VITA DELL’ANIMA: CONTEMPLARE

 



VITA DELL’ANIMA: CONTEMPLARE

 

Il contemplare spesso nella vita di tutti i giorni lo consideriamo come un’attitudine riservata a pochi campioni della mistica, che vivrebbero le loro giornate a mezz'aria tra cielo e terra relegati in un tempo ormai lontano. Contemplare quindi è un‘attitudine appartenente ormai al passato? Oppure è l’appannaggio di pochi uomini e donne nascosti in monasteri e conventi? Oppure è piuttosto un’esperienza necessaria ad ogni credente per intraprendere un autentico e sano cammino spirituale?

 

               Sì, il cammino spirituale comincia con l’esperienza della contemplazione. Per qualcuno può cominciare con la contemplazione stupita della bellezza della natura. Anche l’arte può portarci alla contemplazione ed introdurci in un cammino di vita spirituale. La Gioconda di Leonardo per esempio è una sintesi contemplativa. Nel capolavoro di Leonardo si vede la natura: quell’atmosfera -tipica sua – di nebbiolina leggera che unisce il cielo e la terra. Sì, non c'è divinità senza umanità e viceversa! La Gioconda è immersa nella solitudine e nel silenzio, non parla, non ci sono altri personaggi! Il silenzio e la solitudine sono necessari per cominciare a contemplare. Non se stessi, ma il mistero di Dio. Lei è calma, serena, posata- notare le mani delicatamente posate sul bracciolo- è, in una parola “padrona di sé”; perché centrata, unificata...Lei contempla: ha infatti uno sguardo interiore (non ha gli occhi azzurri), pieno di vita e di dolcezza che ti guarda ma come se guardasse l’Altro al di là di te. Leonardo ha usato tutti colori scuri e delicati, non ci sono coloriture sgargianti perché voleva evitare la superficialità.

 

               Questo non vuol dire che per essere veri credenti, per intraprendere un autentico cammino spirituale dobbiamo vivere le nostre giornate mimando la Gioconda. Al contrario: contemplare Dio ci porta a guardare tutto coi Suoi occhi. A condividere il frutto della nostra contemplazione, cosi come i beni, le fatiche, le gioie, le ansie e le pene degli uomini e delle donne del nostro tempo. Anche in questi ultimi mesi di pandemia, che hanno pesantemente condizionato le nostre giornate, si può essere contemplativi. Una figura biblica della contemplazione è infatti il buon Samaritano della parabola di Luca(Luca 10, 29-37). E lui, Gesù  il buon Samaritano per eccellenza che si prende cura di tutti. Quando lo abbiamo incontrato possiamo assumere il suo “stile” guardare il mondo con i suoi stessi occhi, amare con il suo stesso cuore e avere in noi i suoi stessi sentimenti e atteggiamenti. Contemplare non è andare in estasi e alzarsi tre metri da terra, ma saper guardare uomini e cose con gli stessi occhi del Signore. E possibile contemplare il volto di Dio anche immersi nella cura della famiglia, nelle preoccupazioni del lavoro e anche nella pandemia. Contemplare come il buon samaritano vuol dire vedere Gesù dovunque si è, dove si passa: avere un cuore che lo scorge nelle scarpate dove l’uomo è buttato via, come nelle piaghe del ferito o anche nei medici, infermieri e operatori sanitari che in quest’ultimo anno si sono spesi giorno e notte.

 

               Tra Parola, liturgia e vita non c’è distanza, siamo noi che la creiamo, lasciando in chiesa quello che sperimentiamo durante la messa e vivendo con altri criteri la vita di tutti i giorni!

La contemplazione non è solo il privilegio dei monaci e delle monache, ma dev’essere uno stile di tutti i cristiani se vogliamo dare un senso a quello che succede. Dopo la pandemia dovremmo poterci rendere conto che ci può essere una “contemplazione sulla strada”e anche nelle case, e che questa inizia quando incontriamo Cristo vivo nella liturgia, nella Parola e nella comunione con i fratelli: il Vangelo diventa vita e la vita  s’immerge nel Vangelo. Non c’è più separazione e tutto acquista lentamente e faticosamente un senso! Il “suo senso”. Se la contemplazione è questo allora è bello ed è credibile contemplare! Concludo con un ultimo cenno alla Gioconda. Ella sorride, perché la buona notizia del Vangelo rende felici, di una felicità che non ignora la durezza della vita, ma che la sa finalmente abitare bene con leggerezza e fiducia in Dio in qualsiasi circostanza.

 

Fr Bernardo


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