Omelia professione solenne di fr Simone (09/10/2021)


 

È bella l’immagine che ci consegna la prima lettura e credo sia prezioso che questa Parola risuoni in occasione di una professione solenne:

Come la pioggia e la neve così è la Parola di Dio che ci è donata.

Essa irriga, feconda, fa germogliare, dà seme, dà pane. Una Parola dunque che opera, che lavora i cuori, che rende le nostre vite generative. Una Parola che dà nutrimento, e che, al tempo stesso, offre ciò che deve essere condiviso… dà il seme a chi semina e il pane a chi mangia.

Sembra però che, in tutto questo, nessuno sforzo di colui che lavora il campo sia veramente determinante, necessario… è richiesta solo la fiducia. La Parola opera tutto, in ogni cosa essa agisce. Nulla può ostacolare la potenza di vita che questa “pioggia” e questa “neve” porta con sé. La Parola fa il suo corso in noi!

Ora, della Parola di Dio noi viviamo! Siamo qui perché abbiamo sentito rivolgerci da Dio una Parola, che ha lavorato il terreno del nostro cuore e che ha fatto muovere i nostri primi passi. La Parola ci ha accompagnato nel cammino quotidiano, ed in alcuni momenti ha gettato una luce particolare e segnato profondamente alcuni passaggi della nostra vita.

Tu, fr. Simone, nel tuo ricordino di professione hai scelto una frase di Gesù: tu seguimi! Una Parola, un invito a metterti in cammino. E così è stato. Hai mosso dei passi, e comprendendo che questa sequela per te passa attraverso una via - quella della vita monastica - dici oggi pubblicamente il tuo “sì”! Lungo tutto questo cammino altre Parole ti hanno nutrito, incoraggiato, sostenuto.

Ora nel cuore di questo rito, che il nostro santo Padre Benedetto ha consegnato a coloro che desiderano seguire il Signore nella vita monastica, una nuova Parola ti verrà consegnata, una Parola con la quale sarai chiamato a sancire il desiderio di impegnarti definitivamente nel cammino incontro al Signore in questa comunità.

La canterai tra qualche minuto e a questo tuo canto si unirà il canto dei tuoi fratelli, di coloro che ti precedono nella vita monastica e che hanno giocato la loro vita sulla base di questa parola:

Accoglimi Signore, secondo la tua Parola e avrò la vita, non deludermi nella mia speranza.

La canterai e la ripeteremo con te come per sostenere il tuo proposito e al tempo stesso per rinnovare il nostro desiderio di donarci al Signore.

Queste parole, tratte dal salmo 118, è La Parola che ti sarà consegnata e che il Signore invita a fare tua.
Con le parole di questo salmo chiederai al Signore di essere accolto e di essere sostenuto nel cammino, affinché la speranza riposta in Lui non sia delusa.

Nella sua bontà il Signore ti dona e ci dona delle parole perché le possiamo rivolgere a Lui. Ma al tempo stesso, donandoti - e donandoci - le Parole di una preghiera, ci educa e ci invita a progredire nel nostro cammino di fede, di abbandono.

Nessuno di noi oserebbe chiedere qualcosa a qualcuno se sapesse già che l’oggetto della propria domanda non sarà assolutamente accolto. Il chiedere, il farsi mendicanti educa il nostro cuore a porre atti di fiducia nella bontà di ciò che è richiesto e nella magnanimità e grandezza di cuore di Colui a cui la nostra richiesta è indirizzata.

Quando allora Benedetto chiede al neo professo di rivolgere questa preghiera a Dio:

Accoglimi Signore, secondo la tua Parola e avrò la vita, non deludermi nella mia speranza.

in fondo invita il nuovo monaco - e con lui tutta la comunità - ad allargare il proprio cuore, a crescere nella fiducia: Dio è fedele e non delude!

Allora ciò che canterai non è dunque solo una parola di richiesta, ma anche una parola che custodisce il “si”, una parola che trasforma le vite. Con questa richiesta rimetti e rimettiamo la nostra vita al Signore consapevoli che attraverso la perseveranza in questa vita, con i fratelli come compagni, Egli ci condurrà al porto sospirato, al compimento della Sua opera in noi!

È una parola che ti rimetterà in cammino quando la stanchezza si fa più sentire invitandoti a non scoraggiarti: non sei solo in questo cammino, ci sono io, ci dice il Signore! È una parola che ti incoraggerà ad avanzare anche senza comprendere verso dove il Signore ti sta conducendo: non sarai deluso nella tua speranza! Nel dire “accoglimi” sarai e saremo invitati a rinnovare la fiducia in una promessa, come incoraggiati a dirGli:

“accoglimi perché nelle tue mani è la mia vita… gioisce il mio cuore, esulta la mia anima, anche il mio corpo riposa al sicuro perché non abbandonerai la mia vita nel sepolcro… mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena alla tua presenza, dolcezza senza fine.  (Sal 15)

Ma nel dire questo tuo “si”, ti renderai conto che questo è possibile solo perché ti è data la possibilità di contemplare il compimento della promessa nella vita dei testimoni autentici che ti hanno preceduto e che ti testimoniano che il Signore è fedele, non inganna. 

Il tuo “si” in parte si poggia sul “si” dei fratelli della tua comunità. Dici il tuo “si” fidandoti di noi. E di questo tuo “si” anche noi ci sentiamo responsabili! Anzi il tuo “si” è dono anche per noi, perché chiede a noi di essere autentici in ciò che abbiamo scelto e ci provoca a vivere nella verità la fede che professiamo.

Però sai bene anche che i nostri “si” sono chiamati a conversione… non sono ancora “si” pieni. Ma in questa avventura della vita monastica, desideriamo camminare insieme, spronandoci ed incoraggiandoci reciprocamente a volgere il nostro sguardo verso il testimone fedele, l’unico vero e autentico testimone, che è il Cristo, il primogenito di molti fratelli, come ci ricorda il libro dell’Apocalisse. Lui ci precede e ci mostra la strada da percorrere, ci testimonia che la nostra fiducia e la nostra speranza, riposta nelle mani del Padre, non è mai delusa.

La via che Egli, come testimone fedele, ha percorso, la via alla quale ci invita è la via della Pasqua: scandalo per i dotti e per i sapienti, ma per i semplici e i puri di cuore è vita e libertà. Solo ai piccoli il Signore rivelata la grandezza e la bellezza di questa via, ci ricorda Gesù nel Vangelo! Perdersi per ritrovarsi, abbandonare per guadagnare, morire per vivere! Questa via – la via della Pasqua – non è opera nostra. Perché giunga a compimento non siamo chiamati a moltiplicare le ascesi o a vivere slanci eroici che ci vedono da protagonisti di imprese grandi, di progetti strabilianti. La grandezza e il compimento dell’opera di Dio passano semplicemente attraverso una obbedienza alla vita, lì dove il Signore ci pone, facendoci compagni di cammino con i fratelli che Dio ci pone accanto, vivendo alla Sua presenza e rinnovando la fiducia che l’opera di Dio si compie: che l’agricoltore dorma o vegli.

Questa via – la via della Pasqua - è l’opera di liberazione, di salvezza e di divinizzazione che Dio compie attraverso l’ordinarietà e semplicità di una vita monastica. Nella tua stabilità in questa comunità, nel tuo continuo ritornare alla logica della carità e nel donarti nell’obbedienza a Dio che passa attraverso il servizio dei fratelli e di quanti bussano alla nostra porta – e forse anche attraverso qualcosa che ti sembrerà essere al di là della tua portata e che sfuggirà alla tua comprensione – l’opera di Dio, in continuo divenire, avanza fino al pieno compimento, quando in Lui saremo una cosa sola. Egli non delude la nostra speranza!

Che il Signore doni a te e a tutti quanti noi, quel cuore semplice e quello sguardo puro dei piccoli - di cui Gesù ci parla nel Vangelo – perché pienamente abbandonato nelle mani del Signore tu possa essere capace di cogliere l’agire di Dio nella tua vita e in quella di tutti i tuoi fratelli. Il Signore che è fedele compirà la Sua opera e ci condurrà tutti insieme alla vita eterna.

 P. Emanuele

 

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