Omelia solennità dell'Immacolata concezione (08/12/2023)

 


In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità In poche parole San Paolo ci fa un riassunto di una verità di fede che siamo chiamati a contemplare oggi in Maria: siamo figli di Dio, e nel Figlio siamo destinati sin dalle origini ad essere santi e immacolati davanti a Lui… Prospettive alte, belle! Ma cosa significa per noi, oggi? Cosa vuol dire esattamente? Cosa dice alla nostra vita?

Essere santi, immacolati… forse scatta subito in noi il pensiero che immacolato sia sinonimo di perfetto! E forse potrebbe scattare in noi il riflesso di impegnarsi per essere migliori, per essere santi, per eseguire alla perfezione delle norme e dei precetti che ci costituirebbero giusti! Allora sì che potremmo ritenerci santi, immacolati… perfetti! Non avendo nessuna imperfezione non siamo passibili di correzione, di rimprovero!

Ma già nel pronunciare queste parole, forse ci rendiamo conto che non è questa la buona notizia! Che non funziona proprio così… Sarebbe qualcosa di troppo artefatto, finto… ridurre la santità alla misura del nostro impegno è qualcosa di molto triste e molto poco vero… e in fondo, se siamo onesti con noi stessi, l’esperienza che facciamo è tutt’altra!

Ma la Parola che abbiamo appena ascoltato ci viene incontro e ci aiuta a comprendere meglio, anche il senso di questa festa che oggi celebriamo.

Mi piace pensare che queste letture appena proclamate siano come una sorta di trittico che declina lo stesso tema in modalità diverse. Proviamo allora a contemplare questa opera…

Al centro di questo trittico abbiamo la lettera di San Paolo agli Efesini che ci descrive l’orizzonte in modo forse più teorico, concettuale: in Cristo, il Padre ci ha scelti prima della creazione del mondo, ci ha predestinati a essere figli adottivi, secondo il suo disegno prestabilito. Come per ricordarci che ciò che Egli ha creato è buono ed è destinato ad una pienezza di vita nell’amore e noi, in Cristo partecipiamo già a questa pienezza, anche se oggi forse non ne facciamo ancora esperienza e non viviamo all’altezza di quello che veramente siamo.

Ma le altre due rappresentazioni del trittico ci vengono incontro per entrare meglio nel significato di questa parola, di questa bella notizia. Da una parte viene rappresentata la narrazione delle origini, riportate nel racconto della Genesi e dall’altra il compimento dell’opera della creazione in Maria, nella narrazione dell’Annunciazione.

Ma cominciamo dalla Genesi.

L’uomo e la donna, creati secondo il disegno di Dio sono nel paradiso, portano in sé già il segno di un compimento che trova la sua espressione piena nella relazione con Dio. Ma questa relazione viene ad essere minata dal dubbio del divisore, del tentatore: non c’è pienezza di vita ma piuttosto una mancanza!

Una serie di sentimenti e pensieri abita il cuore della prima coppia e piano piano si insinua il sospetto, la sfiducia, l’autosufficienza che portano alla solitudine, la paura e la vergogna. Tutta una gamma di “sentimenti” che non descrivono tanto il peccato, ma piuttosto le conseguenze del peccato, le conseguenze della lontananza dalla relazione con Dio.

Una semplice domanda porta alla luce il cuore del problema: Adamo Dove sei?

Amico ti nascondi? In cosa il tuo cammino è bloccato? Si… bloccato perché sospetto di essere ingannati, paura di essere minacciati e vergogna di essere nudi, vulnerabili, incompleti immobilizzano, irrigidiscono e alla lunga soffocano e tolgono la vita! Eppure non possiamo negare che di questi sentimenti facciamo esperienza, e che queste conseguenze del peccato sono ci sono poi così estranee.


Il Signore viene a cercarci, viene a stanarci dalle nostre tane… Dove sei? dice il Signore ad Adamo! Dove sei? chiede il Signore a noi oggi? Quale paura ti abita? Di quale nudità ti vergogni? Perché ti nascondi dal mio volto? Perché ti proteggi dal fratello? Perché non lasci che la luce della vita divina non rischiari le zone d’ombra?

Ed è interessante la dinamica descritta: la luce di Dio che raggiunge l’uomo ripiegato su di sé, che cerca di illuminare le ferite per poterle guarire, fa scattare l’aggressività e la necessità di trovare un “colpevole” che sia certamente fuori di se. Quel limite, quella ferita, non doveva esistere… e se esiste sicuramente non è “colpa” mia… è colpa della donna… è colpa del serpente!

Contemplando questo episodio della storia della salvezza rischiamo sempre di soffermarci troppo sul descrivere colpa e colpevoli, quando invece credo desideri descrivere quelle che sono le “conseguenze” di questo peccato, perché sia d’aiuto nel comprendere dove siamo… e se ci nascondiamo e proteggiamo da Dio o dai fratelli!

Ma volgiamo ora l’attenzione sull’altro lato del trittico dove nel narrarci l’Annunciazione ci viene presentata Maria, Colei che è stata concepita senza peccato originale. La Vergine ci è descritta nella sua piena umanità… piccola sì, ma libera da ogni macchia, da ogni sospetto, da ogni paura e ogni vergogna.

Il suo limite e la sua piccolezza – ha guardato l’umiltà della sua serva - non è un problema per lei… ma piuttosto una risorsa. È proprio la sua piccolezza che la spinge ad esporsi alla luce del Sole divino. Non è esonerata dal timore che la disparità tra la sua piccolezza e la grandezza di Dio genera nel suo cuore. Ma non fugge per la paura, non si nasconde per la vergogna. Nel suo essere Immacolata non significa che Maria non faccia esperienza del suo limite, della sua povertà e della sua fragilità. Raggiunta dalla luce divina attraverso le parole dell’Angelo non si adopera per nascondersi o scaricare la colpa del suo limite su altri. Lo presenta in tutta semplicità… come avverrà questo? Come per dire, non è in mio potere… ma mi affido alle tue mani! In Te tutto è possibile!

Mi sono imbattuto ieri in una bella frase di Simone Weil che riassume in poche parole il mistero di Maria: Di fronte al sole il meglio che l'aria possa fare è di essere trasparente.

Di fronte allo Spirito il meglio che l'anima possa fare è di essere povera 

Lei è pienamente creatura, perché pienamente e consapevolmente povera… senza paura, senza vergogna, senza affannarsi a ricercare un qualcuno su cui scaricare il peso della piccolezza o l’imbarazzo della sua nudità.

Sa che quella povertà è l’opportunità per lasciar spazio a Dio, per far fare a Lui opere prodigiose.

Per questo in lei una sola postura: quella di una donna che si lascia trovare. Per questo nella sua bocca c’è solo una parola: Eccomi, sono la serva del Signore.

Lei è veramente santa e immacolata, perché libera dalla paura (= dal peccato), ma una “libertà da” che trova il suo unico senso nell’essere “libera per”… servire, amare!

Chiediamo allora oggi all’Immacolata di lasciarci trovare dal Signore nelle nostre povertà, liberi dal sospetto, dalla paura, dalla vergogna che ci porta ad accusare gli altri e Dio. Liberi da… per essere liberi per servire, amare Dio e i fratelli ed in ogni cosa essere lode della sua Gloria.

P. Emanuele

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