Omelia per la XVI domenica del Tempo Ordinario (20 luglio 2025 - Anno C)
Oggi ci troviamo di fronte a testi della Parola di Dio amati da tutti i cristiani in più a Pra ‘d Mill viviamo i giorni della nostra Betania! In cui si fa esperienza della vita, dell’accogliere e dell’essere accolti. È il filo rosso della vita cristiana e anche di ogni vita umana. La Parola di Dio è ricca di argomenti e ci spinge a meditare su diversi aspetti della vita alla sequela di Cristo. Naturalmente non posso approfondire tutta questa ricchezza, ma inizio sottolineando ciò che dice San Paolo parlando del suo ministero, infatti ci dice: “La missione affidatami da Dio verso di voi di portare a compimento la Parola di Dio, il mistero nascosto da secoli e da generazioni, ma ora manifestato ai suoi santi. A loro Dio volle far conoscere la gloriosa ricchezza di questo mistero in mezzo alle genti: Cristo in voi, speranza della gloria.” Ogni cristiano, e non solo i ministri, è colui che con la sua vita e la sua parola fa scoprire, svela il mistero dell'amore di Dio nascosto da secoli. Mistero da riscoprire sempre. Dio ha voluto abitare in mezzo a noi ed è, e quindi porta, la speranza della gloria (in questa parola è racchiusa tutta la pienezza della vita umana illuminata, perché abitata, da Dio stesso. La nostra vita è tutta illuminata da questa speranza. Questa parola ci viene propizia per riprendere in mano la nostra risposta all’invito del Giubileo: la Speranza. Già nel libro della Genesi Dio Trinità si è avvicinato a un uomo che aveva creduto in lui e aveva lasciato tutto per lui, ma che se ne andava privato di speranza, perché il suo futuro appariva bloccato, e gli promette una cosa incredibile: la nascita di quel figlio tanto atteso, ma ormai diventato un sogno irrealizzabile a causa dell’età avanzata dei due chiamati a essere genitori, cioè collaboratori dell’opera di salvezza del Dio Amore. Nel Vangelo questa speranza diventa ancora più luminosa: Dio abita in mezzo a noi e bussa alla nostra porta per cenare con noi e noi con lui. Troppo grande per poterlo credere, troppo bello! Ma è già qui e ora ciò che un giorno sarà in cielo: saremo simili a lui perché lo vedremo così com'è. Lo vediamo oggi bussare come un mendicante, come un pellegrino, come un amico, alla porta di un piccolo e umile villaggio della Giudea, come oggi bussa alla nostra porta per stare con noi nell’Eucaristia. Una delle bellezze, e non la meno importante, della vita cristiana è questa accoglienza che facciamo ogni domenica nella nostra casa (perché anche le chiese sono le nostre case dove lo accogliamo, mentre lui ci accoglierà nel Regno di suo Padre) per ascoltarlo, servirlo, essere uniti a lui ricevendo il dono del suo Corpo e del suo Sangue. Il Signore ci chiede di essere accolto, ma entrato in casa diventa il Padrone di casa: è Lui che accoglie noi e ci sfama dandoci se stesso. Marta e Maria nutrivano una profonda amicizia per il Signore e la loro casa era aperta a lui e ai suoi discepoli. Marta serviva, perché il servizio del Signore non cessa mai: i poveri saranno sempre tra voi, ha detto Gesù. Ella insegna alla Chiesa che non deve mai dimenticare il servizio agli uomini, servizio anche dei bisogni più materiali, che nessuna persona umana può dimenticare, né i propri né quelli altrui; ma l'amicizia richiede anche intimità, ascolto, accoglienza personale. Maria, la sorella di Marta, ci insegna che Gesù è l'ospite atteso, colui che con la sua parola dà senso a tutta la nostra vita e quindi anche al nostro servizio. Quando Maria verserà il profumo su Gesù, pochi giorni prima della Passione, e riceverà critiche da coloro che non hanno compreso il mistero di Gesù, Egli dirà che lei ha fatto una cosa buona: non è uno spreco dedicare il proprio tempo, una parte della nostra domenica, anche se tutta la domenica ci è data per essere liberi per lui, per essere più attenti alla sua presenza in mezzo a noi, del suo essere con noi in ogni cosa. Lo è nei giorni di lavoro, lo è in particolare nell’ottavo giorno in cui il Risorto ci dà la sua vita gloriosa. Anche noi in questo giorno ci fermiamo per dare il nostro cuore e i nostri beni, persino la nostra vita a Gesù. Ciò non toglie nulla alla santità di Marta, che profetizza il lungo cammino della Chiesa sulla terra al servizio degli uomini, perché egli dirà: avevo fame e mi avete dato da mangiare. Ma se il servizio agli uomini nella storia giungerà al termine, la gioia di gustare la presenza del Signore non ci sarà tolta. La preghiera ci ha fatto dire: “Sii propizio a noi tuoi fedeli, Signore, e donaci i tesori della tua grazia, perché, ardenti di speranza, fede e carità, restiamo sempre fedeli ai tuoi comandamenti”. I doni del Signore ci fanno vivere una vita già divina grazie alla fede, alla carità e alla speranza, ma questi doni, che lo Spirito Santo, Dio presente in noi grazie al Battesimo, alimenta in noi, sono per noi la forza per essere servitori con Gesù di tutti gli affamati e assetati di giustizia. E che Marta e Maria ci insegnino ad accogliere nelle nostre case e nelle nostre vite il Salvatore del mondo.
P. Cesare
Commenti
Posta un commento