in fondo ti affascinava. Mi è rimasta impressa
l’immagine del tuo girovagare tra i corridoi del monastero con la Bibbia sotto
braccio… ti sei messo seriamente alla scuola del Vangelo!
Ma anche altri fuochi riconoscevi come porti sicuri… e
sicuramente quello della tua famiglia nella quale hai respirato ciò che oggi tu
sei, dove hai intravvisto il Volto di Dio che ora tu contempli!
Mi ricordo parole tenere e riconoscenti nei confronti di
mamma Chiara e papà Teo. Ed anche la premura nei confronti delle tue sorelle Gloria,
Marta e di tuo fratello Marco, sentendo tutta la responsabilità di fratello
maggiore… e mi ricordo che temevi le arrabbiature delle tue sorelle quando hai
comunicato che saresti rimasto un mese in più in monastero.
Hai visto avanti a te nuovi orizzonti… o meglio una nuova
consapevolezza… e come il Figlio della parabola, ti sei alzato! Hai ripreso il
cammino di ricerca, ma consapevole della “casa”: il cuore del Padre!
Nel deserto di questa valle, nel silenzio del tuo soggiorno tra noi, hai intravisto bagliori di eternità, pur continuando ad abitare le tue domande.
Ce lo scrivevi nella lettera con la quale ci hai salutato.
Mi piace rileggere qui una frase. Mi sembra possa racchiudere la parabola del tuo
cammino, quella del cammino del figlio prodigo… e sento sia invito e
incoraggiamento che ci consegni a ciascuno di noi:
“Mi sono
fatto silenzioso CACCIATORE DI SILENZI
e ho
imparato che il “VERO” SILENZIO è una frusta che AFFONDA NELLA CARNE,
alla
ricerca di una profondità in cui, SOLO MOLLANDO LA PRESA,
si possono
INTRAVVEDERE bagliori di ETERNITA’.”
Caro Gioele, ora che contempli nella pienezza questa Eternità di cui ne intravvedevi i bagliori pochi mesi fa, ora che scalzo entri nella terra sacra del Cuore di Dio, sussurra parole di bontà presso il Padre per tutti coloro che oggi ti ricordano e per tutti coloro che hai incontrato lungo il cammino. Noi continueremo a ricordarti nello sguardo di un bambino, nel sorriso di chi si lascia sorprendere, in coloro che si appassionano per un mondo “non violento”, ogni volta che cammineremo scalzi per casa o nella natura, nel profumo della lavanda. E nel contemplare il volto di quel Padre misericordioso che ci accoglie tra le Sue braccia, tu sarai lì con noi! Tu che dalle braccia del Padre sei accolto, tu che dalle braccia del Padre sei sostenuto. Ci ritroveremo insieme! Sì… ci ritroveremo insieme lì dove tu ci hai preceduto a contemplare il volto di Colui che ciascuno di noi cerca, il volto di Colui che il nostro cuore desidera… consapevolmente o inconsapevolmente!
Grazie Gio, ti ricordo da piccolo e poi teen ager mq sempre nell'amore puro, concreto, gioioso verso tutti...i tuoi occhi sin da piccolo riflettevano il cielo perché tu il Cielo lo contemplavi dentro di te
RispondiEliminaQuanta sapienza nelle tue parole, quanta gioia nel tuo sorriso. Vola in Alto e veglia ....
RispondiEliminaAnche il Silenzio ha i suoi rumore:
RispondiEliminail battito del cuore che scandisce i ritmi della vita;
Il respiro che dona vitalità al corpo;
Il sussulto delle emozioni più profonde.
Corpo, Spirito e Anima.
Tre semplici rumori che non disturbano la quiete del silenzio ma esaltano l’opera di Dio Padre in noi.
Ruggero