Solennità della dedicazione della chiesa del Dominus Tecum 23/09/2022

 


Siano aperti i tuoi occhi verso la casa, verso il luogo di cui hai detto: lì porrò il mio nome.

È bella questa espressione. C’è un “luogo” ove Dio “pone il suo nome”! È questo un modo di dire nella Scrittura, soprattutto nell’Antico Testamento, che ricorre molte volte ed era il modo con il quale l’agiografo biblico descriveva l’esperienza che l’uomo faceva dell’incontro con Dio.

Vi è un luogo e un tempo per tutti gli uomini nel quale il Signore si manifesta e l’esperienza della prossimità con Dio rinnova la speranza nell’uomo di potersi rivolgere con fiducia al suo Creatore.

Esiste un luogo ed un tempo! e celebrare la festa della Dedicazione di una chiesa – e per noi oggi di questa nostra chiesa - è fare memoria e ringraziare Dio per un luogo dove per ciascuno di noi il Signore ha posto il suo nome, dove lo abbiamo riconosciuto farsi vicino e dove ciascuno di noi si è sentito a casa. Per questo “nome” abbiamo lasciato tutto, e su questo “nome” abbiamo scommesso.

È a partire da questa esperienza che con fiducia in questa casa per noi e per tanta gente il nome di Dio può essere invocato, ringraziato, interpellato… e dona consolazione la consapevolezza che vi possa essere un “luogo” dove gli “occhi”, le “orecchie” e il “cuore” di Dio sono orientati.

Ma celebrare la festa della dedicazione è anche riconoscere che quel “nome” con il quale Dio si è manifestato a ciascuno di noi non è mai il “nome” definitivo. L’esperienza di Dio che possiamo fare in un dato momento non dice mai la totalità di quello che Dio è e sarà per noi. Egli è sempre oltre anche la sua stessa manifestazione che avviene in un momento puntuale e di grazia. Abbiamo potuto sperimentarlo come Dio misericordioso, come Dio sposo, come Dio amante, come Dio tenero, come Dio esigente, come Dio potente, come Dio umile, come Dio di comunione… ma pur potendo dargli un “nome” dobbiamo conservare la consapevolezza che non è lì, in quella esperienza passata che è custodita la pienezza e la totalità dell’incontro con Dio. Dio e la vita divina che ci attende è sempre davanti a noi.

Celebrare la dedicazione di una Chiesa non è coltivare la nostalgia dell’esperienza del passato, ma è rinnovare la fiducia in un Dio che, continuando il mistero dell’incarnazione e manifestandosi prossimo alle sorti di ciascuno di noi e di tutta l’umanità, ci precede.

C’è e sempre ci sarà un nome nuovo con il quale il Signore desidera manifestarsi a noi, perché come la

samaritana, possiamo imparare a comprendere che non è “sul monte Garizim o a Gerusalemme” il luogo dove si deve adorare Dio, ma in ogni istante della vita di ciascuno di noi è custodito un tempo e un luogo dove è possibile adorare il Padre in spirito e verità, è custodito un tempo e un luogo dove Dio, fedelmente e ostinatamente continua a “porre il suo nome in mezzo agli uomini”.

In azione di grazie per tutti i nomi con i quali Dio si è fatto prossimo e per questa casa di preghiera dove Egli ha posto il suo nome, chiediamo la grazia di poterlo seguire sui suoi passi.

P Emanuele

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