Omelia della domenica XVIII del T.O. (11/1/2021 -Anno B-)

 


Pra ‘d Mill, Mc 10,17-30

 

Gesù cammina e la strada che ha preso lo conduce a Gerusalemme : è là che deve molto soffrire, essere rifiutato, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere. E Gesù aveva fatto questo discorso apertamente.

Quando si cammina, si fanno degli incontri, e Gesù oggi incontra e si lascia incontrare. Un tale gli corse incontro. È tutto quello che sappiamo di quest’uomo: quasi nulla. Da un lato la nostra curiosità non è certo appagata, ma un profilo così vago ha il vantaggio di permettere a ciascuno di noi, oggi, di immedesimarsi un po’, di sentirsi parte del racconto. L’uomo va verso Gesù e un vero dialogo comincia. Ed è un vero dialogo perché la domanda che fa è una vera domanda: che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?. E Gesù gli risponde non sulla linea del fare; Gesù gli parla di Dio, perché nessuno è Buono se non Dio solo. Dicendogli ‘Dio solo è Buono’ lo porta subito sul cammino della saggezza: avere una giusta visione di Dio. In Dio, la Bontà viene prima del fare.

Quest’uomo è ricco, ricco di tutta una vita fatta di rispetto della legge e dei comandamenti., ma questo non basta più, né a lui, né a Gesù. E il dialogo fra i due avanza, fa ancora un passo in più verso la saggezza. Gesù gli risponde indicandogli un altro cammino, il passaggio da sé stesso a Dio. Ma prima di indirizzargli il messaggio nuovo, Gesù fissa lo sguardo su di lui e lo ama; è un po’ la nostra esperienza: guardati e amati da un altro, ritroviamo la volontà di avanzare per la strada giusta. È il momento in cui si tocca con mano che Dio solo è Buono. In quello sguardo, c’è un po’ tutto l’amore fra un maestro e il suo discepolo; è come un rivedere quegli incontri con il maestro che ha quella parola che ci salva, cioè che guarisce e dà la vita. E poi Gesù chiede a quest’uomo quella cosa nuova e unica, quella cosa che gli manca, e l’abbiamo ascoltato: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi! Una cosa sola gli manca, perché di una cosa sola c’è bisogno: ascoltare la parola del Signore.

Gesù gli chiede non di perdere ma di investire il suo tesoro in un’altra realtà. Questo invito vale per tutti noi: quello che conta, innanzitutto, non è tanto essere poveri o ricchi, avere o non avere, partire o non partire, ma l’essere nuova creatura (Gal 6,15). Se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove. Tutto questo però viene da Dio (2 Cor 5, 17-18b). Quest’uomo cercava la vita eterna e l’aveva trovata: è il Cristo, la vita con lui, già cominciata, il centuplo qui e ora.

Fra quest’uomo che, scuro in volto, se ne va rattristato, e Maria che nel giorno dell’Annunciazione risponde all’angelo con una docilità completa, c’è un posto per ciascuno di noi. A volte ci sembra di dover dire: Tardi ti ho amato, ma è anche vero che Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa. E così non ci rimprovera nulla, e noi abbiamo fiducia in Dio.

E ogni giorno continuerà a dirci una cosa sola ti manca, e lo farà per farci avanzare sempre di più, per farci crescere come suoi figli.

Fr Matteo (diacono di Lerins)

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