Omelia della domenica XXI del T.O. (22/08/2021 - Anno B-)

 


Domenica XXI del Tempo Ordinario

Abbiamo appena ascoltato l’esito conclusivo del discorso sul Pane di Vita – Vangelo di S. Giovanni cap. 6 - (che stiamo leggendo da qualche domenica) che si tiene nella sinagoga di Cafarnao dopo il miracolo della moltiplicazione dei pani. E assistiamo a un clamoroso fallimento da parte di Gesù. Quella stessa folla che si era saziata di quei pani moltiplicati e che lo cercava per farlo Re ora lo rinnega; non solo; anche molti dei suoi discepoli se ne vanno perché le sue parole sono troppo dure e non riescono a comprenderle. Sono rimasti al senso più superficiale del miracolo e del discorso di Gesù, senza voler andare più in profondità. 

Hanno inteso il discorso sul pane di vita e le frasi di Gesù tipo “Se non mangiate la mia carne e non bevete il mio sangue non avrete in voi la vita” come a un invito a un atto di cannibalismo, e ne restano scandalizzati! E’ evidente che Gesù mira a un significato più profondo, come avviene sempre nel Vangelo di Giovanni, ma per coglierlo bisogna usare altri criteri, differenti da quelli della carne e del sangue, occorre lasciarsi guidare dallo Spirito nel cammino di fede, che non è mai lineare, ma un insieme di luci e di oscurità, nel quale più che “comprendere” bisogna affidarsi e lasciarsi guidare.

Anche a Pietro, quando lo aveva proclamato come “Il figlio del Dio vivente” Gesù aveva detto: “Beato sei tu Simone figlio di Giona, perché non la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli”, e subito dopo, quando Pietro, ripreso dalla logica della carne e del sangue vuole allontanargli il destino di passione e croce, Gesù ribadisce lo stesso insegnamento a partire dal suo opposto: “Vai dietro a me Satana, perché “Tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini”.

    Sembra paradossale: nel discorso sul pane di vita Gesù ha molto insistito su termini come “corpo” “carne e sangue” ora invece afferma che: “E’ lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho detto sono spirito e vita”. Evidentemente per capire il “linguaggio duro” di Gesù c’è bisogno della luce dello Spirito. Una luce che illumina la risposa di Pietro alla domanda di Gesù: “Volete andarvene anche voi?”. Anche i discepoli a questo punto della vicenda non dovevano capirci gran che, ma si fidano di Gesù e si affidano completamente a Lui. “Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna, noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio.”

    E questo ci può far riflettere sull’atto di fede, che prima di essere un “comprendere” è un affidarsi totalmente, un “salto nel buio”, come diceva bene Kierkegaard. La fede è sempre un trascendere le nostre comuni capacità di intendere e di pensare, un andar contro alla logica comune del mondo. Anche nel suo aspetto intellettuale: le verità di fede non sono mai idee chiare e distinte, ma idee in perenne tensione dialettica: Dio è uno e trino, Gesù è vero uomo e vero Dio. Maria è Vergine e madre, la Chiesa è Santa e peccatrice … occorre fidarsi e affidarsi prima di mettere in atto la nostra intelligenza, che cerca sempre di spiegarsi quanto crede e che attinge dalla fede la luce per dimostrare che è ragionevole credere: “fidens quaerens intellectum, intellectum quaerens fidem” La fede richiede il nostro intelletto e l’intelletto ha bisogno della fede, così i teologi definiscono il “circolo ermeneutico” nel quale tutti siamo immersi, a tutti i livelli, non solo quello intellettuale, ma soprattutto quello esistenziale. 

Tornando al vangelo di oggi, mi veniva in mente un ritornello di un antico inno composto da un musicista del mio paese, che si cantava durante la processione del “Corpus Domini”: “Se l’occhio non vede nell’Ostia il Signore, lo addita la fede, lo scorge il mio cuor...” Parole semplici che rendono bene l’insegnamento di Gesù: occorre che tutte le facoltà umane, sensi, intelletto, affettività, si aprano all’azione dello Spirito, per potersi affidare completamente a Dio e a Gesù Cristo e così poter “vedere l’invisibile” e andar oltre ai nostri modi comuni di percepire e di pensare … per poter scorgere nel Pane e nel Vino consacrati la Persona di Gesù, che rinnova il suo sacrificio redentore e si dona a noi come cibo per farci diventare un solo Corpo, come ci dice la seconda lettura, pervadendo della sua presenza e con la sua azione ogni rapporto umano, non solo quello tra marito e moglie, ma anche quello che esiste in ogni comunità umana, religiosa e non, e ogni membro del suo Corpo, che per questo trasforma in eucaristia tutta la propria esistenza, vivendo in perenne rendimento di grazie in un cammino di conversione continua.

   Ogni giorno dobbiamo liberamente e consapevolmente scegliere Cristo e affidarci a Lui, aiutati e sostenuti dalla forza dello Spirito Santo, e anche per noi risuona impellente la richiesta che Giosuè rivolge agli Israeliti nell’assemblea di Sichem, come abbiamo ascoltato nella prima lettura e che prefigura quella rivolta da Gesù ai suoi apostoli: “Volete andarvene anche voi?” … “Se vi dispiace servire il Signore, scegliete oggi chi volete servire: se gli dei che i vostri padri servirono oltre il fiume oppure gli dei degli Amorrei, nel paese nel quale abitate, Quanto a me e alla mia casa, vogliamo servire il Signore”.

   La fede è quindi sempre un cammino chiaroscuro, fatto di luce e di tenebre, un alternarsi tra salti nel buio e abbracci da parte della Luce (le famose “Visite del Verbo” di S. Bernardo), sotto l’azione dello Spirito Santo, fino alla formazione completa di Cristo in noi.

  E questo è ben espresso da alcune strofe di S. Giovanni della Croce, che ci parlano del nostro cammino verso l’acqua viva che disseta e il Pane che sfama per la vita eterna:

 

“Come conosco bene la sorgente

che sgorga copiosa e scorre

                                anche se è notte.

Questa sorgente eterna è nascosta,

ma io so bene dove si nasconde

                                anche se è notte.

Non conosco la sua origine, perché non ne ha …

ma so che tutto nasce da lei,

                                anche se è notte.

So che non esiste nulla di più bello,

e che il cielo e la terra si dissetano alle sue acque,

                                anche se è notte.

Questa sorgente eterna è nascosta

nel pane vivo che da la vita,

                                anche se è notte.”                                     

                                                                                      Fr Gabriele


Commenti

Post più popolari