Omelia della domenica Battesimo di Gesù (09/01/2022 - Anno C-)
La prima lettura ci mostra Dio che si
riconcilia col suo popolo: possiamo immaginarci questa folla di Israeliti che ricerca la salvezza e
il perdono dei peccati, e Dio che si compiace della loro conversione e perdona.
Viene prefigurato il Battista “voce che grida nel deserto: preparate la via al
Signore” e la realizzazione di tutto questo avviene pienamente nel Vangelo,
dove questa folla di peccatori cerca il perdono di Dio attraverso il Battesimo
di Giovanni: è il progetto di Dio per la salvezza di tutti che si realizza
pienamente attraverso Gesù Cristo, che, innocente, si associa ai peccatori e
santifica, entrandovi, quelle acque
nelle quali poi tutti siamo stati santificati. E’ l’inaugurazione ufficiale
della sua missione di “Agnello di Dio che prende su di sé i peccati del mondo”,
versando il suo sangue per purificarci e trasmetterci la sua stessa vita,
attraverso il suo sacrificio redentore e il dono dello Spirito Santo, che porta
a compimento e a perfezione la sua missione di salvezza. Il salmo 103, che abbiamo recitato tra una
lettura e l’altra sottolinea invece l’opera dello Spirito che rinnova creazione
e uomini quando si effonde si di essi: “Mandi il tuo Spirito sono creati e
rinnovi la faccia della terra”. Attraverso il Battesimo questo è avvenuto anche
per noi: siamo stati rinnovati, ricreati a immagine di Cristo, e come la
creazione dopo l’inverno siamo rinati dando una nuova primavera alla nostra
persona e di conseguenza alla faccia della terra.
Questo tema è ampiamente sviluppato nella
seconda lettura, dove S. Paolo scrive a Tito che “Dio ci ha salvati non in
virtù di opere da noi compiute, ma per sua misericordia mediante un lavacro di
rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito Santo effuso da Lui
abbondantemente su di noi per mezzo di Gesù Cristo, Salvatore nostro. Siamo
“Figli nel Figlio”. E questo per pura grazia e pura misericordia, senza alcun
merito da parte nostra. Tutto questo ci apre alla contemplazione dello sconfinato
amore di Dio per noi, amore che giunga a donare Suo Figlio mentre eravamo
ancora peccatori: il medico celeste si offre “Giusto per gli ingiusti”
superando in questo il Battesimo di Giovanni. Nel Vangelo abbiamo infatti la
spiegazione di questo mistero, proprio nelle parole del Battista “io vi
battezzo con acqua, ma viene uno più grande di me, Egli vi battezzerà in
Spirito Santo e fuoco”. Ritorna ancora la menzione dello Spirito Santo e del
Suo fuoco che purifica e che rinnova, e questo sotto la penna di S. Luca è un
chiaro rimando al dono dello Spirito effuso sugli apostoli e poi sui battezzati
il giorno di Pentecoste. Il Battesimo cristiano non è solo purificazione dal
peccato originale e da tutti i peccati commessi prima di riceverlo. E’ anche
partecipazione alla vita divina, all’eterno dialogo di amore della Santissima
Trinità, dialogo animato nel cuore di tutti dal fuoco pentecostale dello
Spirito Santo, come ben dice S. Elisabetta della Trinità: “O fuoco divorante,
Spirito d’amore, sopravvieni in me, perché si faccia nella mia anima come una
nuova incarnazione del Verbo, e io gli sia un’umanità in aggiunta in cui Egli
rinnovi il suo mistero. E tu, o Padre, chinati verso la tua piccola, povera
creatura, non veder in essa che il tuo Figlio diletto nel quale hai posto la
tua compiacenza”.
Nella seconda parte del Vangelo sembra che
Gesù solo faccia l’esperienza della teofania del Padre e della discesa dello
Spirito Santo. Gesù è in preghiera (Particolare solo di Luca) e sembra
descritto solo, e distante dalla folla degli altri battezzati. In realtà Egli
ci rappresenta tutti in quest’esperienza di Dio, perché su di lui avviene in
modo unico ed esemplare quanto avviene in noi dopo la nostra inserzione nel suo
Corpo Mistico mediante il Battesimo e la vita divina in esso ricevuta, che si
alimenta costantemente attraverso l’ascolto della Parola e la Comunione con Lui
e fra di noi del Sacramento dell’Eucaristia.
La particolarità dell’aver colto Gesù in
preghiera per prepararsi a questo evento ci dice inoltre che è necessario anche
per ciascuno di noi coltivare questo “intimo rapporto con Dio, questo frequente
dialogo da solo a solo con Colui da cui sappiamo di essere amati” come dice S.
Teresa d’Avila, per avere su di noi lo sguardo paterno di Dio e ricevere in noi
il dono dello Spirito che ci conforma a Cristo come figli nel Figlio
Dobbiamo essere consci del grande dono
ricevuto nel nostro Battesimo viverlo ogni giorno, anche nei pensieri e nella
azioni più banali ed ordinarie, unendoci attimo per attimo sempre più
strettamente a Cristo: morendo e risorgendo in Lui, e lasciandoci ricreare e
rinnovare dallo Spirito.
Allora ci sentiremo felici di essere sempre
sotto lo sguardo del Padre, e sentiremo ardente il desiderio di “vivre pour
faire plaisir au Bon Dieu”, come dice S. Teresa di Lisieux, passando dalla
logica del timore a quella dell’amore e così anche su di noi riecheggerà la
voce del Padre che dice a Gesù “Tu sei il mio Figlio diletto, in te ho posto la
mia compiacenza”!
Fr Gabriele
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