Omelia per la X domenica del Tempo Ordinario (9 giugno 2024 - anno B)

 


Quanto gli scribi dicono oggi nel vangelo ci sembra una grande assurdità, frutto di una mente totalmente distorta, e ancor di più, di un cuore completamente chiuso, che non sa mettersi in discussione, che deforma la realtà, paradossalmente convinto di essere nella ragione. Gesù mette in luce questa distorsione con un semplice ragionamento: se Satana scaccia Satana il suo potere non può sussistere, e il suo regno non può reggersi.

    Ma qual’è la radice profonda di queste affermazioni distorte. E’ quello che la Bibbia chiama “durezza di cuore” talmente radicata nel cuore degli scribi e dei farisei da aver rifiutato Gesù messia per partito preso, acriticamente, pur conoscendo a menadito le Scritture, soprattutto le profezie. I segni che Gesù compie dovrebbero scuoterli da questo atteggiamento ...ma no! Pur di rifiutare Gesù attribuiscono la sua opera di liberatore dal male addirittura a Satana. Sono talmente sicuri di essere nel giusto che si auto-convincono di un’assurdità!

     Capita anche a noi, quando non cerchiamo la verità con sincerità e umiltà … arriviamo a deformare la realtà piegandola alle nostre convinzioni acritiche e la rendiamo schiava del nostro uso e consumo. Con questo atteggiamento nel cuore noi leghiamo le mani allo Spirito Santo, perché siamo completamente ripiegati su noi stessi e centrati sul nostro “io”.

     I Monaci antichi conoscevano bene questo atteggiamento. Quando infatti elencano i cattivi pensieri che si agitano nel cuore dell’uomo, i famosi vizi capitali, dicono che i peggiori di essi sono quelli che attentano allo spirito dei “perfetti”, o di quelli che si ritengono tali: la superbia, la vanagloria e l’orgoglio. Questi possono rovinare un’intera vita di progresso spirituale e chiudere il monaco nel proprio “io”, come per gli scribi citati nel vangelo, e questa è la vera bestemmia contro lo Spirito Santo, ed è la radice di ogni peccato, come ci dice la prima lettura, dal peccato di Adamo fino ai nostri peccati: ritenersi superiori a Dio, Giudicare gli altri guardandoli dall’alto in basso, e scaricare su di loro le nostre responsabilità.

    La frase che i parenti di Gesù dicono all’inizio: “è fuori di sé” può essere intesa sia in senso negativo che in senso positivo. Certamente un Gesù che per trent’anni ha vissuto in modo nascosto e assolutamente comune e che d’improvviso si mette a predicare, facendo miracoli e pretendendo di modificare la Legge, che attira le folle e che si mette in contrasto con “i puri” della religione può in parte scusare la preoccupazione dei suoi parenti, che lo ritengono improvvisamente impazzito. Ma se prendiamo la frase in senso positivo vediamo subito una contestazione dell’atteggiamento di chiusura sopra descritto: “è fuori di sé” perché è totalmente orientato alla volontà del Padre e alla liberazione dal male di tutti i suoi fratelli. Lui, che pur essendo Dio, non ha considerato un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio e si è fatto come noi, anche da uomo ama fino alla fine … il suo “io” è totalmente decentrato, si è fatto uomo, e poi, nell’ultima Cena si schiavo dei suoi discepoli e poi  si fa loro cibo… è fuori di sé perché totalmente donato e ama “fino alla fine”! Non è ripiegato su di su di sé (S. Bernardo direbbe non è “homo incurvatus) ma completamente aperto al Padre e ai fratelli, totalmente disponibile all’obbedienza nell’amore e a donarsi per il bene di noi peccatori “fino alla fine”!

     Alla luce di questo possiamo capire cos’è la bestemmia contro lo Spirito Santo che non sarà perdonata in eterno. Non è solo affermare che gli esorcismi di Gesù sono opera di Satana, e quindi chiamare Satana lo Spirito che agisce in Lui e attraverso di Lui, ma anche, e soprattutto, questa durezza di cuore alimentata dalla certezza di essere assolutamente giusti e santi alla maniera farisaica, e quindi di non aver bisogno di essere salvati e di convertirsi, rifiutando Gesù per partito preso e giudicando le sue parole e i segni da lui operati in senso completamente negativo, distorto e obiettivamente assurdo.

    Questo atteggiamento blocca completamente l’azione dello Spirito Santo, gli impedisce di salvarci e ci chiuse al suo perdono e alla Misericordia di Dio. E’ quello che dice S. Stefano al Sinedrio quando viene giudicato, e che gli costerà la vita: “O gente testarda e pagana nel cuore, voi sempre opponete resistenza allo Spirito Santo; come i vostri padri così anche voi.”

    Alla luce di questo, la parte finale del Vangelo di oggi ci illumina ulteriormente: per essere fratelli, sorelle e “Madri” di Gesù occorre essere come Lui: completamente “fuori di sé”: aperti alla volontà del Padre, all’azione dello Spirito, tesi ad amare Dio e il prossimo senza misura, in un atteggiamento di fede e di consegna totale di noi stessi, come Gesù nell’Eucaristia, che abbiamo contemplato domenica scorsa “prendete e mangiate questo è il mio corpo … prendete e bevetene tutti, questo è il mio sangue versato per voi e per tutti in remissione dei peccati”.

      Al di là di essere una critica a sua madre e ai suoi fratelli, questo è un grande elogio per Maria Santissima: Chi più di Lei, dopo Gesù, ha fatto la volontà di Dio in modo perfetto? Chi più di lei si è abbandonata docilmente all’azione dello Spirito Santo, chi più di lei è “piena di grazia”, perché totalmente “vuota di sé” e nell’atteggiamento di fede e di umiltà impareggiabili?

     Con questa frase Gesù invita noi tutti oggi a condividere i suoi atteggiamenti e quelli della madre sua, ad assimilarci completamente a Lui per essere “figli nel Figlio” vivendo solo per dare gloria a Dio, essere al servizio degli altri perché sempre più nel nostro oggi “venga il Suo regno”.

 

                                                                                                Fr Gabriele

  


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