Omelia per il giorno delle Ceneri - 5 marzo 2025



Inizia con questi quaranta giorni un cammino di conversione dimorando nella gioia di sapersi amati, salvati da Dio ed essendo invitati ad aderire a questo amore, a questa salvezza. Il primo riflesso è quello di pensare che il cammino di conversione sia il nostro: dobbiamo “ritornare”… ed è vero! c’è la nostra parte da fare! Ma le letture di questo giorno ci ricordano anche che, se c’è un cammino di conversione che ci appartiene, c’è anche un cammino di conversione che appartiene a Dio e che siamo chiamati a contemplare.

 Chissà che non cambi e si ravveda e lasci dietro a sé una benedizione.

C’è un cambiare nostro… ma c’è un cambiare di Dio. Dio, per amore, è disposto a cambiare ed andare alla ricerca della pecora perduta che siamo.  Non fa il prezioso… non rimane nella sua dimora, nell’alto dei cieli, ma tutta la storia della salvezza che contempliamo, specialmente in questo tempo privilegiato della quaresima ci ricorda che Egli è venuto a cercarci negli anfratti più sperduti dove per vergogna o paura ci siamo rintanati e continuiamo a farlo. C’è una gelosia divina che non si manifesta però con aggressività, ma nella compassione.

Il Signore si mostra geloso per la sua terra e si muove a compassione del suo popolo.

Che bello! Allora perché temere? Perché indugiare?

Se la conversione di Dio si mostra con la tenerezza della compassione di Dio, la nostra conversione deve manifestarsi nell’essere collaboratori di questa grazia. Ma in quale modo possiamo essere collaboratori di questa grazia? Il Vangelo ci ricorda tre vie tanto conosciute quanto perennemente dimenticate!

Innanzitutto la via della preghiera, del rapporto con Dio che deve ritrovare la via dell’interiorità, la via che permette di dimorare nel cuore, lì dove Dio abita e dove ci parla nel segreto. È nel silenzio, nell’interiorità e nella calma che possiamo cogliere il sussurro leggero della voce di Dio. Quale lentezza allora ci concediamo in questi 40 giorni?

C’è poi la via del digiuno, dell’essenzialità! Quando si intraprende un cammino c’è la necessità di alleggerire i nostri bagagli che appesantiscono e rendono faticosi i nostri passi. Ci sono tante cose che ci trasciniamo come fossero tante coperte di Linus - coperte che ci danno sicurezze - ma che invece si rivelano come zavorre, che appesantiscono il nostro quotidiano e ci scoraggiano nel cammino.  Quali pesi allora siamo disposti o dobbiamo avere il coraggio di abbandonare?

C’è infine la via della dimenticanza delle misure! Ci troviamo spesso ad essere degli esperti contabili nel misurare quanto abbiamo ricevuto o quanto abbiamo dato, fissando dei limiti oltre quali non andare o dei confini blindati nei quali vivere sereni, al di la del quale tutto può succedere senza che noi ce ne lasciamo coinvolgere, senza che ci lasciamo scalfire. Confini o limiti che più che darci serenità anestetizzano o ci giustificano dietro l’apparenza di una giustizia, che più che renderci uomini liberi, ci fa piombare nell’asfissia di una vita dai corti orizzonti. La vera giustizia che invece il Signore ci ricorda, quella che ci dona la pace è quella che vive della logica della compassione, quella che impariamo dal Padre e che non considera un tesoro geloso ciò che è e ciò che ha! Quanto siamo e quanto abbiamo non è a nostro uso esclusivo, ma è viatico per me e per i compagni di cammino che il Signore mette sulla mia strada. Allora in questo tempo favorevole che si apre davanti a noi, quale attenzione particolare devo avere per essere pronto alla condivisione?

Si apre davanti a noi un tempo di conversione nella lentezza, nella essenzialità e nella condivisione. In questo cammino ci attende il gusto della benedizione di un Dio che ha sempre compassione di noi!

 


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