Omelia Santa Notte di Natale 25 Dicembre 2019

Come ogni anno ci ritroviamo nel cuore della notte per ascoltare la pagina evangelica di Luca che ci narra questo grande prodigio: il Figlio di Dio che si fa uomo per la nostra salvezza.
Un evento che ci viene raccontato nei dettagli e che ai nostri orecchi risuona familiare, carico di aspettative di buoni sentimenti che si spera di ritrovare davanti al presepe. Ci poniamo sempre davanti a queste rappresentazioni con stupore e ammirazione attendendo che il presepe ed il Natale confermi queste aspettative.
In fondo, nella nostra società, il Natale è una festa carica di attesa: per i credenti e per i non credenti.
C’è una atmosfera diversa che non lascia indifferenti e che - al di là dell’aspetto più superficialmente visibile o commerciale - attende che quei “buoni sentimenti” desiderati dal cuore di ogni uomo, prendano carne: desiderio di pace, di serenità, di amore, di reciprocità. Eppure la vita, così complessa e così agitata sembra divenire un ostacolo, e queste feste, più che una prospettiva di sguardo, sembrano proporre una evasione dalla realtà, solo per tirare il fiato, per poi reimmergersi nel caos della vita di tutti i giorni. Così si rischia che la celebrazione di questa festa diventi quasi più frustrante dell’ordinarietà dei giorni.
La vita non è sempre così lineare e semplice, la vita non è sempre rosea… non è difficile crederlo. È spesso contraddittoria, ci spiazza, ci provoca. Cerchiamo allora di sondarne le ragioni per cui il sentiero dei nostri giorni sia accidentato e proviamo a trovarne le colpe, additarne i responsabili, per giustificare le nostre fatiche e per cercare di trovare argomenti per dire che la vita è “sbagliata” a causa di tutto ciò che è attorno a noi.
Ma questa nostra vita non è “sbagliata”… questa vita, seppure nella sua complessità e contraddittorietà, è benedetta perché è abitata!
La pagina di Vangelo di San Luca ce lo ricorda. Non è la descrizione di una notte idilliaca… È la descrizione della complessità di una vita ordinaria.
C’è un sovrano, l’imperatore Cesare che con il suo censimento vuole mostrare tutta la sua potenza: sapere di quante braccia può contare per i propri eserciti e di quanti soldi potrebbe disporre nel richiedere le tasse. Uno spaccato di una vita politica che cerca di mantenere un equilibrio ed una pace, ma lo fa con la forza ed il controllo.
Vi è la situazione di mobilitazione di tutto un impero che provoca disagi, che rende molti “stranieri” nella propria terra, al punto che sia difficile pure trovare un luogo protetto che possa accogliere una donna al termine della sua gravidanza.
Vi è la narrazione della precarietà nella quale una nuova vita è accolta da persone che non hanno modi e mezzi per offrire una nascita più dignitosa al proprio figlio… potremmo dire oggi: nessuna assistenza sanitaria garantita, nessuna norma di igiene rispettata.
Vi è la descrizione di una società che sembra continuare a vivere nell’indifferenza della sorte di povera gente in cammino in terra non propria. La vita attorno sembra continuare come se nulla fosse.
Ma questa notte, questa realtà il cui contesto è contraddittorio, è complesso, forse addirittura ostile, è abitata volontariamente da una vita, quella del Figlio di Dio… quasi a dire con il profeta Zaccaria: “Rallegrati figlia di Sion, ecco che io vengo ad abitare in mezzo a te”! Dio ci dice: “io non ti abbandono, sono lì, anche se ti trovassi ai margini della vita, anche se ti sentissi scartato dal mondo”… un po’ come nostro presepe  qui a Pra ‘d Mill, quest’anno.
Egli ci raggiunge lì dove siamo e non c’è ostacolo, causato da altri o generato da noi, che possa essere impedimento ad una Sua venuta, ad una Sua presenza. Questa vita è benedetta in tutte le sue pieghe dalla presenza della Vita di Dio. Dio non è indifferente a ciò che viviamo, Dio si fa presente forse in modo discreto e fragile come quella piccola fiammella che brucia davanti al nostro presepe, fiamma accesa alla lampada della grotta di Betlemme.
Ma di questa Vita divina che abita le pieghe complesse della nostra vita se ne accorge solo chi è povero di cuore, chi non ha pregiudizi, chi non ha nulla da difendere, chi non ha nulla da pretendere, chi non ha nulla da perdere. Se ne accorge chi ha il coraggio di mettere in discussione anche le proprie convinzioni.
Nel Vangelo di questa notte, nessuno nella città si accorge di questo prodigioso parto ad eccezione dei pastori: coloro che erano ai margini della società, nei campi attorno a Betlemme.
Certo potremmo dire che essi hanno avuto la vita facile: a loro sono apparsi degli angeli! Ma forse l’evangelista, con questo evento prodigioso, vuole sottolineare che solamente questa povera gente fosse in grado di ricevere un annuncio, fosse capace di riconoscere nei panni di un bambino in una lercia mangiatoia i segni della presenza di Dio che si fa prossimo: essi lo riconoscono e così lo testimoniano!
Allora forse questo Natale, per noi, è anche un invito che il Signore ci rivolge: non solo di vedere la presenza di Dio, che si fa prossimo alle nostre povertà – consapevolezza ancora troppo egocentrica – ma un incoraggiamento ad avere un cuore da poveri in spirito, cuori aperti, liberi non impegnati a difendere i propri progetti, le proprie convinzioni, le proprie certezze, ma capaci di intendere il leggero soffio dello Spirito e di cogliere la novità di vita che lo Spirito stesso genera nella vita reale, nella vita così com’è.
Riconoscere la presenza di Dio, e testimoniarla attraverso la nostra stessa vita.
Dio è con noi e forse posso testimoniarlo avendo il coraggio di fare scelte che mi sembra il Signore voglia indicarmi, nel cambiare vita… .
Dio è con noi e forse lo posso testimoniare avendo il coraggio di vivere evangelicamente, fidandomi di Lui e operando perché il Suo Regno di Pace e di Giustizia possa crescere in me e attorno a me.
Dio è con noi e forse posso permettermi di mollare la presa sulla mia vita, non pretendendo di avere tutto sotto controllo, e concedendomi la libertà di fidarmi di Dio e di lasciarmi condurre da Lui.
Dio è con noi e forse posso renderlo visibile con coloro che attorno a me si trova in situazioni di bisogno e attende di vedere la prossimità di Dio mediata attraverso i miei gesti, le mie parole, la mia cura.
Dio è con noi e forse suggerisce nel cuore di ciascuno il modo per riconoscerlo e testimoniarlo nella propria vita.
Questo Natale allora sia occasione di contemplazione di un Dio che si fa povero per farsi a noi prossimo e per arricchirci della sua Vita Divina… e che questa Vita riempia i nostri cuori, riempia le nostre vite, e traspiri da tutti i nostri pori, perché attraverso il nostro vivere, il nostro parlare ed il nostro agire, giunga nei cuori assetati di chi ci sta intorno.
Buon Natale.
P Emanuele

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