Omelia della XV domenica del tempo ordinario (13 Luglio 2025 - Anno C)
Gesù non cade nel tranello teso dal dottore della legge che si avvicina a Lui con false lusinghe chiamandolo maestro per chiedergli cosa debba fare per ereditare la vita eterna, per aver diritto ad aver parte alla promessa che Dio ha fatto al suo popolo. Non si fa ingannare, infatti al dottore della legge risponde con la legge: cosa dice la legge in proposito?
Il dottore della legge cita lo shemà Israel:
Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, unico è il
Signore. Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l'anima e
con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore.
Li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando ti troverai in casa tua, quando
camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. Te li legherai
alla mano come un segno, ti saranno come un pendaglio tra gli occhi e li
scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte.
Anche se in forma un po’ condensata:
Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con
tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo
prossimo come te stesso.
Che è la preghiera più sentita per Israele, che viene
recitata almeno due volte al giorno. Queste parole i dottori della legge ce le
avevano appese alle braccia, scritte in fronte.
Quando Gesù approva le sue parole, lo interroga sulla
questione di chi sia il prossimo.
In realtà il concetto di prossimo è espresso nelle parole
dello Shemà
Israel: i miei precetti, li ripeterai, ai tuoi figli,
ovvero ai tuoi affetti più cari, a tutte quelle persone che contribuisci a
generare, a quelli che vivono con te e a tutte le persone che entreranno a casa
tua, li scriverai sugli stipiti e sulle porte, tu e la tua casa la tua casa
siate luogo della presenza di Dio, a tutte le persone che incontri, perché il
tuo prossimo è colui che lasci avvicinare.
La prossimità è una questione attuale oggi, le nuove
tecnologie facilitano una prossimità con una persona lontana, ma mantengono
anche una distanza quando si sostituisce ad un incontro faccia a faccia.
Fortunatamente: ama il Signore tuo Dio e il prossimo come
te stesso non è un fatto di rimanere fissi e concentrati su una cosa.
È invece un qualcosa di presente importante al punto da
indirizzare la mia vita ed essere fattore che condiziona le mie scelte, che mi
suscita delle domande: anch’io ho paura di sporcarmi le mani, di farmi
disturbare? Fa differenza se è un samaritano? Se mi fermo perché lo faccio? Di
fronte alle mie scelte quale personaggio sono?
La parola esatta nei riguardi del prossimo ce lo rivela
proprio il dottore della legge ed è: compassione, patire con, vivere i
sentimenti gli uni degli altri, è il come te stesso di Gesù che ci fa prossimi,
sia tra di noi, e tutti insieme prossimi a Dio.
Per questo i due punti ama il Signore tuo Dio e il
prossimo come te stesso sono inscindibili per rispondere alla domanda del
dottore della legge, perché nessuno si salva da solo.
Fr. Abramo
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