L'omelia di Padre Cesare
Battesimo di Gesù A 2020
Concludiamo oggi il tempo di Natale: sarebbe meglio chiamarlo il Tempo delle Epifanie, i giorni in
cui il Dio di Israele, che con tanta bontà e potenza ha sempre vegliato sul suo popolo e l’ha preparato a ricevere la pienezza della Grazia, manifesta la pienezza la sua bontà e il suo amore per la sua creatura.
Abbiamo celebrato a Natale il: “Dio con noi”, il Dio che si fa presente non solo con la sua parola, ma che prendendo la natura umana, senza perdere quella divina, si è manifestato come uno di noi, per amarci e salvarci in un modo tale che potessimo vederlo, toccarlo, ascoltarlo con le nostre orecchie, come dice con meraviglia San Giovanni nella sua prima lettera.
Abbiamo anche celebrato questa infinita misericordia di Dio contemplandolo nato da Donna e
inserito, con la circoncisione, come membro pienamente appartenente a un popolo- Pochi giorni fa abbiamo infine contemplato il mistero della Misericordia penetrandolo ancora di più: in verità popolo di Dio sono tutti i popoli, tutti creati da lui e tutti chiamati ad adorarlo e a riconoscersi come Figli. I Savi venuti dall’Oriente ci parlano della volontà di Dio che tutti siano salvi e del dono del Figlio per tutti.
Nella seconda lettura di oggi, quella degli Atti degli Apostoli, la sorpresa di Paolo davanti all’umile
fede di una famiglia pagana lo fa esclamare: “In verità sto rendendomi conto che Dio non fa
preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga”: il Signore ama tutti come un Padre che non si impone e accoglie chiunque lo cerca in verità. Egli è un Padre che non si impone, ma che è presente e attento e attira nella sua casa tutti i figli che tendono a disperdersi o addirittura a perdersi.
Il Battesimo di Gesù nel Giordano ci fa comprendere questo disegno di salvezza: la discesa nell’acqua è un segno che oggi può dirci molte cose: innanzitutto è la discesa nel mondo oscuro, nel mondo della morte e anche del peccato. Lo vediamo tanto in questi tempi tragici: il mare inghiotte la vita e sembra restituire solo la morte. Ma il Signore, entrato nel mondo della morte ne ha fatto scaturire la vita. Il Battesimo di Gesù è come una profezia della Pasqua: la morte non vince, perché il Signore è sceso per liberare i prigionieri della morte. Ma la morte è la conseguenza del peccato e il Battesimo di Gesù, che si rinnova nel battesimo di ciascuno di noi, è liberazione dal peccato e dalla morte. In esso riceviamo le primizie, il lievito, la promessa della vita eterna, della Vita in comunione con la Trinità. Al Battesimo di Gesù nel Giordano la Trinità si è manifestata: la voce del Padre ha testimoniato del Figlio, lo Spirito è sceso e l’ha investito della missione, ma è anche
rimasto con lui durante tutto il tempo della sua opera di evangelizzazione e di salvezza, fino alla
croce, e resterà con gli Apostoli nel loro traversare la terra, così come rimane con noi per santificarci e renderci figli diletti del Padre. Le acque che si aprono per accogliere il Verbo Incarnato sono santificate e diventano santificanti: questo elemento della natura, presente ovunque e portatore di vita, diventa portatore di vita nuova e il Battesimo che abbiamo ricevuto, o che ancora dobbiamo ricevere, è il sacramento della nostra vita nuova, della nostra unione a Gesù, del nostro essere condotti dallo Spirito e del dono che riceviamo di giorno in giorno della comunione con la Trinità.
Entrando nell’acqua, anche se solo ne riceviamo un piccolo spruzzo, noi diventiamo
partecipi della vita divina, della circolazione d’amore che esiste fra le tre Persone, della missione di
salvezza del Figlio.
Col Battesimo Gesù ha anche cominciato la sua vita pubblica: anche se è Redentore fin dal
concepimento; col Battesimo ha cominciato a predicare sulle strade e le piazze della Galilea e della
Giudea. La sua predicazione era diversa da quella dei suo predecessori, compreso Giovanni il
Battista, e mostrava la mitezza di Dio, adempiendo la profezia di Isaia: “Non griderà né alzerà il
tono, non farà udire in piazza la sua voce, non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno
stoppino dalla fiamma smorta; proclamerà il diritto con verità.” Il Messia non veniva per combattere e distruggere, ma per consolare e salvare.
Il Vangelo di Matteo riporta la profezia di Isaia all’inizio per mostrare il nuovo volto che Dio voleva mostrare e sottolineare che tutto ciò che fa per noi è misericordia. Lo stupore di Giovanni Battista è comprensibile e Gesù non spiega la novità del suo presentarsi al popolo: “Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia”. Attendere ed accogliere il salvatore non vuol dire costringerlo nei nostri schemi, ma accoglierlo come si dona, ben sapendo che la sapienza di Dio, che può parerci follia, è più saggia e più efficace nell’amore di tutti nostri programmi, e che i suoi pensieri sono pensieri di pace e bene per ciascuno di noi.
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