Omelia della domenica XVIII del T.O. (01/08/2021 - Anno B -)

 


Ci è dato un tempo per rinnovarci nello spirito della nostra mente e la Parola ci invita a rivestire l’uomo nuovo, a vivere secondo il progetto che Dio ha voluto.

E cogliamo questo invito dal Vangelo che in queste settimane ci accompagna: il Vangelo di Giovanni.

Nel cuore dell’estate la liturgia – interrompendo la lettura continua del vangelo di Marco -  ci consegna le belle pagine dell’evangelista Giovanni sul discorso di Gesù, Pane di Vita, che comincia con la moltiplicazione dei pani che abbiamo ascoltato domenica scorsa. Qui, come in un passo che precede di poco, sembra che Gesù voglia provocare i suoi interlocutori rispetto ad elementi di prima necessità di cui lui stesso per primo si dice bisognoso: l’acqua e il pane.

Qualche capitolo prima della pagina evangelica che abbiamo ascoltato oggi, al capitolo 4°, Gesù, stanco del viaggio,  chiede da bere ad una samaritana che incontra presso il pozzo di Sicar, e domenica scorsa abbiamo ascoltato il passo che ricorda la moltiplicazione dei pani e che comincia con una richiesta di Gesù ai discepoli: sembra che lui non abbia di che soddisfare le necessità proprie e quelle della gente.

Eppure le cose si ribaltano…  inoltrandosi in un dialogo che parte dalle necessità materiali per arrivare ai veri bisogni che abitano il cuore di ogni uomo, in ciascuno di questi episodi gli interlocutori di Gesù riconoscono nel Maestro qualcosa che va ben al di la delle necessità del momento: Egli solo ha un acqua ed un pane che sazia veramente e sia la samaritana che la folla lo pregano: dammi di quest’acqua, dacci sempre  questo pane!

Ma cosa può essere questo cibo e questa bevanda che il Signore vuole offrirci?

Nel metterci in ascolto del Vangelo di oggi dobbiamo tenere presente quanto raccontatoci domenica scorsa dall’evangelista Giovanni. Egli ci aveva riportato un dettaglio: dopo il miracolo della moltiplicazione dei pani vi è un resto di cibo, che Gesù invita a raccogliere. Mi piace pensare anche che questo cibo che avanza non sia semplicemente una colletta di resti oppure segno di una semplice abbondanza, ma sia piuttosto segno che questo pane possieda  un “sovrappiù”, una eccedenza custodita e nascosta in questo pane. Il pane che Gesù distribuisce alla folla è sovrabbondante, come la Vita che egli è venuto a portare.  Nel pane che Egli da c’è qualcosa che dura! C’è qualcosa di più! Forse quei pezzi avanzati dicono quel qualcosa di più che ognuno portava con se da quel semplice pane.

Il pane di cui si erano saziati era un pane diverso dal solito. Non solo della farina impastata e cotta. Conteneva questo “sovrappiù” che loro stessi non riuscivano a nominare: la bellezza della relazione... Un pane denso di vita, un pane condiviso, un pane che tesse e rinsalda una relazione con chi è la fonte della Vita, e un pane che tesse relazioni tra i membri della comunità che condivide questo cibo.  

Quando si condivide uno stesso pane, si esprime – certo - una relazione privilegiata tra chi dona il pane e chi lo riceve ma alla stessa mensa si scopre il piacere e lo stupore del legame che si genera anche tra gli stessi convitati. Tutti si diviene protagonisti di una esperienza comune.

Così è per quella folla che si era radunata attorno a Gesù. Gustano un pane, sono nutriti da una relazione nella quale è veicolato l’amore, e la fiducia, quella piena, quella che solo Dio può donare.

Ma proprio quando questa condivisione termina si accorgono di una mancanza: l’assenza di Gesù ma anche l’assenza dei discepoli, di una parte di quel corpo che la condivisione aveva costituito….

E quella folla si mette alla ricerca di Gesù e dei discepoli.

L’esperienza di quel “sovrappiù” dimora nel cuore di questa gente, ed è per questo che desiderano trovare Gesù, che cercano quasi di trattenerLo. “Quando sei venuto qua?”… come per dire di non scappare. È stato troppo bello per loro mangiare di quel pane e ne vorrebbero ancora. Ma Gesù cerca di accompagnarli ad andare al di la del semplice segno per intravvederne “Ciò” che in esso è contenuto. Vi è un cibo destinato a durare per la vita eterna, e questo cibo è Gesù stesso che si dona all’uomo. “Io sono il Pane della vita, chi viene a me non avrà fame, mai!”. Ed è questo “Cibo” che Gesù invita a cercare, per il quale invita a darsi da fare!

È il cibo della relazione con Dio, è il cibo della comunione con il Suo corpo – che è la comunità dei credenti -- che la folla sperimenta e che la folla desidera e in questa folla ci siamo anche noi. Abbiamo tutti fame e sete di Dio, fame e sete di comunione.

Una fame e sete che si sazia non tanto nell’evidente abbondanza di un nutrimento che deborda e che rischierebbe di essere sprecato, ma nella umile e discreta fedeltà di un nutrimento che il Signore elargisce giorno dopo giorno, secondo il bisogno di ciascuno, nella misura sufficiente… come la manna nel deserto. Un pane che richiede però che ogni giorno si esca dalla propria tenda per cercarlo e, riconosciuto, possa essere raccolto e lavorato perché ne divenga nutrimento. Dono della relazione con Dio e con i fratelli è qualcosa che va accolto, ma anche custodito e intrattenuto, nella fedeltà, bonificato da tutto quello che rischia di inquinare e minacciare questa relazione: la sfiducia, la tristezza, il sospetto…

Un salmo dice Il Signore è vicino a quanti lo invocano, a quanti lo cercano con cuore sincero.

Questa è la sua promessa e su questa parola deve comunque essere radicata la nostra fiducia. Il Signore lo incontreremo perché Egli si fa incontrare, senza alcuna mediazione o attraverso la mediazione di una comunità…  

Nutriti di questo pane e saziati di quest’acqua sapremo essere grati a Dio della vita che ci è donata in abbondanza – quella abbondanza sufficiente -  e nel credere in Colui che il Padre ha mandato sapremo anche noi compiere l’opera di Dio, essendo in Lui e come Lui uomini e donne di comunione, capaci di vivere come fratelli, figli di un unico Padre.

Che in questo tempo il Signore ci doni la grazia di poterLo riconoscere e accogliere nel nutrimento che la vita quotidianamente ci offre!

P Emanuele

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