Omelia III dom di quaresima (12/03/2023 - Anno A-)

 



Quando leggiamo un brano dell’evangelista Giovanni, teniamo presente che ci sono sempre due piani di lettura sovrapposti: 1) quello più superficiale, che rimanda ai sensi e al modo comune di comprendere degli uomini, e porta tutta la sua attenzione agli aspetti dell’Umanità di Cristo, giudicati in modo più o meno contraddittorio; 2) quello più spirituale, che rimanda al mistero di Cristo, figlio di Dio e Messia, alla sua divinità e al significato più profondo nascosto sotto le realtà che i nostri sensi ci dimostrano.

 Colui che si apre a Cristo nell’atto di fede passa dall’uno all’altro piano e riconosce nell’Uomo Gesù di Nazareth il Messia, il figlio di Dio, attuando un piano più o meno lungo di conversione. E’ quanto succede alla donna in questione nel brano che abbiamo letto.

La prima cosa che stupisce è l’ora inconsueta in cui questa donna va ad attingere acqua al pozzo di Giacobbe, spinta esclusivamente dal bisogno naturale: verso mezzogiorno, l’ora in cui non circola nessuno, perché fa troppo caldo: le donne andavano ad attingere acqua o all’alba o al tramonto. E’ evidente che la Samaritana non vuole incontrare nessuno: si sente rifiutata e giudicata dai suoi compaesani ed anch’essa li rifiuta. Il peccato ci rinchiude sempre in noi stessi e ci impedisce qualsiasi relazione con Dio e con il prossimo: anzi stiamo male anche con noi stessi (Adamo che si nasconde perché si sente nudo, oltre che sporco, davanti a Dio).

Gesù si presenta a lei come un uomo stanco e assetato! (Ricordiamo quella parola di Gesù sulla croce “ho sete!” Sete della nostra fede, del nostro amore, della nostra salvezza) In modo inaudito le rivolge la parola per primo. I Farisei non si facevano vedere a parlare in pubblico nemmeno con la loro moglie.

Gesù parla per primo a una donna, eretica e peccatrice. La donna cerca di “inquadrarlo” attribuendogli man mano un titolo che indica via via il suo cammino di fede: qui il titolo è “Giudeo”.

Gesù promette acqua viva: allusione allo spirito Santo. Uno dei simboli per descriverlo sia nel “Veni Sancte Spiritus” che nel “Veni Creator” è appunto questo: fonte viva! Acqua che lava ciò che è sordido, irriga ciò che è arido, e sana ciò che sanguina. Naturalmente la nostra mente corre al sacramento della rigenerazione il Battesimo, che attraverso l’acqua ha prodotto in noi questi effetti di salvezza.

 Ricordiamo anche quanto diceva S. Ignazio di Antiochia nella sua lettera ai romani “mormora in me una fonte di acqua viva che dice: ’vieni al Padre!’”.

Poi Gesù mette la donna di fronte a se stessa: le rivela la sua fragilità non condannandola ma amandola e aiutandola così a riconoscerla e ad accettarla. Solo l’amore converte! Ricordiamolo nelle nostre comunità, quando agiamo di più per condanna o per fastidio. Se amassimo veramente i nostri fratelli potremmo dir loro tutto e ci ringrazierebbero. Invece vogliamo far valere i nostri diritti, vogliamo essere rispettarti, non vogliamo che si vedano e si dicano i nostri difetti, perché anche noi non vogliamo riconoscerli e accettarli, come questa donna all’inizio del brano nei confronti dei suoi compaesani.

 Invece la conversione vera sta nell’accettare i propri limiti, nel chiamarli per nome, nel riconoscerli, supplicando la divina misericordia che ci perdoni e ci sollevi.

E questo, puntualmente avviene (Teresa di Lisieux – L’ascensore). Questa donna si converte proprio perché Cristo le dice quello che è amandola. La logica del perdono ha questa massima: “anche se ho ragione io ti perdono perché ti amo più dei miei diritti” e come va d’accordo con la preghiera di Gesù per suoi crocifissori: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno!”

La donna stavolta lo chiama “profeta” e, forse per un ultimo tentativo di nascondersi butta la questione sull’eterno problema che divideva i giudei dai samaritani: “dove dobbiamo adorare Dio? Nel Tempio di Gerusalemme o sul monte Garizim?”. Gesù risponde : “ I veri adoratori adoreranno il Padre in Spirito e verità”: come se le dicesse: “proprio tu, che sei quelli che sei, diventi il Tempio per il nuovo culto! Tu sei il tempio dello Spirito Santo nel quale si adora il Padre!” E in Giovanni la teologia del Corpo di Cristo come del vero tempio è molto sviluppata! “Distruggete questo tempio e io in tre giorni lo farò risorgere! – e parlava del Tempio del suo Corpo!” Dal suo fianco squarciato sulla croce sgorgano sangue ed acqua (Visione di Ezechiele l’acqua che sgorga dal lato destro del Tempio). Se ci “incorporiamo a Cristo con la fede, la conversione, l’ascolto della sua parola e i sacramenti le nostre persone diventano tempio dove si adora Dio in spirito e verità. Tutto ciò rimanda al grandissimo mistero dell’inabitazione della Trinità in noi.

Gesù si rivela a lei come Messia! E la donna si sente chiamata ed inviata, oltre che amata e perdonata: lascia la brocca (supera la logica del vivere secondo i propri istinti naturali) supera la vergogna e il desiderio di isolamento. Anzi le sue debolezze diventano il motivo dell’annuncio: “mi ha detto tutto ciò che ho fatto!” e va proprio da coloro che prima voleva evitare.

I samaritani credono, incontrano personalmente Gesù e la donna, finito il suo compito, in un certo senso “scompare” ricordiamo che questo “tirarsi in disparte” è tipico del discepolo: siamo servi inutili, abbiamo fatto quello che dovevamo fare. Teniamo presente questo quando ci sono i vari cambiamenti o le scadenze dalle varie cariche e ci sentiremo meno angosciati e meno indispensabili. E questo sarà fonte di vera libertà interiore. Via gli attaccamenti, umanamente comprensibili, ma dobbiamo imparare a superare la logica puramente umana in nome della nostra adesione profonda a Cristo Uomo-Dio.

Fr Gabriele

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