VITA DELL’ANIMA: SDEGNO RABBIA


 

VITA DELL’ANIMA: SDEGNO RABBIA

 

In quest’anno ancora segnato dall’antipaticissimo signor Covid che ha limitato i nostri spostamenti, i nostri incontri, le nostre relazioni, spesso la rabbia, la frustrazione, l'aggressività si sono manifestate: dapprima perché la pandemia limitava la nostra vita quotidiana e poi perché la cosa ha ancora acuito la crisi economica già in corso. A volte la rabbia era giustificata ma è costruttivo darle sempre libero sfogo?

 

               Nel pensiero biblico, cioè il modo in cui gli autori biblici hanno letto e compreso questa dimensione dell'umano, l’ira può essere giustificata o sbagliata, la sua malignità dipende dall’uso che ne facciamo. E sbagliata quando s’impone come volontà di cancellare l’altro: Caino per esempio decide di uccidere suo fratelli Abele perché il Signore non aveva gradito la sua offerta quanto quella di suo fratello. “Caino ne fu molto rattristato e il suo volto era abbattuto” (Genesi 4,5). Ma ci sono anche episodi in cui l'ira è giustificata come la cacciata dei venditori dal tempio da parte di Gesù. In questo caso l’ira mira a ristabilire il bene comune ed a correggere. È giusto, infatti, correggere soprattutto quando il male è evidente e grave.

 

               L’ira in sé poi non è sempre da condannare. In quanto emozione, quella che gli psicologi chiamano aggressività ci è utile fin dalla nascita, poi per crescere, durante l'adolescenza per forgiarci una personalità ed affrontare la vita. Essa diventa cattiva quando non riusciamo a dominarla, quando le reazioni a cui ci porta sono sproporzionate rispetto al male ricevuto, all'offesa subita, alla frustrazione accumulata...Insomma quando ragioniamo con la pancia e le nostre azioni sfociano nella violenza. Il luogo dove possiamo imparare a dominarla educandola ed elaborandola è il cuore, il cuore in senso biblico: il luogo dove si intrecciano l’anima, la mente, la razionalità, l'affettività le pulsioni, i desideri...Per analogia con l’organo fisiologico, che pur essendo nascosto al centro della cassa toracica, assicura la circolazione del sangue e dunque la vita.

 

Già san Giovanni Cassiano, monaco vissuto nel quinto secolo, agli albori del monachesimo, ci ricorda che l'ira può essere utile di fronte a movimenti interiori di scoraggiamento o di vigliaccheria di fronte all'ingiustizia. Provare sdegno di fronte alla disuguaglianza o allo sfruttamento e bene. Ma egli ci mette in guardia dal covarla, dal coltivarla perché essa può accecare il nostro sguardo interiore. “Rinchiusa nel nostro cuore, la collera può anche non offendere chi ci sta attorno ma ella impedisce all’eclatante luce dello Spirito santo di raggiungerci, come se noi la manifestassimo” (Giovanni Cassiano, Istituzioni Cenobitiche, 8). L’ira a lungo covata nel nostro cuore può infatti sfociare nel tradimento, nella violenza verbale e anche fisica.

 

               La gratuità come stile di vita, può guarirci dall'ira che porta alla violenza. Caino come abbiamo visto uccide suo fratello Abele perché si lascia dominare dalla collera. Caino non ha subito nessuna ingiustizia da parte di suo fratello ma la sua ira era accompagnata dalla tristezza, perché Dio non aveva gradito la sua offerta quanto quella di suo fratello, quindi l’invidia. L’esperienza e la consapevolezza di aver ricevuto tutto: la vita dai nostri genitori, la cultura dai nostri insegnanti, la fede dalla nostra comunità parrocchiale, ci può guarire dall’invidia che fomenta l’ira e sfocia nella violenza e trasformare la nostra aggressività in un dinamismo costruttore creatore che permette la vita della Comunità.

 

Fr Bernardo

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