Assunzione in cielo della Beata Vergine Maria 2021

 


Oggi l’Assunzione prende il posto della Domenica, ma possiamo dire che questa festa trova il suo posto nella Domenica, infatti San Paolo ci parla della Risurrezione di Cristo dai morti, primizia di coloro che sono morti e Maria, accolta nella Gloria divina con la sua anima e il suo corpo, con tutta la sua persona umana, è la prima dopo Cristo fra tutte le persone umane, a godere della pienezza della gioia, preparata e promessa a tutti noi.


L’orazione dell’inizio della Messa ci pone davanti alla chiamata contemplativa che riceviamo noi tutti battezzati: “Fa' che viviamo in questo mondo costantemente rivolti ai beni eterni, per condividere la stessa gloria” del tuo Figlio; mentre la prima lettura ci fa meditare sulla storia e il destino della Chiesa, di cui tutti siamo membra vive, pietre dell’edificio e solidali nel suo cammino verso la Terra promessa. 

Le figure dell’Apocalisse ci lasciano sempre un po’ scossi, ma ci permettono di entrare nel mistero della Chiesa, nostra Madre, che continua a partorire i Figli di Dio nella lotta e nella sofferenza, colpita da una persecuzione che nel corso di ventuno secoli non si è mai arrestata, neanche quando sembrava detenere lei stessa il potere. Ma proprio in questo attacco del Drago, sempre pronto a divorare i nuovi nati nella famiglia di Dio, noi sperimentiamo che abbiamo un difensore sempre vigilante e che ci salva per portarci là dove è andato a preparaci un posto.


Maria oggi ci dice che tutto ciò che sembra distruggere l’uomo, e lei sotto la croce l’ha sperimentato violentemente, se affidato alle mani del Padre, se vissuto in unione con Gesù, suo Figlio e nostro Redentore e fratello, è seme di gloria, di vita nella sua pienezza, di gioia rinnovata senza fine. È ciò che ci ha detto San Paolo: “Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e
Forza”; la lotta dell’Apocalisse conduce a questo trionfo. Il Drago rosso, che sembra distruggere tutto, che spazza le stelle del cielo, e vi possiamo vedere tutti i problemi della natura che ci opprimono, sarà vinto: il Figlio, Gesù, ma anche noi, saremo portati presso il Padre e alla fine tutti insieme canteremo: “Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo”; e Maria è la prima, la capo coro, colei che colma dello Spirito santo, piena di Grazia, ha ricevuto tutto il dono di Dio anche a nome nostro e ci insegna a a vivere in un perenne ringraziamento, una eucaristia unita a quella di suo Figlio, morto e risorto, come primogenito di una moltitudine.


Nel suo canto, così importante per noi, perché è un vero insegnamento su cosa sia una mentalità evangelica, lei ci mostra la forza dell’umiltà e il coraggio della povertà. Ci dice anche che queste due virtù non sono sorgente di tristezza e abbattimento, ma di gioia e di una gioia incontenibile. I doni dello Spirito conducono alla gioia e alla pace, ma anche alla chiarezza e sapienza nel giudicare
le cose del mondo. Da una parte infatti, Maria si stupisce dello sguardo che l’Onnipotente ha posato su di lei: come può infatti interessarsi a ogni più piccola creatura? Questo è qualcosa che non dobbiamo dimenticare: viviamo sotto lo sguardo di Dio e la nostra conversione non è solo quella di ricordarcelo, ma anche quella di avere noi stessi uno sguardo corretto su Dio. Il Vangelo, mostrandoci lo sguardo di Gesù, uguale al Padre, ci conduce a questa conversione. Il canto
comincia perciò con la meraviglia per uno scambio di sguardi: e sappiamo che, affinché ci sa vero amore, è importante sapersi guardare sul serio e non lasciare che i nostri occhi sorvolino l’altra persona. Non solo gli occhi di carne, ma gli occhi del cuore devono guardare e Dio ci guarda nella pienezza del suo amore infinito. In quello sguardo noi siamo chiamati alla vita. 

A Leopardi possiamo rubare una frase che detta sull’Infinito e sull’eterno, può ben aiutarci a comprendere quello sguardo: “il naufragar m'è dolce in questo mare”.

In questo sguardo Maria vede la realtà, l’inconsistenza delle glorie terrene, le vere priorità, ciò che sta a cuore al Creatore: i poveri sono saziati, i pensieri degli orgogliosi si disperdono come fumo al vento, mentre i potenti sono tali in modo solo passeggero: i loro troni sono rovesciati. Ma soprattutto Maria vede la fedeltà di Dio, che si è legato attraverso Abramo a
tutta la sua discendenza e in Gesù, discendenza di Abramo, a tutta l’umanità. Dio non dimentica e i nostri poveri corpi, chiamati al dissolversi, neppure loro saranno dimenticati: come il corpo di Maria, come il corpo della Chiesa, così i nostri poveri e umili corpi sono chiamati alla gloria, perché in essi abita Dio e ad essi, cioè a tutta la nostra persona l’Onnipotente Misericordioso si è legato per sempre.


Maria canta e l’anziana Elisabetta le fa eco: un salmo parla della sterile che diventa madre gioiosa di figli. Nulla è impossibile a Dio, neanche la nostra vita dopo la morte, come non lo è stata per sua Madre. Testimone di un amore umano di Dio: come poteva la Madre essere separata dal Figlio, lei che l’ha offerto al Padre sull’altare della Croce? Il Magnificat è la
profezia della salvezza, della Risurrezione di Gesù, dell’Assunzione di Maria, della nostra vita eterna.

P. Cesare

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