Omelia per la III domenica di Pasqua (14 aprile 2024)

 




La liturgia in questa terza domenica di Pasqua continua a farci dimorare nel cenacolo, nel giorno stesso della Risurrezione di Gesù. Continuiamo a dimorare in quel luogo forse perché anche noi, come i discepoli, facciamo fatica a comprendere quale sia veramente il senso che la risurrezione del Signore ha per la nostra vita. Forse come gli interlocutori di Pietro, anche noi ci siamo trovati o ci troviamo ancora ad agire nell’ignoranza, non tanto nel rinnegare o consegnare Gesù nelle mani dei nemici - anche se ci potrebbero essere tanti modi per rinnegare Gesù anche nelle nostre vite -  ma di certo nel sottovalutare la grazia che l’evento della Pasqua potrebbe invece avere nelle nostro ordinario! L’invito allora alla conversione che Pietro rivolge continua ad essere sempre attuale!

Il Risorto, dopo essere apparso ed aver camminato con i discepoli verso Emmaus ora appare a coloro che invece “si nascondevano”, si vergognavano, chiusi in quella stanza dove avevano condiviso l’ultima cena. E il Signore li raggiunge. Luca ci tiene a sottolineare che la presenza di Gesù dimora in mezzo a loro! Il Signore appare in mezzo ai discepoli, nessuna distanza intercorre tra il Signore e gli apostoli. C’è vicinanza, prossimità… anzi quel suo essere “in mezzo” sembrerebbe evocare quasi un mescolamento, come del lievito nella pasta.

E la presenza del Maestro è descritta nella sua realtà corporea! Il Vangelo desidera proprio sottolinearlo. Non è un fantasma! Il Cristo appare nel suo vero corpo risorto!! Un corpo che porta i segni di una vita reale: i mani e i piedi trafitti, che non escludono nulla di quanto Egli ha vissuto, ma sono offerti alla contemplazione dei discepoli in un modo tutto trasfigurato.

Forse potremmo erroneamente pensare che nella vita dopo la morte, nella vita da risorti, tutto ciò che di negativo ha caratterizzato la vita terrena scomparirà. Ed invece Gesù, presentandosi nell’integrità del suo corpo, con anche i segni della passione, dice che lì in mezzo ai discepoli c’è il Maestro nell’integrità della sua storia… nulla è rinnegato o dimenticato di quanto Egli ha condiviso o vissuto con i suoi.
Ma c’è una unica differenza: i segni dei chiodi nelle mani e nei piedi, il costato trafitto non sono più segno dei patimenti o delle avversità subite, ma luogo nel quale si è manifestato e si manifesta ancora il Suo Amore per noi: Gesù è stato disposto a morire per amarci.

Mi ricordo in tempo di noviziato una riflessione fatta dal priore di Lerins, il quale riportava un articolo di un teologo protestante che, per parlare della realtà della risurrezione dei corpi, amava immaginare il corpo risorto della sua nonna, non giovane e bella,- come fosse riportata alla sua originaria bellezza - ma anziana e con le rughe e con tutte quelle cicatrici che aveva nelle mani, cicatrici procurate per cucinare e fare l’orto per nutrire la famiglia, cicatrici che dicevano il modo concreto con cui questa anziana donna aveva amato i suoi… un amore che li aveva accompagnati fino alla fine dei suoi giorni.

E così in questo Gesù risorto che contempliamo in mezzo ai suoi, in quel corpo risorto c’è TUTTO della sua vita!! Tutto ciò che è stato il segno del Suo amore per noi! Nulla è escluso! C’è tutto di Lui e i discepoli possono riconoscerlo!

Poi c’è un altro dettaglio che Luca ci consegna: questa presenza di Gesù risorto in mezzo ai suoi, è portatrice di pace. Le prime parole che sono sulla bocca di Gesù sono un augurio di pace… e quando Dio dice, ciò che dice avviene: “Pace a voi!”.

C’è pace perché il risorto è in mezzo ai suoi. Eppure questa pace sembra convivere con tutta una gamma di sentimenti! Gesù li interroga sulla motivazione del loro turbamento, della loro paura! Ma nonostante questo, e nonostante si mostrasse nel suo vero corpo, un magma di sentimenti continua ad abitare il cuore dei discepoli: gioia, stupore, sconvolgimento e paura, dubbio! Anzi, per sottolineare maggiormente la complessità di ciò che vivevano in quel momento, l’evangelista usa espressioni particolarmente contraddittorie come “per la gioia non credevano ancora”.

Poche righe, ma in questi discepoli ci è offerto uno spaccato di umanità… quella nostra umanità che vive di contraddizioni e che si lascia disorientare dalla complessità della vita e dalla molteplicità di ciò che sente muoversi nel proprio animo. In questi discepoli abita il desiderio di credere e di abbandonarsi, ma anche la resistenza posta da una razionalità che vuole tutto comprendere, c’è la gioia per qualcosa di bello che sta accadendo, ma il terrore folle di qualcosa di nuovo che sta succedendo e che non si riesce a controllare!

L’augurio di pace e lo stare del Risorto, però, è come se permettesse che anche gli estremi convivano, ma senza confonderli, ne farli coincidere! Il Signore ne è consapevole e non si scandalizza di questo ma, provocando, comincia a dargli un nome: “perché siete turbati? Perché sorgono dubbi?”… e in questo modo li disarma! La contraddittorietà della vita ci fa problema perché ci sentiamo strattonati da elementi esterni che ci fanno sentire lacerati, divisi. Troppo spesso questi estremi muovono guerra dentro di noi, facendoci sentire contraddittori, ipocriti e incoerenti.

Ma contempliamo oggi tutta la delicatezza del nostro Dio. Gesù abitando e stando in mezzo ai suoi discepoli con il suo vero corpo e augurando la pace non pretende né esige la risoluzione di queste tensioni, ma le concilia invitando a guardare la realtà in modo diverso: “malgrado” queste contraddizioni, o forse proprio in mezzo a queste contraddizioni una vita nuova appare! C’è una “vita nuova” da scoprire nel tenere insieme le nostre contraddizioni, o punti divista differenti, perché sono il tutto della nostra umanità che il Signore visita!

Tutto ciò che ci sembra in opposizione, in realtà, non è di impedimento per una pace di fondo che trova la sua radice nel fatto che il Signore è lì, in mezzo a quella vita!

E forse quelle stesse contraddizioni sono foriere di una benedizione che sul momento non ci è dato di vedere, ma che a suo tempo si svelerà in tutta la sua bellezza. Capiremo dopo… ma certamente il Signore è in mezzo a noi!

Chiediamo allora con insistenza al Signore che nei contesti di appartenenza nei quali siamo radicati – famiglia, lavoro ecc – pur sperimentando punti di vista diversi, tensioni, gioie, tristezze, fasi di stallo, non venga mai meno la consapevolezza che Gesù vuole mostrarci tutto il suo amore stando in mezzo a noi e che conduce la vita di tutti e di ciascuno: il nostro cuore allora dimorerà nella pace, quella vera!


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