Omelia per la V domenica di Quaresima (6 aprile 2025)
Il
brano evangelico di oggi ci fornisce grandi spunti di riflessione: balza subito
agli occhi la malvagità di coloro che portano a Gesù l’adultera per tendergli
un tranello estremamente sofisticato e pieno di malvagità: La donna è stata
sorpresa in flagrante adulterio e glie la portano davanti perché lui la
giudichi; se l’assolve va contro la legge di Mosé che prescrive la lapidazione
per questo tipo di colpa. Se la condanna scredita la sua misericordia e quella
del Padre che Egli predica con decisione e come medico che è venuto a curare i
malati e a chiamare i peccatori. Possiamo subito chiederci: noi come avremmo
agito in questa situazione? Sicuramente ci saremmo impauriti per il frastuono
degli accusatori suscitato dal loro falso zelo fanatico, e avremmo dato una
sentenza in fretta più per trarci d’impaccio che per amore della verità o della
misericordia.
Ma Gesù legge nel cuore delle persone e non
cade nel tranello. Possiamo subito notare negli accusatori un’intenzione
malvagia del cuore, mascherata dalla loro ipocrisia di “osservanti della
Legge”: hanno già giudicato e condannato la donna, la strumentalizzano per
avere pretesti contro Gesù e per accusarlo e condannarlo, a loro non interessa
una sentenza giusta o la ricerca della verità nell’interpretazione della legge:
vogliono solo togliere di mezzo Gesù e la sua predicazione, che più volte ha
smascherato le loro cattive intenzioni e il loro cuore malvagio.
La cosa sorprendente è la sovrana padronanza
di sé che Gesù dimostra in questa situazione. Non si cura di loro, né dal loro
trambusto fanatico. Non si lascia travolgere dalla situazione, prende tempo,
scrive per terra. Papa Francesco nelle “Misericordia et Misera” dice che questo
silenzio è l’opportunità che Gesù offre agli accusatori perché si guardino
dentro e si pentano delle cattive intenzioni del loro cuore, sia nei confronti
dell’adultera che nei confronti di Gesù. Proprio per la sua padronanza di sé e
della situazione il Signore dice solo una frase che mette gli accusatori di
fronte a se stessi e salva la donna dandole lo stimolo e la speranza perché
inizi una vita nuova, libera dal peccato e piena di bene. Si può citare a
commento una frase della prima lettura: “Ecco, io faccio una cosa nuova,
proprio ora germoglia, non ve ne accorgete!” Sembra di vedere fisicamente le
pietre cadere dalla mani degli accusatori, e il loro andarsene, pieni di
vergogna, incominciando dai più vecchi. Gesù con quella frase ha sconvolto i
loro cuori: nessuno è senza peccato, quindi non ci si può arrogare il diritto
di giudicare, o peggio, condannare gli altri. Solo Dio conosce i cuori, ma Egli
è pieno di tenerezza e di misericordia, e non vuole la morte del peccatore, ma
che si converta e viva.
E
questa frase oggi è rivolta a noi, alla fine di questa quaresima che dovrebbe
averci visto avanzare nella purificazione dei nostri cuori dal peccato e da
ogni intenzione cattiva: “chi di voi è senza peccato scagli la prima pietra
contro di lei”, insieme all’altra, detta alla donna: “Neanch’io ti condanno, va
in pace e non peccare più.”
Il vangelo di oggi ci insegna molte cose:
prima di tutto a non giudicare per non essere giudicati, perché con la misura
con cui misuriamo saremo misurati: quindi ci conviene essere ricchi di
misericordia verso gli altri se vogliamo ottenere per noi misericordia. Poi ci
invita a purificare le intenzioni che stanno sotto le nostre parole e le nostre
azioni, ad avere un cuore sempre più puro e a sentirci sempre sotto lo sguardo
di Dio, che non guarda l’apparenza ma che scruta i cuori e conosce i nostri
pensieri. A imitare, infine, il perfetto dominio di sé che Gesù dimostra nel
vangelo, e ad applicarlo in tutte le circostanze che la vita ci presenta, non
cedendo all’istintività, all’ansia e alla paura, ma prendendo tempo e dando
tempo perché sia noi che gli altri possiamo rientrare in noi stessi ed
accorgerci dei nostri sentimenti e atteggiamenti sbagliati, e frenarli, finché
siamo in tempo. Dio agisce così con noi, lo dice chiaro la Regola di S.
Benedetto “chi sa se il tempo che ti è dato non sia una possibilità che Dio ti
dona per convertirti”, e la parabola del Padre misericordioso che abbiamo
meditato domenica scorsa è un ottimo sfondo per magnificare questa pazienza e questa
infinita misericordia del nostro Padre celeste, che si riflette mirabilmente
nella persona del Figlio proprio nel brano di vangelo che abbiamo appena
ascoltato.
Guardando a Gesù giusto e misericordioso
verso tutti, anche di fronte agli accusatori della donna, anche di fronte ai
suoi crocifissori, non possiamo non dire insieme a S. Paolo, come abbiamo
sentito nella seconda lettura: “… anch’io sono stato conquistato da Cristo, … e
dimentico del passato e proteso verso il futuro corro verso la meta per
arrivare al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù”.
Lasciamoci anche noi “conquistare da Cristo”: moriamo all’uomo vecchio per
risorgere in Cristo a vita nuova, assumendo i suoi stessi sentimenti e i suoi
stessi atteggiamenti, moriamo con Lui per risorgere in Lui a vita nuova, e sarà
Pasqua, non solo fra quindici giorni, ma tutti i giorni della nostra vita.
Fr Gabriele
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