VITA DELL’ANIMA: UMILTÀ


 

VITA DELL’ANIMA: UMILTÀ

 La cultura contemporanea mette al primo posto l’individuo e le sue capacità esteriori e la velocità con cui si fa strada nella società anche sgomitando un po'. Per cui la parola umiltà stride un po' ai nostri orecchi moderni. Ma tra un’umiltà che consisterebbe a considerarsi sempre un po al di sotto degli altri e l'arroganza di chi ha sempre in tasca la soluzione ai problemi altrui, forse c’è posto per una via di mezzo.

               La parola umiltà viene dal latino humilitas da humus  che vuol dire terra, dunque ciò che è basso. La terra ci da una certa stabilità, ciò non vuol dire che il cristiano sia un uomo o una donna che si stima sempre un po' meno degli altri, che non ha fiducia nelle proprie capacità, nei propri talenti, nelle proprie risorse. Essere contenti di aver passato un buon esame, di aver vinto una gara, o di aver portato a termine la costruzione di una casa non sono affatto manifestazioni di orgoglio. Essere cristiano non vuol dire neanche che automaticamente sarò umile in tutto quel che faccio. Tuttavia, credere richiede una certa dose di umiltà. L’umiltà di fatti va di pari con la fede, che non è una teoria o un codice morale, ma l’incontro con una persona, la persona di Gesù Cristo. O meglio è lasciarsi avvicinare da Gesù come i discepoli di Emmaus. E la gioiosa esperienza di Gesù che trasforma la nostra vita e senza la quale non saremmo cristiani ma semplici soci dell’ennesimo club. L’umiltà poi va di pari anche con la carità, con l’amore. Credere nel Dio di Gesù, colui che trasforma la nostra vita, che ci apre gli occhi, gli orecchi, che libera in noi la parola, che ci apre un nuovo orizzonte, significa confessare i nostri limiti, confessare la nostra incapacità di amare veramente e in modo gratuito. Confessare che ogni credente a sua volta è amato da Dio e animato dal suo Spirito. Dunque in questo senso l’umiltà è necessaria già nelle relazioni familiari, a scuola, nell’organizzazione del lavoro, nella coppia come in comunità.

               Ad essere umili, come nelle altre virtù cristiane, non si riesce tutto d’un botto col battesimo o un altro sacramento come per magia. E un cammino, un processo di crescita e di conversione progressiva al quale si giunge mantenendo viva la relazione con Dio nella fede. Gesù ci invita a farci piccoli come i bambini e metterci alla sua scuola; la scuola del maestro “Mite ed Umile di cuore”( Matteo 11,29). Colui che non è soltanto uomo ma anche Dio e che si abbassa fino a lavare i piedi dei discepoli. E il Dio che si fa talmente come noi da assumere, abitare la condizione umana, che cammina con noi, che prende su di sé le nostre persone con le loro potenzialità, con le loro speranze con i loro progetti e pure le loro fatiche, le loro sofferenze, le loro fragilità. Che non solo non ci rinfaccia le nostre infedeltà, le nostre incoerenze, i nostri tradimenti ma viene proprio per guarirci da tutto ciò.

               Umiltà quindi dicevamo, deriva da humus, terra: ma è una terra che è chiamata a diventare cielo! In Gesù, Dio si abbassa fino a terra non per rimproverarci la nostra miseria ma per condurci ad un’autentica e salutare conoscenza di noi stessi che ci apre al cammino della vera umanizzazione. Come dice sant’ Agostino:” O uomo, riconosci di essere uomo; tutta la tua umiltà consiste nel conoscerti”

Fr Bernardo

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