Omelia solennità dell'Immacolata concezione (8 Dicembre 2019)

Omelia solennità dell'Immacolata concezione (8 Dicembre 2019)


La solennità dell’Immacolata, che oggi celebriamo, sembrerebbe essere una sosta che ci distoglie l’attenzione dal breve cammino di avvento, nel giorno in cui dovremmo celebrare la seconda domenica di avvento, nella quale avremmo ascoltato la voce di Giovanni Battista invitarci alla conversione per preparare la venuta del Signore.
La liturgia della parola di oggi però non si discosta tanto da questo invito… nel celebrare il mistero di Maria, preservata dal peccato originale, la parola di Dio ci invita a convertire il nostro modo di vedere la venuta di Dio ed il conseguente essere alla sua presenza.
Adamo dove sei? Abbiamo ascoltato nella prima lettura.
La domanda, istintivamente ci disturba. Una domanda provocatoria, che ai nostri orecchi risuona in modo negativo perché ci ricorda quella triste pagina della storia della salvezza nella quale si fa memoria della fragilità dell’uomo e del peccato delle origini: quando si fa festa, perché ricordare i momenti bui della nostra storia?
E nel giustapporre questa pagina della Bibbia con la pagina del Vangelo, che abbiamo ascoltato, ci sembrerebbe che la liturgia abbia lo scopo di proporci due modelli: il modello “buono” di Maria, e il modello “cattivo” di Adamo ed Eva. Maria la donna obbediente, mite, virtuosa a dispetto dei nostri progenitori Adamo ed Eva disobbedienti, ribelli, peccatori. Ma ridurre la Parola di Dio ad un insegnamento morale, forse colpevolizzante, non sarebbe ingiusto e molto riduttivo? Non sarebbe ridurre la “buona notizia” ad un manuale di galateo che rischia di starci stretto e di “diminuire” la vita anziché ridonarle quell’ampiezza infinita che ha?
Non fuggiamo allora da quella domanda provocatoria con cui si è aperta la liturgia della parola:
Adamo dove sei?
Nella nostra sensibilità questa domanda potrebbe risuonare come quella domanda che i nostri genitori ci facevano quando, avendo combinato qualche marachella, ci sottraevamo al loro sguardo.
Potrebbe richiamarci alla memoria quello sguardo arrabbiato, e quel tono di voce infastidito per degli sbagli nei quali eravamo caduti e di fronte ai quali chi ci voleva bene ci aveva messi in guardia.
Quella domanda, però, più che dire un “sentire” di Dio, interroga il “dove” del vagare dell’uomo. Dove sei? Dove, ma soprattutto, perché ti nascondi? Perché fuggi da un incontro? Di cosa ti vergogni? Perché ti sottrai dallo sguardo benevolo di Dio? perché ti sottrai all’amore del Padre?
In fondo tale domanda ci provoca ad una consapevolezza: quale idea ho di Dio?
La domanda di Dio è la manifestazione del cuore di un Padre che ama e che si rattrista nel vedere il figlio allontanarsi dalla sorgente dell’amore, del fuggire dalla fonte della vita.
Adamo fugge, si nasconde non perché teme Dio ma perché ha vergogna della sua nudità.
Si sottrae ad uno sguardo.
Forse abbiamo sperimentato la difficoltà di stare sotto uno sguardo… abbiamo gustato il piacere di stare sotto lo sguardo di chi ci ama, anche se questo ci rende vulnerabili. Abbiamo temuto stare sotto lo sguardo di chi ci interroga, abbiamo provato fastidio e insofferenza sotto lo sguardo di chi ci giudica. Ma a volte abbiamo fatica a restare persino sotto lo stesso nostro sguardo quando ci percepiamo mancanti, quando sperimentiamo di non essere all’altezza dell’immagine che abbiamo di noi, o quando ci scopriamo debitori dell’amore gratuito di chi ci vuol bene e non riusciamo a fare nulla per meritarlo… vorremmo scappare, vorremmo fuggire, vorremmo giustificarci, vorremmo negare… e lo facciamo, come lo fecero Adamo ed Eva.
Temiamo lo sguardo di Dio, critichiamo lo sguardo degli altri che giudicano, ma in fondo temiamo anche il nostro stesso sguardo, quando pensiamo che la verità su noi stessi sminuisca la nostra stessa dignità o la nostra stessa reputazione .
Maria, verso la quale i nostri occhi oggi sono rivolti come la prediletta e la prescelta da Dio, l’Immacolata, è colei che ci da un esempio che per la nostra esistenza è possibile imitare, perché non necessita “doni” speciali, ne grazie particolari.
Maria ci insegna a “stare” davanti a Dio… sotto il Suo sguardo.
Lei che si percepisce piccola e umile serva del Signore non vede in questa piccolezza un ostacolo che le impedisce il cammino, neppure una diminuzione della sua stessa umanità, ma anzi è ciò che le permette di stare. Ed è per questa stessa piccolezza che è esaltata da Dio.
Il candore di Maria, che per grazia lei ha ricevuto, ma che forse, con l’aiuto di Dio anche noi possiamo imitare, è il candore di chi in modo semplice e senza pretese, sta! … davanti a Dio, davanti agli altri e davanti a se stesso.
Non si vergogna di quello che è, di cosa riesce a raggiungere, di cosa non riesce a fare… è sbilanciata tutta verso Dio, è attratta e stupita solamente da quello sguardo benevolo del Padre nei suoi confronti e nei confronti dell’umanità che Egli vuol salvare. Essere davanti a Lui, questo solo le basta. Abbandonarsi a Lui, fidarsi di Lui, anche se non sa dove questo la porterà.
Adamo e Maria, entrambi sono cercati da Dio.
Ma davanti alla visita di Dio, Adamo si nasconde, Maria dice Eccomi.
In Lei si realizza nella pienezza quanto abbiamo ascoltato nella seconda lettura: in Cristo il Padre ci ha scelti per essere santi e immacolati di fronte a Lui nella carità. Di fronte a Lui: immacolati, direi “candidi”, innocenti, non perché puri, ma perché semplici. Davanti a Lui, davanti alla Sua luce anche le ombre della nostra vita sono rischiarate e si rivelano inconsistenti.
Essere davanti a Lui, così come si è, contenti perché si è davanti Lui, contenti per quello che si è, perché creature amate… e come Maria, la Vergine Immacolata, Santa e scelta per essere la Madre del Figlio di Dio, così anche noi sperimenteremo la fecondità delle nostre vite nell’essere semplicemente davanti a Lui: contemplando il Suo amore per noi, lasciando che sia Lui a condurci, le nostre vite sperimenteranno la fecondità dell’essere ad immagine di Gesù, rendendolo presente nei nostri atti, nelle nostre parole, nei nostri gesti. Come Maria, anche noi saremo resi capaci di generare una vita “divina”, una vita secondo Dio.
Maria, l’Immacolata, la Madre del nostro Signore ci sia guida da modello in questo nostro “stare”.
P. Emanuele

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