Omelia per la Solennità dell'Assunzione di Maria (15 agosto 2024)
Vergine bella, che di
sol vestita,
coronata di stelle, al
Sommo Sole
piacesti sì che in te
sua Luce ascose
Con questi versi Francesco Petrarca inizia
la sua Canzone dedicata alla Vergine, e anche se non uguaglia come bellezza la
prima terzina della preghiera alla Vergine di Dante, è sempre elegante nello
stile e concentra diverse immagini tratte dalla scrittura e dalla teologia del
suo tempo. Mi sembra bello cominciare quest’omelia per la Vergine assunta in
cielo commentando questi versi. Innanzitutto Maria è vergine ed è bella: è il
capolavoro della creazione ed è la speranza di tutti gli uomini dopo il peccato
originale. Nella chiesa della mia parrocchia d’origine vi è una tela
raffigurante la maledizione del serpente (raffigurato con una testa umana) dopo
il peccato originale. Adamo ed Eva sono seduti in disparte e con espressione
triste, Dio è raffigurato in tutta la sua maestà mentre rimprovera il serpente, ma la sua mano
indica il cielo, dove, in una tinta sfumata ma ben riconoscibile è dipinta
l’Immacolata. Dio la indica come segno di speranza della vittoria contro il
male e come ancora di salvezza e rifugio dei peccatori.
“Coronata di stelle”: è evidente il
riferimento alla Donna vestita di sole dell’Apocalisse, che rappresenta sia la
Vergine Maria che la Chiesa nella loro funzione materna verso il Capo, l’una, e
verso l’insieme dei credenti l’altra:
“Al sommo Sole piacesti sì che in te sua
luce ascose”. Come non pensare allo stemma del nostro monastero: la sagoma
della Vergine che porta un sole nel grembo, e i cui raggi escono dalla forma di
Maria per irradiarsi all’intorno. Mi viene in mente la stupenda riflessione di
S. Amedeo di Losanna in una delle sue otto omelie mariane: “come hai potuto o
Maria ospitare nel tuo grembo un Dio senza essere consumata dalla sua potenza e
dalla sua santità? E’ evidente che l’umanità di Cristo che in te si formava ha
fatto da “schermo” al tuo essere perché non venisse distrutto”, visto che nel
primo testamento anche chi toccava anche solo per sbaglio l’Arca di Dio moriva
all’istante
Ma nella solennità odierna contempliamo la
luce di questo sole che non solo non distrugge il Corpo di Maria, ma lo
permea lo trasforma a immagine del
Risorto, e la sua luce che splende in ogni battezzato viene riflessa su tutta
la Chiesa non sola da Cristo, vero Sole, ma anche da Colei che giustamente è
invocata come Madre di Dio e madre della Chiesa.
In effetti tutti i misteri di Cristo che
ci portano la Salvezza si riflettono sempre anche nella sua Santissima Madre.
Già nella creazione viene indicata come strumento attraverso il quale Dio
rigenererà l’universo e sconfiggerà l’avversario “porrò inimicizia tra la donna
e il serpente, tra la tua stirpe e la sua stirpe, essa ti schiaccerà la testa e
tu le insidierai il calcagno”. E’ superfluo qui ricordare il ruolo fondamentale
di Maria nel mistero dell’Incarnazione del Verbo e la sua cura materna verso il
Figlio dell’Altissimo negli anni della sua vita nascosta a Nazareth. Senza
dubbio tutti riconosciamo in Lei anche
la prima e la più eccellente dei discepoli alla sequela di Cristo nella sua
vita pubblica. Nessuno come Lei ha partecipato alla passione morte e
risurrezione del Suo divin Figlio, e la Scrittura ci ricorda che dopo la
resurrezione era sempre in preghiera con la comunità apostolica nell’attesa
della pentecoste, giorno nel quale ella diventa non solo la Madre del Capo. ma
anche del Corpo della Chiesa: madre di tutti noi. Sorella più che regina e
rifugio di noi peccatori. Se è così non poteva non essere che anche
l’Ascensione di Cristo fosse completata nell’Assunzione di Maria nella totalità
della pienezza del suo essere: è il mistero che contempliamo oggi. E se
facciamo attenzione bene, questo parallelismo tra Cristo è Maria è contenuto
costituisce il solido supporto teologica alla semplice e popolare preghiera del
Rosario, attraverso la quale anche le persone più semplici arrivano a intuire i
grandi misteri della nostra fede e della nostra salvezza.
MA la solennità di oggi ci illumina anche
su altri aspetti: non solo contempliamo Maria nella sublimità della sua
bellezza e perfezione glorificata in anima e corpo, ma anche sperimentiamo in
Lei la coerenza del mistero della salvezza e della volontà di Dio di rigenerare
tutti gli uomini e tutto l’universo a immagine del Suo Figlio Risorto. E’ come
se Dio, nell’Assunta ci dicesse che vuole operare in noi quanto ha operato in
lei, e ce la mettesse davanti non solo come modello da imitare, ma anche come
caparra della nostra rigenerazione per la vita eterna. Potremmo pensare che
Cristo è risorto anche perché era Dio … ma in Maria: una di noi, perfetta
certo, ma sempre creatura, la stessa salvezza giunge a compimento e accende ola
speranza che dove e come è Lei così saremo anche noi. Ecco perché l’ordine
cistercense ha nell’Assunta la sua Patrona principale: lei è la meta cui tende
tutto il cammino monastico della conversione continua, e la madre che
accompagna e che sostiene in tutti i momenti luminosi e bui in cui matura la
fede e la santità di ciascuno, è la stella che orienta la nostra barca anche se
solca un mare in tempesta. Guardando a Lei contempliamo il nostro destino di
vita e di pace eterna. E allora seguiamo l’invito di S. Bernardo”Respice
stellam, voca Mariam!” “Guarda la Stella, invoca Maria”.
Commenti
Posta un commento