Omelia per la solennità della Natività di Giovanni Battista (24 giugno 2024)


 

Celebrare la nascita di Giovanni Battista, del precursore del Signore è, certo, essere grati per quanto è avvenuto nel passato, quanto si è compiuto nella storia della Salvezza.

Ma sarebbe tanto poco se ci riducessimo a celebrare le lodi di questo grande santo senza cogliere quanto può dire a noi, oggi, l’agire di Dio nella vita del precursore.

Celebrarlo solennemente oggi, infatti, vuol dire per noi prendere consapevolezza come Dio agisce nella storia della salvezza che è per ciascuno di noi.

Il grande desiderio di Dio è che ogni uomo partecipi pienamente della vita divina, possa accogliere in pienezza il dono di Dio. Ma nella sua misericordia, il Signore accompagna l’uomo piano piano, nell’essere capace di accogliere il dono che dall’eternità ha pensato per ciascuno di noi. Abbiamo bisogno di una “preparazione”.

Per una umanità in attesa, il Signore suscita un uomo, Giovanni, che con la sua vita e la sua predicazione indica l’incarnazione del Figlio di Dio, perché questa umanità sia resa capace di accoglierla.

E così forse anche per noi oggi… il Signore suscita persone ed eventi che ci indicano che il Signore sta passando nella nostra vita! Accade qualcosa nel nostro ordinario che forse può predisporci a riconoscere e ad accogliere l’opera di Dio che si sta compiendo in noi.

Ma quali potrebbero essere i segni che preannunciano la venuta del Salvatore?

Da quanto ci è narrato del precursore, mi sembra di cogliere alcuni aspetti che si potrebbero ritenere come elementi che preannunciano l’alba di una vita nuova. Tante cose si potrebbero dire ma condivido qui brevemente solo tre punti.

Il primo elemento è la sterilità di una donna: Elisabetta è consapevole di non essere lei in grado di generare la vita. Forse possiamo sperimentare una sterilità nella nostra vita e questa sterilità può chiuderci nella disperazione colpevolizzante – non sono capace!! – o può aprirci alla vita sapendo di non essere al principio di ogni vita… - non sono io all’origine!!  - e questo alimenta il desiderio, ci predispone all’accoglienza di una vita che viene da fuori.  

Il secondo elemento è il silenzio di Zaccaria: di fronte al mistero che si sta rivelando, Zaccaria non ha più parole! Sperimentiamo a volte, o spesso, di non essere capaci di trovare in noi stessi parole che descrivono o comprendono la realtà… essa è più grande della nostra consapevolezza. Allora gettiamo la spugna di fronte alla pretesa di sapere e ci arrendiamo riconoscendo che la vita che ci sta davanti è dono di Dio (come il nome Giovanni significa). La vita, quella divina, è un mistero di fronte alla quale non possiamo far altro che tacere, nella quale non possiamo entrare se non in punta di piedi, con stupore e riverenza.

Un terzo elemento è l’essenzialità della vita. Giovanni, attendendo la manifestazione di Gesù, cresceva e si fortificava nello spirito vivendo in regioni deserte, ci dice il vangelo. Deserto è il luogo dell’essenzialità, dove non ci sono orpelli né si vive del superfluo… una vita ridotta all’essenziale. Una vita essenziale, che proprio per questo è resa capace di cogliere il nuovo!

Sterilità, silenzio, essenzialità/povertà di vita: se forse ci troviamo ad attraversare momenti nei quali sperimentiamo tutto ciò, non è detto che la nostra vita sia veramente così sbagliata, ma potremmo porci legittimamente la domanda se questi non siano i segni precursori di una manifestazione del Signore nella nostra vita… una domanda che forse ci permette di smarcarci dalla frustrazione dei sensi di colpa e ci apre alla speranza di una vita che ci sta davanti e che ci viene incontro.

Chiediamo a Giovanni Battista di accompagnarci in questo cammino incontro al Signore con la sua intercessione.  


fr. Emanuele

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