L'omelia di P. Cesare


Omelia dell'Immacolata Concezione

Nell’orazione è stato detto: “O Padre, che nell'Immacolata Concezione della Vergine hai
preparato una degna dimora per il tuo Figlio”; il Padre ha dunque preparato la venuta del
Figlio con cura e in questo Avvento noi siamo chiamati a vegliare e a preparare anche noi
una degna dimora per il Figlio di Dio che per amore di noi sue creature ha voluto farsi uno
di noi e vivere la vita umana fino ad una morte tragica e dolorosa, in obbedienza al disegno
di amore del Padre.

Questi, infatti, vuole la nostra salvezza e gioia piena ed eterna.
Nella bella festa di oggi noi contempliamo questa opera di preparazione e ammiriamo la
Sapienza divina che in una donna giovane e umile ha preparato la nascita dell’umanità
nuova, quella a cui tutti siamo chiamati. Essere una umanità senza peccato, senza nessuna
complicità col Male, da cui quotidianamente Gesù ci fa chiedere di essere liberati con la
preghiera che ci ha insegnato.

E’ vero, noi non siamo stati concepiti senza quella distanza
dall’amore di Dio, che chiamiamo “peccato originale” e il volgerci verso Dio
nell’abbandono filiale e fiducioso, solo per amore, ci è difficile e ci chiede una lotta contro
noi stessi e non solo contro le tentazioni esterne; ma creando Maria il Signore ha dato a noi
tutti un luogo in cui vincere per essere accolti nella beata gloria della Trinità. San Paolo lo
dice con termini molto chiari: “Predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù
Cristo, secondo il disegno d’amore della sua volontà, a lode dello splendore della sua grazia,
di cui ci ha gratificati nel Figlio amato”. Maria è il primo oggetto di questa predestinazione
alla gloria, cioè alla perfetta unione con Dio, ma con lei tutta la Chiesa entra in questo
stupendo e consolante progetto.

Nella liturgia di oggi troviamo due dialoghi paralleli e opposti: due donne a cui Dio affida il
destino dell’umanità, due donne a cui è stata offerta la comunione divina: essere madri per
dare a Dio dei Figli a sua immagine e somiglianza. Alla prima è affidata tutta l’umanità, alla
seconda il Figlio unigenito di Dio. Mentre Eva guarda il proprio interesse e perde il senso
della comunione con Dio, Maria si lascia condurre, nell’obbedienza, al cuore di un progetto
che per lei resterà misterioso, pur coinvolgendola in tutti i momenti della sua vita. Sarà
condotta solo dall’obbedienza della fede e prenderà il posto di Eva diventando, sotto la
Croce, Madre di tutte le creature umane.

Il dialogo di Eva è tutto impregnato di una tentazione mascherata dalla falsità e proposta
come un bene, mettendo un sospetto sull’infinita bontà di Dio. Il dialogo di Maria è una
“Consolazione” nel vero senso di questa parola: comincia con l’invito a non temere cioè con
un invito alla fiducia, e conduce ad un pieno abbandono alla volontà di Dio, nell’oscurità del
“Come avverrà questo?”. L’obbedienza di Maria infatti non è passività, ma profondo
desiderio di collaborare con Dio, malgrado il fatto che la proposta fosse al di sopra della sua
possibilità di capire. “Avvenga per me secondo la tua parola”: è una accettazione serena del
rischio di accogliere la chiamata di Dio in tutte le circostanze della vita, piccole e grandi.

Maria non vuole crescere in potenza o prestigio, come Eva, non vuole imporre il suo
desiderio di vita; accoglie ciò che il Signore ha preparato per lei. Questo suo atteggiamento
ci fa comprendere la misteriosa e straordinaria parola dell’Angelo: “piena di Grazia”.

Annuncia un dono totalmente gratuito, un dono che precede, ma chiede anche una totale
adesione all’amore divino. La Grazia la si riceve e non possiamo ottenerla con i nostri sforzi
o abilità, e neanche con le buone opere, ma non ci chiede un cuore passivo e immobile:
corrispondere alla Grazia è il compito dell’uomo. Maria ci insegna, Lei che ha ricevuto
gratuitamente un dono immenso fin dall’inizio della sua esistenza, ad essere
immediatamente disponibili nella più totale fiducia. Anche se le proposte divine possono
essere molto misteriose e spesso anche turbare, la fiducia nella fedeltà del Dio amore è ciò
che deve prevalere. Il dialogo di Maria con l’Angelo Gabriele, che nell’Angelus quotidiano
la Chiesa ci insegna a meditare, è scuola di vita e forza del vero cammino, che conduce
certamente alla piena realizzazione del progetto divino, che è la nostra felicità.

Il mistero dell’Immacolata Concezione non deve trovarci scettici, come se noi, non essendo
senza peccato, non abbiamo nulla a che vedere. Per l’opera del Figlio di Maria e Figlio
unigenito di Dio, noi siamo stati salvati, strappati al peccato e alla morte che sembrano
dilagare e vincere nel mondo, e resi santi e immacolati alla presenza del Padre. Lungo tutta
la nostra vita la sfida, il compito, l’impegno è di rimanere tali. Certo non senza la Grazia,
ma neppure senza la nostra volontà e il nostro impegno. Il nostro cuore, in quanto centro
della nostra libertà e del nostro amore, non rimane indifferente, amorfo, o inutile, perché
come inizia il Cantico dei cantici: “Mi baci con i baci della sua bocca”, l’amore necessita
l’incontro e l’offerta di sé, come pure la risposta al torrente di amore che ci viene dal fianco
aperto del Cristo sulla croce.

Guardando Maria, l’Immacolata, noi vediamo la vittoria del Bene, che è il Signore, sul Male
e questo unicamente per noi e per la nostra salvezza.

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