Omelia del giorno di Natale (25/12/2022 -Anno A-)
“E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo
contemplato la sua gloria”. Questa breve frase ha una forza che riassume tutta la storia del mondo e il suo futuro. L’orazione iniziale ci ha fatto pregare così: “O Dio, che in modo mirabile ci hai creati a tua immagine, e in modo più mirabile ci hai rinnovati e redenti”.
Il Verbo ha preso la carne dell’uomo per ricondurla all’immagine del suo Creatore e ha voluto rinnovarci e redimerci per condividere con noi la sua vita divina. E’ il grande mistero che celebriamo oggi, mistero che racchiude tante sfaccettature: la bellezza della nascita di una persona umana,
accolta da una Madre e da un Padre, ma anche da coloro che hanno un cuore
povero e mite, fame e sete di lui, e che sono nelle lacrime nell’attesa di un
consolatore, che ridoni dignità e pace alla loro vita. È anche la festa dell’Amore trinitario che si comunica all’umanità, aprendo le porte del Paradiso, cioè dell’intimità e dell’amicizia con Dio e che dice che siamo chiamati a vincere la morte, con cui il peccato e il Nemico per invidia ci hanno feriti e sfigurati.
È anche la festa dei doni che dicono l’affetto e il rispetto, la gioia di dare gioia, perché Dio è dono, Dio si dà, Dio colma i suo diletti, e lo siamo tutti, buoni e cattivi, grandi e piccoli, credenti e non. Tutti ci ha creati, tutti ci ama, e tutti vuole redimerci.
Dio oggi si fa pellegrino nel mondo, su questa terra di una bellezza e di uno
splendore che solo Dio poteva creare, su questa terra irrigata da un oceano di
lacrime. Il Creatore è venuto per riflettere sul suo volto la bellezza del suo creato e per farlo rigare dalle lacrime di noi tutti.
Dove viene ad abitare oggi? Dove pianta la sua tenda, come dice San Giovanni? Innanzitutto nei cuori di coloro che lo attendono e aspettano il Salvatore, ma poi soprattutto là da dove gli uomini fuggono: dalla guerra, dalla fame, dalla violenza.
I giornali dimenticano tanti luoghi in cui conoscendolo o non conoscendolo si aspetta il Salvatore. Lui non ne dimentica nessuno.
Natale è per noi Speranza: speranza per le giovani in Iran e in Afganistan, speranza per coloro che vivono nella violenza a Haiti, speranza per il Congo e per l’Ucraina, speranza per tutti i lasciati da parte. Il Verbo si fa carne e pianta la tenda sotto quei portici dove i senzatetto muoiono di freddo e là dove la terra non dà da mangiare perché riarsa dal caldo.
Nessuno è dimenticato.
E noi abbiamo da lui la grazia di ridiventare sua immagine, di vivere nell’intimità dei Tre Unico Dio, di diventare capaci dell’amicizia con cui Dio è sempre stato vicino all’uomo, di essere Luce del mondo e Sale del mondo, perché la nostra società diventa insipida, se noi non le diamo sapore.
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