Omelia della Domenica XXXI (4/11/2018 T.O. Anno B)

<<L’atteggiamento dello scriba
nel brano evangelico di oggi è prettamente legalistico: si accosta a Gesù per sapere qual è il primo e il più grande dei comandamenti.
Era la preoccupazione dei farisei in genere: sapere fin dove dovevano arrivare nell’osservanza dei comandamenti, cui univano più di seicento prescrizioni rituali derivate dalla loro tradizione. Qui lo scriba vuol sapere da Gesù qual è il comandamento più importante, quello che non si può assolutamente trascurare. Gesù, come al solito ribalta le prospettive e mira diritto al cuore della legge. È come se dicesse allo scriba: non preoccuparti di quello che devi o non devi fare o fino a che punto devi o non devi obbedire alle prescrizioni più importanti: tu ama! Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza, e amerai il prossimo come te stesso.
Questi due comandamenti, che poi sono uno solo con due polarità diverse, riassumono e completano tutta la legge dandole uno slancio che supera la pur esigente e meticolosa osservanza farisaica. Chi ama Dio non si accontenta di non avere altri Dei, di non bestemmiare e di essere preciso nella santificazione delle feste. Chi ama Dio va oltre, desidera che tutti lo amino e lo servano con tutte le dimensioni del loro essere, (cuore, mente, forza) con tutto il mondo dei sentimenti, con l’intelligenza e con le forze fisiche e spirituali.
Del resto l’amore non è tale se non è completamente coinvolgente. E la stessa carità che ci spinge verso Dio dimostra di essere autentica se si riversa anche sul nostro prossimo. L’amore quindi non si accontenta di “obbedire ai comandamenti” ma va oltre, perché, come dice S. Bernardo: “La misura dell’amare Dio è amare Dio senza misura”. Quando si ama, il desiderio dell’amato diventa un comandamento cui si obbedisce liberamente e volentieri, anche se costa moltissimo! E questo nel semplice amore umano.
Ricordate tutti la scena del balcone in “Romeo e Giulietta” di Shakespeare, quando Giulietta, avendo scoperto di essersi innamorata del figlio del nemico acerrimo di suo padre sospira: “Romeo, Romeo, perché sei Romeo! Rinnega tuo padre, rinuncia al tuo nome, o se non vuoi, giurami eterno amore e io smetterò di essere una Capuleti”, mentre Romeo è nascosto nel giardino sottostante e la sta ascoltando. Quando Giulietta si accorge che c’è qualcuno e naturalmente chiede: “Chi sei?” Romeo risponde: “Non posso dirti chi sono perché il mio nome ti è odioso, e quindi è odioso anche a me!”: il desiderio dell’amata gli fa rinunciare addirittura alla sua identità pur di renderla felice! Non potrebbe essere così anche per l’amore di Dio, se fosse vero e profondo? Non ci accontenteremmo di obbedire ai comandamenti per “sentirci a posto” ma desidereremmo che ogni nostro pensiero, sentimento, azione piacessero a Dio, e andremmo molto oltre la semplice osservanza letterale di regole e precetti. L’amore “spreca !”, come quel vasetto di alabastro pieno di profumo preziosissimo rotto e versato sui piedi di Gesù nell’unzione di Betania.
Simbolo di tutta la nostra vita e di tutte le dimensioni del nostro essere versate sui piedi di Gesù solo “per fargli piacere”. L’amore non si accontenta, dà sempre di più, non è mai sufficiente per rendere felice la persona amata. E questo vale anche per il prossimo… chi ama i propri fratelli non si accontenta di non uccidere, non rubare, non mentire, non desiderare donna o roba d’altri, ma vuole che ogni uomo sia riconosciuto e promosso nella sua dignità e il suo sguardo si spinge a cercare il bene che c’è anche nella persona apparentemente più repellente, per vedere l’immagine di Dio anche in chi l’ha completamente nascosta o deformata, per costruire un rapporto accogliente e fraterno, o a donare la sua vita per lui, perché “non c’è amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici”.
Gesù per primo ha vissuto questi due comandamenti in modo incomparabile, amando il Padre con tutto il suo cuore, con tutta la sua anima e con tutte le sue forze, sempre! Anche nel momento misterioso dell’abbandono e delle tenebre sulla croce. Con amore filiale incrollabile si è abbandonato pienamente a Colui dal quale si sentiva “abbandonato”, e ci ha amato fino a dare la vita per noi quando eravamo ancora peccatori. Lo dice S. Paolo: “A stento si trova chi sia disposto a morire per un giusto, forse ci può essere uno che muoia per una persona dabbene, ma Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo morì per gli empi, giusto per gli ingiusti!” Gesù non chiede mai ai suoi discepoli se non quanto Lui vive per primo, lasciandoci un esempio: il suo amore per il prossimo abbraccia anche i nemici, e non solo gli amici.
“Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno!” E quindi il suo è un amore ancora più grande di quello di chi da la vita solamente per i propri amici.
Possiamo vedere anche le beatitudini, che abbiamo letto come vangelo nella solennità di Tutti i Santi, in questa prospettiva: Gesù per primo è stato povero in spirito, Lui che “non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio ma si fece obbediente fino alla morte, e alla morte di croce”; lui per primo ha pianto sulla durezza di cuore degli uomini ed è stato consolato con la risurrezione e la vita nuova nello Spirito donata a tutti, lui per primo è stato mite e umile di cuore, misericordioso, affamato e assetato di giustizia, operatore di pace, e ci ha detto esplicitamente di fare altrettanto, e lui per primo è stato perseguitato a causa della giustizia, scacciato, respinto, deriso e condannato, ma ha risposto amando fino alla perfezione e vivendo il duplice comandamento dell’amore fino all’estremo dono di Sé, a gloria del Padre e per il bene del prossimo. In questo senso Egli è la nostra “via”: segna il cammino precedendoci e vivendo per primo e in modo sublime quanto ci chiede, superando anche i “limiti della legge” per immergerci in un amore e in una donazione che non ha limiti e che diventa anticipo del paradiso su questa terra … sì, perché anche il paradiso non sarà altro che amare Dio con tutto il cuore, con tutta le mente e con tutta la forza, e il prossimo come noi stessi … e sentirci pienamente amati dall’Uno e dagli altri… per l’eternità!
E così sia per tutti noi.>>
Fr Gabriele

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