Omelia per l'anniversario della Dedicazione della Chiesa del monastero Dominus Tecum (23 settembre 2025)
21 anni fa celebravamo la dedicazione di questa chiesa.
Consacravamo al culto questo edificio, è vero… ma più che essere una azione che
ci ha visto protagonisti, dobbiamo riconoscere che sia stata la risposta ad un
Dio che ci ha preceduto, che – per così dire – ha scelto questo posto.
In fondo è questo il movimento di Dio… Lui per primo si
manifesta, lui per primo ci raggiunge.
È bella la prima lettura… il profeta Ezechiele parla di una
gloria di Dio che GIUNGE ed ENTRA nel tempio.
Celebriamo dunque l’irruzione di Dio in questa storia e non l’opera delle nostre mani che ha costruito uno spazio dove custodire e relegare la nostra memoria e la nostra lode per un Dio che è lontano, che abita i cieli. Non ci fosse stata la percezione di un incontro, di un Dio che ci ha preceduto non si sarebbe costruito nulla…
Il Signore dice: QUESTO
è il luogo del mio trono… dove io abiterò in mezzo ai figli di Israele, per
sempre!
Certo, non è l’unico, ma lo è per noi!!
Dedicare una chiesa allora è riconoscere questo movimento di Dio! Dio mi viene incontro. Come? Come sta agendo nella mia vita personale? nella vita della mia comunità? Quali sono i segni del suo (impercettibile) passaggio?
E quindi ogni istante della nostra vita è sacro, perché visitato, è abitato dalla presenza di Dio che si prende cura di noi e ci invita verso un “oltre”. La sua presenza in mezzo a noi, ci fa sconfinare nell’ “oltre” di Dio.
È bello contemplare l’immagine di Zaccheo, piccolo di statura, che sale su un sicomoro perché il suo orizzonte si allarghi. Ma “l’oltre” che offre un sicomoro è sempre un oltre di corte vedute. Gesù desidera allargarlo… Si ferma, si mette alla ricerca di Zaccheo e l’orizzonte di questo pubblicano si allarga solo perdendosi nello sguardo di Gesù. Quello sguardo che gli dice di essere profondamente amato, cercato. E questo sguardo rimette in moto un cammino… Non sa bene dove questo cammino lo porterà, ma sa di dover compiere semplicemente i pochi passi possibili che vede davanti a sé, fidandosi di quell’ “Oltre” intravisto nello sguardo di Gesù… la condivisione con i poveri, la restituzione del maltolto.
Anche noi chiamati a perderci nell’oltre di Dio,
immergendoci in quello sguardo e provando a muovere quei pochi passi di cui ora
siamo consapevoli… sapendo che la pietra sulla quale appoggiare i nostri passi
è la promessa della Sua Presenza, è la Sua parola che conferma questa verità: “io sarò il vostro Dio e voi sarete il mio
popolo”.
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