Omelia della domenica XXXIII del T.O. (14/11/2021 - Anno B -)

 


I Vangeli delle ultime settimane del tempo liturgico – che sta volgendo al termine – sono Vangeli abbastanza difficili da comprendere. Visioni apocalittiche o parole dure di Gesù che sconcertano, che non riusciamo a comprendere e che vorremmo mettere volentieri a tacere. Sembra quasi che anche la dimensione della misericordia di Dio che predichiamo e sulla quale desideriamo fondare la nostra fede, vacilli oppure chiaramente scompaia dall’orizzonte che ci è proposto.

Il profeta Daniele, nella prima lettura, parla del giudizio finale distinguendo tra coloro che si risveglieranno alla vita eterna e coloro che invece si risveglieranno alla vergogna e per l’infamia eterna.

Il Vangelo stesso ci parla di cose che passeranno e cose che resteranno e parla di una provvisorietà anche di cose che, ai nostri occhi sembrano dirci stabilità, assicurarci fondamenta ben solide.

 

Cielo e terra passeranno, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce e le stelle cadranno dal cielo.

 

Siamo portati a leggere – o forse possiamo rischiare di leggere – pagine come quella di oggi in una chiave moralistica sottolineando l’esito della nostra vita come frutto del nostro modo di aver vissuto la vita: se siamo stati saggi risplenderemo, altrimenti non c’è speranza.

Certo non si può negare il fatto che il nostro modo di vivere ci orienta verso quello che vorremmo essere, e che ciascuno di noi raccoglierà ciò che ha seminato. Ma fermarci a questo livello significherebbe ridurre la nostra fede come a un qualcosa di specificatamente retributivo, e faremmo di Dio un semplice “contabile” che peserà le nostre vite in funzione delle nostre opere di bene e del nostro impegno.

 

Invece la chiave di lettura per entrare nella Parola di Dio che abbiamo ascoltato ce la può dare l’antifona di ingresso che il messale prevede per oggi: “dice il Signore: “io ho progetti di pace e non di sventura…. (Cfr. Ger 29,11-12)

Il Vangelo è buona notizia, è una Parola che ci apre orizzonti di speranza… solo così possiamo osare a muovere passi incontro ad una vita che si apre davanti.

I progetti di Dio sono progetti di pace e di speranza e non di sventura.

E quali sono allora i progetti che il Signore suggerisce oggi per la nostra vita?

Ciò che abbiamo ascoltato descrive la fine del mondo, gli “ultimi giorni” … “in quel tempo… “, giorni nei quali tutto si manifesterà nella sua precarietà e mostrerà che tutti gli appigli ai quali ci siamo appoggiati risulteranno evanescenti. Ma la descrizione di tutta questa “apocalisse” non è per attrarre su di sé l’attenzione ma piuttosto portare l’attenzione altrove: per indicare la manifestazione di Dio.

E forse si potrebbe anche affermare che è anche la manifestazione di Dio che svela agli occhi degli uomini che rivela tutta l’evanescenza di ciò che si era creduto fondamentale. E questa manifestazione di Dio irrompe nella storia attraverso dei piccoli germi di vita che, quando tutto attorno è crisi, è desolazione e distruzione, imperterrita e discreta si affaccia nella scena di questo mondo.

 

Dalla pianta di fico imparate la parabola… quando vedrete accadere queste cose, sappiate che Egli è vicino, è alle porte.

 

Ma non dobbiamo aspettare gli ultimi giorni per fare esperienza di questo. La fine dei tempi che è oggi descritta, in fondo è la fine di ogni tempo e che non corrisponde necessariamente alla fine di una vita.  Questa “fine dei tempi” la sperimentiamo ogni volta che entriamo in una crisi (una crisi nella crescita, una crisi affettiva, una crisi comunitaria…). Ci sono momenti nei quali i punti di riferimento sembrano non esserci più e davanti a sé non sembrano essercene altri. Una “crisi” - come dice etimologicamente la parola – un passaggio che segna uno spartiacque, un qualcosa che avviene e che annuncia una novità. Entrare nella crisi non significa dire che oramai tutto è perduto!

Ma Gesù con la sua parola e la sua vita – poiché in Lui ciò che è proclamato non può assolutamente separarsi dalla vita - dice che dopo una fine ha inizio una nuova vita, la vita rinasce! È la dimensione della Pasqua. Gesù è entrato anche lui in una “fine dei tempi” ma ci ha mostrato con la sua stessa vita che al di la di quella crisi, o proprio attraversando quella crisi, è data la manifestazione della potenza di Dio, la potenza della Pasqua, la potenza della Risurrezione.

In mezzo a tutto lo scombussolamento delle vite, in una vita che progressivamente si fa povera di appoggi e di appigli resta solo la Parola di Dio che ci rivela: Dio di manifesta, Dio salva, Dio ama, Dio conduce, Dio protegge.

In questa domenica, che precede la solennità di Cristo Re, papa Francesco invita a rivolgere il nostro sguardo e la nostra attenzione nei confronti dei poveri.

I poveri non sono persone “esterne” alla comunità, “ma fratelli e sorelle con cui condividere la sofferenza, per alleviare il loro disagio e l’emarginazione, perché venga loro restituita la dignità perduta e assicurata l’inclusione sociale necessaria”.

Dice il papa. Ma al tempo stesso, nel messaggio che ha rivolto a tutta la Chiesa per la giornata odierna dice che:

I poveri di ogni condizione e ogni latitudine ci evangelizzano, perché permettono di riscoprire in modo sempre nuovo i tratti più genuini del volto del Padre.

Sono essi che ci precedono, perché, poveri di appigli, saranno i primi a cogliere la manifestazione del Dio che viene.

Forse alcuni di noi, alcune delle nostre famiglie o comunità stanno attraversando momenti di crisi… la Parola di Dio di oggi ci è di consolazione: nel mezzo di queste crisi una Pasqua ci attende… Egli è la che ci attende, venendoci incontro.

Facciamo allora nostre nella preghiera le parole del salmo 15 che abbiamo cantato:


Il Signore è mia parte di eredità e mio calice: nelle tue mani è la mia vita. Io pongo sempre davanti a me il Signore, sta alla mia destra, non potrò vacillare. Per questo gioisce il mio cuore ed esulta la mia anima; anche il mio corpo riposa al sicuro, perché non abbandonerai la mia vita negli inferi, né lascerai che il tuo fedele veda la fossa.  Mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena alla tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra.

 P. Emanuele

 


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