Omelia della domenica V del T.O. (06/01/2022 - Anno C-)

 


Le persone fanno ressa attorno a Gesù, e non è la sola volta. Spesso le
persone si riuniscono attorno a Gesù per ottenere qualcosa: un favore,
una guarigione, etc. Abbiamo già sentito dire: quanto abbiamo udito che
accadde a Cafàrnao fallo anche qui, figlio di Davide abbi pietà di me,
dammi di quest’acqua, se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello,
sarò guarita, se solo continuassimo a leggere troveremmo l’episodio di
un lebbroso che chiede di essere guarito. Ma i in questo frangente le
persone cercano Gesù non perché avevano mangiato, come dopo la
moltiplicazione dei pani e dei pesci, ora fanno ressa per un altro cibo,
per ascoltare la Parola di Dio. Siccome la situazione non è agevole,
Gesù vedendo delle barche, sale su una di esse si scosta un po dalla
riva in modo da parlare tranquillamente alla gente. Non solo ora può
parlare senza essere pressato, ma può anche beneficiare dell’acustica di
un anfiteatro. Possiamo immaginare la scena come se fossimo uno degli
uditori: le persone sedute sulla riva magari leggermente in discesa e
Gesù sulla barca in prossimità della riva. Il primo elemento che mi
viene in mente è che Gesù per annunciare la parola  di Dio Gesù si
posiziona nel punto più basso, un cammino simile a quello di Giona che
prima di annunciare la Parola a Ninive deve fare questo cammino di
discesa, come a dire che il luogo della frequentazione della parola di
Dio è l’umiltà, che per approcciarvisi occorre fare questo cammino verso
il punto più basso dell’umiltà. Un secondo elemento che mi viene in
mente è che questo luogo non è sulla terra ferma, non è un punto
stabile, è invece al di fuori della nostra zona di comfort, cioè
abbracciare la parola di Dio porta con se una certa dose di incertezza.
Non possiamo davvero accogliere la parola di Dio se non accettiamo di
abbandonare le nostre certezze e le nostre sicurezze. Non si può stare
in piedi sull’acqua come sulla terra c’è bisogno di un sostegno come una
barca, e questo ti toglie quella certezza del basto a me stesso,
l’ascolto della parola di Dio presuppone l’abbandonarsi, Pietro ha
potuto camminare sulle acque nella misura in cui si è abbandonato alle
parole di Gesù.
Accogliere la parola poi è andare contro logica, i pescatori che hanno
appena finito di lavare le reti, non esitano a sporcarle di nuovo:
nonostante non abbiamo preso nulla tutta la notte, alle parole di Gesù
rispondono prontamente: sulla tua parola getterò le mie reti. Ascoltare
la parola di Dio quindi oltre che affidarsi è anche rispondere ad una
richiesta spesso scomoda. Infine accogliere la Parola di Dio è sfidare
l’ignoto: perché il frutto della Parola è quasi sempre non visibile
nell’immediato, nascosto come i frutti del mare che anche se non si
vedono sono lì, presenti ma in profondità. Le persone che guardano Gesù
vedono alle sue spalle questo lago che come la Parola contiene un tesoro
che anche se non immediatamente visibile c’è.
Per noi oggi, nell’epoca del tutto visibile e del tutto spiegabile forse
è ancora più difficile fidarsi del fatto che c’è un tesoro nascosto che
ci attende. Allora quando questa Parola ci sembra incomprensibile, poco
adatta ai nostri tempi, non in fase con la nostra vita e poco incarnata
in essa, possiamo chiederci se il motivo non sia che anziché guardare in
faccia e affrontare quello che non capiamo e ci spaventa, preferiamo
rimanere nella nostra area di sicurezza, e se non è perché preferiamo
affidarci solo a noi stessi pur di stare in una zona conoscibile
piuttosto che doverci affidare a qualcuno per sperare in un futuro fuori
dal comune.

Fr Abramo

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