Omelia per la solennità dei Santi Pietro e Paolo (29 giugno 2024)


 C’è una linea costante nel cammino di sequela di ogni discepolo e la festa di oggi orienta il nostro sguardo alle colonne della Chiesa, Pietro e Paolo, discepoli della prima ora, per imparare da loro.

Siamo abituati ad immaginarli grandi, sia per le opere che hanno compiuto, sia per l’insegnamento che ci hanno trasmesso. Eppure nella loro percezione, e nella loro esperienza effettiva si trovarono spesso in condizioni di totale impossibilità, come quella descritta dagli Atti degli Apostoli.

L’agiografo ci tiene tanto a sottolineare l’esperienza di impossibilità: 4 picchetti di quattro soldati, Pietro legato con catene, piantonato da due soldati, imprigionato in un luogo il cui accesso comportava l’attraversamento di diverse porte. Eppure da questa impossibilità Pietro è stato liberato, ha fatto l’esperienza della salvezza... lasciando fare il Signore. Aderisce obbediente a quanto la vita suscita attraverso l’agire dell’angelo, fidandosi. E solo dopo l’adesione a questa vita che passa attraverso la realtà, si rende conto dell’esperienza di salvezza che ha generato.  

Paolo dal canto suo ci narra l’esperienza di liberazione con poche parole: il Signore mi ha liberato. Ma tale esperienza è tanto forte da gettare una luce di speranza davanti a sé: il Signore mi libererà e mi porterà in salvo nei cieli.

Per ogni discepolo, c’è una opera di salvezza che si compie, direi quasi malgrado noi. C’è un invito ad entrare nel compimento di una liberazione non opponendo resistenza, e forse neppure prendendo iniziative che piuttosto che aiutare, ostacolerebbero l’opera di Dio. Occorre solo essere vigili, attenti a quanto accade nella vita e essere disponibili a sposare il movimento che la Grazia suscita.

Sembra allora che Pietro e Paolo oggi vogliano rivolgersi a noi dicendoci: lascia fare! Non chiuderti in schemi che nel prevenire bloccano la vita. Non pretendere di difenderti, ma lasciati portare dove il Signore, attraverso la vita, i fratelli e gli avvenimenti, ti conduce. Lascia che il Signore compia l’opera di salvezza iniziata nella tua vita.

Rinnovando la speranza in Dio attraverso la testimonianza e l’esperienza di vita di Pietro e Paolo, avanziamo fiduciosi nel cammino della vita, chiedendo l’intercessione di questi grandi apostoli.

C’è una linea costante nel cammino di sequela di ogni discepolo e la festa di oggi orienta il nostro sguardo alle colonne della Chiesa, Pietro e Paolo, discepoli della prima ora, per imparare da loro.

Siamo abituati ad immaginarli grandi, sia per le opere che hanno compiuto, sia per l’insegnamento che ci hanno trasmesso. Eppure nella loro percezione, e nella loro esperienza effettiva si trovarono spesso in condizioni di totale impossibilità, come quella descritta dagli Atti degli Apostoli.

L’agiografo ci tiene tanto a sottolineare l’esperienza di impossibilità: 4 picchetti di quattro soldati, Pietro legato con catene, piantonato da due soldati, imprigionato in un luogo il cui accesso comportava l’attraversamento di diverse porte. Eppure da questa impossibilità Pietro è stato liberato, ha fatto l’esperienza della salvezza... lasciando fare il Signore. Aderisce obbediente a quanto la vita suscita attraverso l’agire dell’angelo, fidandosi. E solo dopo l’adesione a questa vita che passa attraverso la realtà, si rende conto dell’esperienza di salvezza che ha generato.  

Paolo dal canto suo ci narra l’esperienza di liberazione con poche parole: il Signore mi ha liberato. Ma tale esperienza è tanto forte da gettare una luce di speranza davanti a sé: il Signore mi libererà e mi porterà in salvo nei cieli.

Per ogni discepolo, c’è una opera di salvezza che si compie, direi quasi malgrado noi. C’è un invito ad entrare nel compimento di una liberazione non opponendo resistenza, e forse neppure prendendo iniziative che piuttosto che aiutare, ostacolerebbero l’opera di Dio. Occorre solo essere vigili, attenti a quanto accade nella vita e essere disponibili a sposare il movimento che la Grazia suscita.

Sembra allora che Pietro e Paolo oggi vogliano rivolgersi a noi dicendoci: lascia fare! Non chiuderti in schemi che, nel prevenire, bloccano la vita. Non pretendere di difenderti, ma lasciati portare dove il Signore, attraverso la vita, i fratelli e gli avvenimenti, ti conduce. Lascia che il Signore compi l’opera di salvezza iniziata nella tua vita.

Rinnovando la speranza in Dio attraverso la testimonianza e l’esperienza di vita di Pietro e Paolo, avanziamo fiduciosi nel cammino della vita, chiedendo l’intercessione di questi grandi apostoli.

                                     fr. Emanuele

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