Omelia solennità di Maria, Madre di Dio, 1° Gennaio 2021


 

   Oggi la liturgia ci invita a sollevare lo sguardo verso Maria per contemplare la sua divina maternità. Il titolo di Theotokos: Madre di Dio le fu attribuito al Concilio di Efeso del 431, al termine delle dispute teologiche tra Nestorio e Cirillo di Alessandria, sulla concezione delle due nature in Cristo. Ma al di là delle questioni teologiche oggi siamo invitati a contemplare il mistero di una Donna che ospita Dio nel suo grembo, trasmettendogli la nostra natura umana, comunicandogli cioè tutto quello che noi siamo, corpo, anima, spirito, sentimenti, fragilità, debolezza: veramente Dio nel suo grembo diventa il Dio-con-noi, uno di noi, uguale a noi in tutto tranne il peccato. 

Insieme a S. Amedeo di Losanna possiamo chiederci: Come hai potuto, Maria ospitare in te la divinità senza esserne distrutta dalla potenza e dalla santità, se i nostri padri del primo testamento affermavano che non si può nemmeno vedere Dio senza restare vivi. S. Amedeo risponde che l’Umanità Santissima che si formava nel grembo della Vergine ha fatto da “schermo” alla potenza della divinità, che non solo non ha “distrutto” Maria, ma l’ha santificata, rendendola il tabernacolo di Dio, la Tenda e l’Arca della Nuova Alleanza tra Dio e l’uomo, un’alleanza così solida che si realizza in un’unica persona nella quale si uniscono in modo mirabile la natura umana e la natura divina: senza confusioni, immutabilmente, senza divisioni, inseparabilmente, come sancirà il Concilio di Calcedonia del 451.

    I padri cistercensi delle origini sono molto attirati da questo mistero e lo commentano con espressioni paradossali come : “Beata sei tu, Maria che hai meritato di portare in braccio Colui che regge l’Universo e di allattare Colui che nutre ogni essere vivente”. E anche noi possiamo essere presi da questa meraviglia anche alla luce delle scoperte scientifiche sulla gestazione dell’uomo. E’ infatti dimostrato che nei nove mesi in cui vive nel seno della madre, il bambino ripercorre una dopo l’altra le tappe dello sviluppo della vita, da cellula vivente passa allo stato del pesce, dell’anfibio, del rettile fino ad arrivare all’uomo. 

Ed è stupefacente per la nostra fede contemplare il Verbo Divino, per mezzo del quale tutto è stato fatto, sottoporsi, per farsi nostro fratello: uno di noi per amore, alla complessità meravigliosa di queste tappe evolutive che lui stesso aveva stabilito per lo sviluppo della vita umana. S. Bernardo lo chiama “Verbum abbreviatum” Il Verbo fatto piccolino. Egli così si presenta a noi, così vuol entrare nelle nostre persone e nelle nostre vite, com’è entrato nel grembo di Maria ricevendo da lei tutto quello che noi siamo e comunicandoci la sua stessa vita: la vita divina donata a ciascuno di noi con il Battesimo.

    Uno dei “quattro evangelisti dell’Ordine Cistercense”, Guerrico di Igny, è particolarmente attento a questo mistero, e invita la sua comunità nel suo insieme ( che per lui è la Chiesa!) e ogni singolo suo membro a ripetere questo atteggiamento tipicamente mariano nei confronti del Verbo Divino. Commentando la frase di Gesù “Chi è mia Madre, e chi sono i miei fratelli? Chi ascolta la Parola di Dio e la mette in pratica costui è per me fratello, sorella e Madre” Guerrico chiama, in modo piuttosto ardito, i suoi monaci “Madri di Gesù”, prendendo proprio la contemplazione della gestazione del Verbo nel seno della Vergine come modello per loro di ascolto, di accoglienza attenta e amorosa della Parola, di formazione di Cristo in ciascuno di essi. Li ammonisce ad essere totalmente orientati a diventare un nuovo grembo della Vergine, attenti a non ingerire cibi dannosi per il Cristo che si sta formando in essi, a non fargli subire traumi mediante esperienza contrarie, come il peccato o la dimenticanza o la trascuratezza di quanto sta avvenendo in loro. Espressioni forse ingenue e paradossali, ma molto suggestive anche per noi.

   Guardando a Maria Madre di Dio, possiamo imparare  come si ascolta la Parola,come ci si unisce a Cristo nell’Eucaristia ( mescolando, come dice S. Efrem, il Suo corpo con il nostro corpo e il Suo Sangue con il nostro sangue),  come si assume la sua Persona nella nostra persona, così che esprima in tutto il Suo “stile”. Ed è questa la testimonianza di cui ha soprattutto bisogno l’uomo di oggi per aprirsi alla fede. 

Non tanto o non solo la comunicazione di dogmi o di verità assolute, ma la testimonianza trasparente di un Cristo vivo nell’umanità concreta dei suoi discepoli: nei suoi fratelli, che lo mostrano presente e operante nella loro esistenza: soprattutto in questo tempo in cui, pur nella situazione difficile della pandemia, dobbiamo essere docili allo Spirito Santo nella gestazione e nel travaglio del parto di una Chiesa completamente diversa da quella a cui eravamo abituati, e nella generazione di un uomo nuovo a immagine di Cristo. 

E ogni gestazione e ogni parto implicano molta cura, attenzione, e anche molta sofferenza: Frasi estremamente ardite di S. Paolo come: “Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me” “Io completo nel mio corpo ciò che manca ai patimenti di Cristo per la salvezza del mondo” “Per me vivere è Cristo e morire un guadagno”; ”La creazione stessa geme e soffre nelle doglie del parto aspettando la rivelazione dei figli di Dio” acquistano una luce nuova e originale contemplando sia l’immagine della gestazione e generazione di Cristo nelle nostre anime sia con con il mistero della maternità di Maria che oggi celebriamo. 

Preghiamo allora lo Spirito Santo che comunichi a noi e alla Chiesa tutta, gli stessi atteggiamenti di Maria nell’accogliere e incarnare la Parola, nell’attenzione ai segni dei tempi, nel custodire il Cristo che si forma in lei, che nasce da lei e viene da lei educato, insieme con Giuseppe, ad adempiere la sua missione di salvezza per i “fratelli tutti” nell’obbedienza al Padre celeste. E proprio in questo atteggiamento, facciamo nostre le parole di  Elisabetta della Trinità rivolte allo Spirito Santo: “O Fuoco divorante, Spirito d’Amore, sopravvieni in me, perché si faccia nella mia anima come una nuova incarnazione del Verbo, e io Gli sia un’umanità in aggiunta in cui Egli rinnovi il suo mistero”.

   Oggi, come Maria nel suo tempo, nella nostra comunità, nella nostra Chiesa, nella nostra società e in tutta la creazione. E così sia per tutti noi.

Fr Gabriele

                                                                                                          Fr Gabriele

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