Omelia Epifania (06/01/2022 - Anno C-)
Alzati!! È bello l’invito che la
Parola ci rivolge! Nel contemplare il mistero del Natale che è manifestato a
tutte le genti, l’invito è ad entrare nella speranza e a vivere da risorti! Si,
perché questo verbo è lo stesso con il quale ci viene annunciata la
risurrezione di Gesù. Noi siamo amati, siamo salvati e proprio per questo
possiamo permetterci di vivere dignitosamente il nostro stare in piedi!
Alzati! Alziamoci! Scrollandoci di dosso tutte quelle pesantezze
che rendono difficile il cammino e che rischiano di bloccare i nostri passi.
Di questi tempi tutti forse
potremmo avere motivo di piangerci addosso, dicendo che questa vita è
difficile, particolarmente di questi tempi. Tutto è faticoso, incerto e ci
vengono meno alcune delle sicurezze sulle quali fino ad ora ci eravamo
appoggiati. Aggressività, competitività, sospetti, maldicenze… sembrano farsi
strada.
Tutte cose che rischiano di
irrigidirci e farci vivere la paura delle incertezze. Non ci si sta comodi in
questo tempo e sembra che non possiamo farci nulla, perché non tutto dipende da
noi.
Ma in questa situazione un
mistero ci è dato nuovamente da contemplare: il mistero di un Dio che si fa
talmente vicino alle sorti dell’uomo da entrare nella storia dell’uomo, da
mescolarvisi, perché proprio in quella pasta che a noi può sembrare fermentata
e forse andata a male, Dio possa farsi incontrare e salvarci.
Io sono qui! Non ve ne accorgete? Io faccio ogni cosa nuova!!
Allora ecco l’invito che, nel
mostrarsi a tutte le genti - piccolo, indifeso e deposto in una stalla – a noi
oggi ci è rivolto! E mi sembra possiamo coglierlo da semplici parole e
dall’esperienza di alcuni.
Le parole le accogliamo dal
profeta Isaia:
Alzati, rivestiti di luce, perché viene la
tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te!
Alzati… innanzitutto! Alziamoci, appunto! Scrolliamoci di dosso o mettiamo
semplicemente per un momento “in pausa” il vortice di pensieri, ragionamenti e
paure, prospettive e programmi ragionati a tavolino e alziamoci… camminiamo in
avanti verso quei spiragli di luce e di vita che possiamo forse intravvedere
nell’orizzonte e proviamo a farlo insieme.
Saremmo tentati di dire che prima
di intraprendere un cammino dobbiamo mettere in ordine le nostre case,
preparare meticolosamente i bagagli… come
se per osare dei cammini bisogna che tutto quanto vissuto debba trovare uno
spazio dove possa essere ben incasellato. Ma forse questa è una tentazione che
blocca il cammino ed è illusorio… i cammini non cominciano quando tutta la vita
è in ordine, ma quando davanti a sé si aprono prospettive di senso!
E forse – sì! - quando cominciamo
a camminare e la vita più che apparire come qualcosa di ben ordinato - dove
tutto è a nostra disposizione o a portata di mano - sembra un caos allora lasciamoci
raggiungere dalla seconda parola di oggi che ci esorta: rivestiti di luce!
Le tenebre e le fitte nebbie non
bisogna “risolverle” ma “coprirle” con un manto di Luce, con la Gloria del
Signore che viene.
Più volte la Scrittura parla del
“coprire” come atto di massima carità. L’invito a rivestirci di luce è invito a
coprire con la luce divina anche le ombre che ci rattristano. Coprire con il
manto della luce divina è, per esempio, provare a benedire! Non è rimuovere le
difficoltà o le contraddizioni, o semplicemente spegnerle “soffocandole“, ma è provare
a rivestirle di un manto di luce per poterle guardare con lo sguardo di Dio che
ridimensiona ciò che è “vano”, ”vuoto” e mette in valore ciò che conta.
Allora quando proviamo a
rivestire di luce la nostra vita, quando cerchiamo di guardare con benevolenza
questa vita, quando osiamo il coraggio di muovere i passi incerti, anche quando
siamo stanchi, scopriamo che la Luce vera non è che viene ma è già lì ad
attenderci. Ci ha preceduto!
Mi piace allora rileggere anche
il viaggio dei magi come l’esperienza di chi ha accolto la provocazione di
Isaia.
All’apparire di una stella nel
cielo, si mettono in cammino nella notte per lasciarsi guidare da quella
flebile luce, da quella fragile speranza. Il loro camminare è accompagnato
dalla gioia che la speranza della Vita genera e non si lasciano sopraffare
dalla tristezza della fatica che devono affrontare. Tristi invece sono coloro
che – sebbene in attesa del messia – si spaventano della notizia. Forse
potremmo capire la paura di Erode a sentire la notizia della nascita di un Re,
di qualcuno che poteva scalzarlo via dai suoi palazzi, ma perché questo timore
si diffonde per tutta Gerusalemme?
Gli scribi e i sommi sacerdoti,
interrogati, rispondono con certezza che il luogo è Betlemme, ma allora perché
non si mettono in cammino anche loro? Tristezza e turbamento li bloccano: è
meglio delegare ad altri la ricerca attendendo segni più chiari, attendendo le
conferme di chi si avventura in percorsi ancora così incerti.
Forse anche loro come Erode, sperano
in un ritorno della carovana dei cercatori, ma il cammino di chi si mette sui
passi di Dio non prevede andate e ritorni… (per altre strade si ritorna alle
proprie case, ossia dopo l’incontro con Dio ritornare alla “vita ordinaria” è
sempre percorrere nuove strade). Non ci sono andate e ritorni si cammina solo
in un senso, non con la pretesa di riuscire, ma con la speranza e la fiducia
che Dio conduce i passi e che precede nel cammino osato… qualsiasi esso sia,
verso qualsiasi orizzonte si vada.
Come sarebbe a dire? Qualsiasi
cammino porta alla meta? Questo ci mette in confusione! Non c’è una via
“chiara”? forse no… Il Dio che si manifesta nella storia non abita un luogo
preciso e non priva della libertà dell’uomo con evidenze schiaccianti. Si
propone con la luce di una semplice stella, si confonde con la sete di senso di
ogni uomo… ma consegna solo una promessa: Il
Signore è vicino a quanti lo invocano, a quanti lo cercano con cuore sincero!
Non c’è situazione, persona,
contesto che, di per sé, possa risultare totalmente ostile o da ostacolo al
cuore dell’uomo che cerca Dio perché il Re-Bambino si servirà di ogni cosa per
manifestarsi nella vita di coloro che desiderano autenticamente un incontro con
Lui. Alziamoci e avanziamo con questa speranza! E rimettiamoci in cammino con
le parole di p. Turoldo che commentando questo vangelo scriveva:
I magi sono così simili a noi, cercatori a tentoni nella notte. Il loro
cammino è pieno di errori: giungono nella città sbagliata, perdono di vista la
stella, parlano del bambino con l’uccisore di bambini, cercano un re e trovano
un Dio. Ma il loro cammino è pieno dell’infinita pazienza di ricominciare, del
coraggio di non arrendersi mai, di continuare a “fissare gli abissi del cielo
fino a bruciarsi gli occhi del cuore”
P. Emanuele
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