Omelia solennità dell'Ascensione (29/05/2022 - Anno C-)

 


Oggi festeggiamo la pienezza della missione del Verbo di Dio: in obbedienza al Padre e per un infinito amore per l’umanità ha assunto la nostra carne. A Natale si contempla il mistero del Verbo che si è fatto carne, che ha preso tutta la nostra fragilità salvo il peccato e ha voluto essere con noi nelle sofferenze fisiche e morali di tanti poveri della terra, si è fatto compagno di tutte le povertà della terra. 

Nel Bambino di Betlemme abbiamo visto la povertà materiale, nel crocifisso di Gerusalemme la sofferenza fisica e morale degli uomini rifiutati, perseguitati e torturati dalla cattiveria umana. Cristo è risorto vincitore, per noi, su tutta questa miseria umana e oggi festeggiamo il fatto che pienamente Dio e pienamente uomo ha portato la vita umana nella gloria del Padre e l’ha fatta sedere “alla destra di Dio”, nella gloria divina che dall’eternità Dio ha voluto condividere con noi. 

La lettera agli Ebrei ci ha detto: “Abbiamo piena libertà di entrare nel santuario per mezzo del sangue di Gesù, via nuova e vivente che Egli ha inaugurato per noi attraverso il velo, cioè la sua carne, e poiché abbiamo un sacerdote grande nella casa di Dio, accostiamoci con cuore sincero, nella pienezza della fede”: Gesù ci dona di poter avanzare con fiducia, sulle strade del mondo, fino all’incontro ultimo con il Padre, quando saremo in Lui, nella sua gloria, grazie all’umanità glorificata di Cristo. Ha tutto vissuto per renderci simili a lui. 

E’ una cosa che non dobbiamo mai dimenticare, neanche quando siamo sommersi da inquietudini, dolori, umiliazioni. Dio li ha fatti suoi per darci tutto di Lui. Oggi vediamo il Signore salire sotto lo sguardo stupito degli Apostoli; erano forse anche un po’ smarriti e sono rimasti inchiodati, come increduli. Quale poteva essere ora la loro vita? Erano ormai troppo abituati a seguire il Maestro, che anche nel momento in cui la folla l’aveva abbandonato perché il discorso che faceva loro era “troppo duro”, non potevano pensare ad altro che a rimanere con lui. Gli Atti degli Apostoli ci dicono che due uomini in bianche vesti hanno loro indicato il nuovo percorso: il Cristo ritornerà. 

Questo ha aperto la loro memoria e si sono ricordati le parole del Signore. Ormai dovevano preparare il mondo intero ad accogliere la Buona Novella, partire ed annunciare l’infinito amore di Dio del quale erano stati testimoni; e la grandezza delle Parola che salva. E’ vero, secondo il detto del Signore, dovevano prima attendere la venuta dello Spirito, perché da soli non potevano fare nulla. E potevano interrogarsi su cosa questo volesse dire. Ma ormai la fiducia era entrata nel loro cuore: avevano visto il Risorto avevano ricevuto la sua benedizione e un mandato immenso, quello di annunciare al mondo intero la conversione e il perdono dei peccati, cioè guarire i cuori facendo scoprire che non siamo abbandonati e che l’Amore sarà sempre con noi! “Tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio.” 

Questo giorno è per noi la cerniera con cui si apre la porta che lascia il passaggio alla forza della Risurrezione e che ci conduce alla piena divinizzazione del mondo: quando lo Spirito di Dio scendendo infuocherà il mondo attraverso l’esultanza dei nostri cuori, come dice l’orazione di oggi. Ve la ridico perché ogni sua parola è per noi sorgente di vita, di gioia e di pace, ma anche di conoscenza. “Esulti di santa gioia la tua Chiesa, o Padre, per il mistero che celebra in questa liturgia di lode, poiché nel tuo Figlio asceso al cielo la nostra umanità è innalzata accanto a te, e noi, membra del suo corpo, viviamo nella speranza di raggiungere Cristo, nostro capo, nella gloria.” 

Pregandola noi facciamo un grande atto di fede, di quella fede capace di trasformare la nostra vita, a volte un po grigia, in un fiotto di luci di splendidi colori. Oggi sembra un giorno un po’ pallido difronte alle grandi feste che lo attorniano, tanto che non hanno neanche pensato che era importante tenerlo alla data di cui parla il Vangelo, cioè al termine della gioiosa quaresima di Pasqua, che risponde a quella penitenziale che conduceva alla Passione e risurrezione. Eppure è il giorno che dà senso alla creazione, quando con l’entrata dell’Uomo nella gloria della Trinità l’amore del primo “sia” della Genesi trova la sua pienezza. Oggi con Gesù noi possiamo già dire: il mio posto, la mia casa, il luogo in cui sono davvero me stesso è la Trinità. 

E come gli Apostoli nel Cenacolo noi aspettiamo che il Fuoco dello Spirito renda tutto un’offerta gradita e riconoscente per la gloria che Dio ha voluto condividere con noi.

P. Cesare

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