VITA DELL’ANIMA: RITORNO AL SIGNORE


 

VITA DELL’ANIMA: RITORNO AL SIGNORE

 

Ritornare al Signore e al tempo stesso ritornare a noi stessi...Cosa non sempre facile tra i mille impegni, occupazioni e proposte che la società moderna ci propone e a volte impone. E poi è un cammino che alla fine paga o no? E qual è la stella che guida i nostri passi?

 

     Quando parliamo di ritorno a Dio di conversione pensiamo subito a grandi sconvolgimenti, a rovesci repentini, a radicali cambiamenti di vita come è successo a san Paolo letteralmente rovesciato da cavallo mentre perseguitava i discepoli di Gesù o a sant’Agostino, brillante oratore, folgorato dalla grazia divina o a sant’Ignazio di Loyola, valoroso soldato che si mette a predicare il mite Gesù e molti altri. 

Ovviamente, non sempre ciò avviene in modo così repentino e teatrale. Pero Giovanni Battista e Gesù, riprendendo la predicazione dei profeti, un cambiamento e un ritorno ce lo chiedono e perché? Perché il Regno dei cieli è vicino, anzi: "Convertitevi perché il Regno dei cieli è vicinissimo”( Matteo 3,2). 

Già i profeti dell’Antico Testamento chiedevano un ritorno, un cambiamento, un rinnovamento interiore ma i verbi che usavano erano al futuro. Giovanni Battista e Gesù invece usano il presente: il Regno è qui e ora! Il Regno non è certo una realtà territoriale, come diremmo che Cesare Augusto o Carlo Magno esercitavano il loro potere su tutta la distesa del loro impero. Il Regno dei cieli è la persona di Gesù in cui abita il Dio Creatore che vuole regnare nell’intimo dei nostri cuori.    

      Il ritorno proposto dai profeti designa un cambio di orientamento di tutta la persona, di tutto l’essere, un po' come il girasole che durante la giornata si muove seguendo il percorso del sole nel cielo, dal quale riceve luce per crescere e svilupparsi. 

   Il termine analogo di conversione proposto da Gesù poi indica l'idea di un cambiamento radicale di mentalità, di modo di vedere la cose. Non si tratta solo di una trasformazione intellettuale, ma di accogliere nel proprio cuore l’amore smisurato di Dio per l’umanità, di lasciarsi avvolgere dalla tenerezza del suo abbraccio. Ecco il Regno dei cieli! E in questo senso che Egli regna, se noi lo accogliamo nei nostri cuori. Solo cosi, se mostriamo la nostra conversione nel quotidiano delle nostre vite saremo credibili testimoni del vangelo. Come lo fanno le molte persone o gruppi di persone che si occupano di accogliere i migranti, di reintegrare i ragazzi vittime della droga o dell’alcool oppure ancora si occupano dei malati o degli anziani… Donne e uomini che hanno interiormente aderito ad un progetto che va oltre l'orizzonte mondano. Non si tratta poi di essere tutti eroi: di rovesciamenti repentini o trasformazioni spettacolari: si tratta di mettere l’amore di Dio al centro del nostro cuore e di servircene come criterio nel cammino della vita.

       La conversione  è la dinamica che caratterizza il cammino di fede del credente: Enzo Bianchi la definisce come "la forma della fede vissuta”. Non ci si converte, per cosi dire, una volta sola, una volte per tutte ma ogni giorno dobbiamo ritornare a Dio. Questo ritorno certo è possibile solo se un giorno abbiamo incontrato Dio nella persona di Gesù di Nazareth, incontro che cambia e trasforma la nostra vita, incontro in cui lui ci propone di stringere amicizia. Ma ogni giorno dobbiamo ridire il nostro sì alla sua proposta, riallacciare il dialogo, rimettere lui al centro del nostro cuore. 

      Il cristiano non è colui che non cade mai ma colui che accogliendo la voce del Signore sempre si rialza. Colui che respinge l’odio e sceglie l’amore come criterio di discernimento per valutare il creato, le cose, le persone, come stella che guida i propri passi.

Buon cammino! Fr. Bernardo

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