Omelia per la Solennità dei SS. Fondatori di Citeaux: Roberto, Alberico e Stefano (26 gennaio 2024)


Il nostro sguardo oggi è orientato verso i nostri santi padri fondatori: Roberto, Alberico e Stefano.

Verso l’origine di quello che oggi noi siamo. Certo come tutti i figli, non possiamo dire di essere delle copie-conformi a loro, e a quanto loro hanno vissuto, ma potremmo dire che nel nostro “sangue” passa parte del loro DNA: alcuni elementi che ci caratterizzano e delle promesse che orientano il cammino. Una “preziosa eredità” per usare le parole del libro del Siracide, una eredità che è anche una promessa. In cosa consiste questa eredità? Si diceva che Alberico e i primi padri fossero Amatores Loci et Amatores Fratrum: amanti del luogo e amanti dei fratelli. Il luogo e i fratelli non sono il fine ultimo del nostro cammino, ma i Fondatori ci indicano queste due vie, come vie sicure per incontrare Dio, per giungere a quella patria celeste, meta del cammino di ogni uomo.

Innanzitutto “amanti del luogo”. Dio lo si può trovare ovunque, è vero! Ma per ciascuno di noi, c’è un campo dove si trova il tesoro, c’è un luogo dove si può scoprire la perla preziosa. E in quel luogo, per quel tesoro si ha avuto la fede o l’incoscienza di giocarsi tutto. Ci sono momenti nei quali questo sembra evidente ed il cammino è sostenuto dal sostegno di quella certezza… ma ci sono momenti nei quali invece, quell’evidenza sembra scomparire, il fervore spegnersi, le avversità mettere in dubbio.

I Fondatori ci provocano! Forse in quel luogo nel quale avevamo intravisto la terra promessa, in quell’oggi che costantemente ci è dato da vivere avviene il compimento di quella promessa… giorno dopo giorno… anche per vie che sembrano allontanarsi tanto da quanto sperimentato o immaginato agli inizi. I Fondatori ci incoraggiano: “il Signore non tarderà! ama con tutto il tuo cuore l’oggi che ti è dato, il luogo e la forma di vita che hai scelto… Lui completerà l’opera sua in te!

E poi “amanti dei fratelli”. Gesù ce lo dice senza mezze parole… in modo tanto chiaro. Il nostro desiderio di dimorare in Lui, di rimanere in comunione con Lui, passa necessariamente attraverso la comunione con chi mi è fratello, che non mi sono scelto, ma che il Signore mi ha donato. Dimorare in quella alleanza - che più che aver scelto ho ricevuto - misteriosamente mi fa crescere in quel radicarmi in Dio e dimorare in Lui! Questo vincolo di carità -  che può essere differente dal legame di sentimento - che passa tra i fratelli, questo donare la propria vita perché l’altro viva… il grande comandamento di Gesù che l’evangelista Giovanni ci ha consegnato è uno degli elementi che i Fondatori hanno sentito fondamentale come via che conduce al Padre. Questo animò la loro vita, questo animò la vita dei padri delle prime generazioni… e di generazione in generazione fino ai giorni nostri. Mi sono imbattuto in alcune citazioni dei primi padri… Giovanni da Ford scrive: Chi è pieno di zelo per la solitudine non deve rifiutare il servizio della carità fraterna e Baldovino da Ford afferma: più l’amore [per Dio] è grande, più è forte il legame e grande la comunione [fraterna]; e inversamente, più la comunione [fraterna] è grande, e più è forte il legame e intimo l‘amore [per Dio].

Chiediamo allora al Signore per noi e per tutte le comunità che hanno i Fondatori come Padri di crescere nell’amore per il “luogo/oggi” e per i “fratelli”.

fr. Emanuele

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