L'omelia di P.Cesare

Omelia di P. Cesare (10/11/2019 Dom XXXIII T.O. Anno C)

Con la fine dell’Anno liturgico siamo invitati dalla Parola di Dio, che la Chiesa ci offre, a pensare
alla nostra vita, non solo sul piano morale, ma anche e soprattutto su quello esistenziale.

I toni apocalittici dei testi che sono stati letti non devono confonderci e tanto meno spaventarci; è un
modo, invece, del Signore per farci essere attenti alla nostra vita. Prendiamo i segni che il Signore ci
dà per discernere i segni della “fine e del fine della nostra esistenza”.

Sono cose che purtroppo avvengono quotidianamente: guerre, epidemie, terremoti, carestie e soprattutto la continua persecuzione che i nostri fratelli cristiani sparsi in tutto il mondo subiscono. Sottolineando il dramma della vita umana, il Signore non vuole farci paura per poterci dominare, come usano fare i tiranni, soprattutto coloro che esercitano una tirannia psicologica, anche in campo religioso, ma, facendoci prendere coscienza della durezza della vita in un mondo in cui ha dominato il peccato e la morte, sua conseguenza, vuole che i suoi discepoli abbiano fiducia in lui. “Non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine”. Dio non è un Dio della paura, ma della fiducia e la storia, con i suoi alti e bassi, con i suoi aspetti belli e quelli terrorizzanti, è il luogo in cui il discepolo di Gesù mostra la sua fede: Avrete allora occasione di dare testimonianza.

Non abbiate paura, io ho vinto il mondo, dirà Gesù prima di congedarsi dai suoi per andare verso la
croce e il compimento della sua missione di Redentore. C’è, dunque, una testimonianza nella carità
(Da questo tutti vi riconosceranno come miei discepoli, dall’amore che avrete gli verso gli altri) e
un’altra nella fiducia: il Signore è con noi, misericordioso e Dio di tenerezza; e per coloro che lo
amano fa volgere tutto in bene.

La sua promessa infatti è: “Io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere”. È anche il messaggio che troviamo nel profeta Malachia: “Per voi, che avete timore del mio nome, sorgerà con raggi benefici il sole di giustizia”. Tutto converge in un insegnamento a guardare la storia con fiducia. Non viviamo in una storia eterna senza cambiamenti, ma in uno svolgersi faticoso, di cui sappiamo poco o nulla, in un parto della vita, che comporta tutti i rischi e i dolori, ma anche le sorprese e le gioie.

Questa nascita avviene nella guerra di liberazione che il Signore conduce in nostro favore, a volte
combattendo contro un nostro istintivo desiderio di male, tanto che lo sentiamo come nemico
mentre interviene per liberarci. Ancora Malachia, ci dice : “tutti i superbi e tutti coloro che
commettono ingiustizia saranno come paglia; quel giorno, venendo, li brucerà fino a non lasciar
loro né radice né germoglio”. Impariamo a leggere sempre il Vangelo come una sorgente di
speranza e di parole che danno vigore e consolazione.

Il punto centrale è sempre la salvezza che il Signore ci ha procurato morendo per noi sulla Croce e distruggendo, come dice San Paolo, il nostro debito, distruggendo quindi, subendolo in modo atroce su di sé, il Male che ci ferisce continuamente. Sembra che usi il fuoco, che a noi fa paura, per purificare la sua terra, ma non è un fuoco che sterilizza, ma che permette alla vita di crescere e fiorire, libera dai rovi dell’egoismo, dell’avarizia, della violenza, e di tutto ciò che ci rende dissimili dall’Immagine del Padre che Lui è venuto a restaurare.

In fondo anche San Paolo nella lettura odierna ci spinge a entrare nella Storia in modo attivo e non
lasciandoci trascinare oziosamente come una foglia secca in un rigagnolo d’acqua. Il dovere del
lavoro non si fonda sull’interesse che esso può procurarci, ma sul bene che possiamo procurare agli
altri, soprattutto migliorando il mondo anche se solo agendo su delle cose minime. Il contrario,

secondo Paolo, è una vita disordinata, cioè che non contribuisce alla crescita del Bene e non solo
del benessere, a cui tutti aspirano, ma anche del bene del vivere comune, dalla politica
all’economia, dall’istruzione all’artigianato, dalla produzione di beni utili alla capacità di dialogo e
di conversazione. Nella misura in cui tutti siamo attenti e pronti a questo Bene comune,
risponderemo all’incoraggiamento del Signore: “Avrete allora occasione di dare testimonianza.”
Non è un compito che sorpassa le nostre forze, anche se ci può sembrare una lotta contro tutto e
tutti: “Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e
sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere.”

 Il Signore non ci ha promesso una vita facile, ma la sua protezione, la sua presenza, la sua forza, nonostante tutto. Il colore può sembrare troppo scuro e violento: “Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita”. La parola finale, per coloro che rimangono incrollabili nella fiducia è una parola di salvezza e di vittoria. Il Signore si manifesterà non con grandi segni, ma, come ha sempre fatto nella storia della Chiesa, nella forza dei suoi testimoni, che chiamiamo “martiri” e che hanno aperto e
continuano ad aprire la strada della vittoria e della salvezza, del Paradiso, nella terra sconvolta da
cataclismi di vario genere.

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