Omelia per la Solennità della Gran Madre di Dio (1 gennaio 2025)
È bello cominciare un anno nuovo invocando e mettendoci
sotto la benedizione di Dio. Abbiamo forse tutti bisogno di essere benedetti, o
almeno ne abbiamo tutti il desiderio. Ma che cosa significa essere benedetti?
La Parola di Dio di oggi ci aiuta a comprendere dicendo cosa
significhi mettersi sotto la benedizione di Dio e offrendoci un modello.
Rischiamo di credere alla menzogna che ci vorrebbe far pensare che essere benedetti sia il risultato di uno sforzo che facciamo nel comportarci bene. Come quando si affronta un esame: si studia al massimo delle possibilità per ottenere un buon voto! Così rischiamo di pensare che nel comportarci bene otterremmo il premio della benedizione. Ma il comportarci bene non è per avere un “premio” ma per vivere felici, all’altezza di quello che siamo e che siamo chiamati ad essere per vivere una vita piena.
La benedizione che viene dal cielo è altra cosa. Che
conduciamo una vita piena o che siamo ancora in cammino la nostra vita può dirsi
benedetta se, semplicemente, si lascia raggiungere, se si pone sotto uno
sguardo.
Sin dall’origine della creazione, Dio ha chiamato in essere tutta la creazione ed ogni elemento della creazione è benedetta da Dio: Dio dice “bene” del creato, degli animali, delle piante (il Signore vide ed era cosa buona)… e dice molto bene dell’uomo che Egli crea a compimento della sua opera (il Signore vide ed era cosa molto buona). Noi siamo già benedetti perché voluti, perché desiderati, perché amati, perché chiamati all’esistenza. Ma possiamo continuare a sperimentare questa benedizione, continuare a dimorarvi nella misura in cui ci lasciamo raggiungere da uno sguardo, quello di Dio, dalla sua luce che trasfigura le nostre vite.
Tantissimi passaggi della Scrittura parlano di sguardo di
Dio, di volto di Dio. Un volto verso il quale l’uomo ha un anelito profondo: il tuo volto Signore io cerco non
nascondermi il tuo volto (Sal 27)… nella consapevolezza che sottratti a
questo volto non abbiamo più vita… perché
se tu mi nascondi il tuo volto io sono come chi scende nella fossa (Sal 143).
Un volto verso il quale rivolgersi per poter essere
raggianti: guardate a Lui e sarete
raggianti, non saranno confusi i vostri volti (Sal 34).
Ma l’esperienza dell’uomo che simbolicamente è raccontata nelle vicende di Adamo ed Eva, è quella di sottrarsi a questo sguardo, di allontanarsi dal Volto di Dio, per vergogna del proprio limite, per ribellione al senso di dipendenza da Dio. E lontano da questo sguardo, l’uomo ha peregrinato nella eterna ricerca di qualcosa o qualcuno che lo potesse completare, gli potesse dare felicità piena e duratura.
Nonostante questa fuga da Dio, il Signore non abbandona la
sua creatura al proprio destino e il mistero dell’incarnazione di Gesù, che
stiamo celebrando, ci dice che Dio si è messo a cercare l’Adamo perduto, perché
possa mostrargli il suo volto. In Gesù Dio è venuto a cercare e guardare la sua
creatura perché negli occhi del Figlio di Dio l’uomo possa ritrovare la via
verso il Padre, e lasciarsi illuminare dalla luce divina.
Si capisce allora l’insistenza della preghiera di benedizione che, nella prima lettura di oggi, il Signore pone sulla bocca di Mosè per il popolo: il Signore faccia brillare il suo volto su di te e ti sia propizio. Il Signore rivolga su di te il suo volto e ti conceda pace. È il desiderio profondo dell’uomo, ma è anche augurio e provocazione di Dio: quello sguardo è presente nella carne di un piccolo bambino d’uomo! Porsi davanti a quel volto è fecondità propizia, è pace profonda; in quello sguardo ci si riscopre e ci si riconosce figli.
Ora nel brano del vangelo che oggi contempliamo ci viene riportata la scena della visita dei pastori alla grotta. C’è gente che va e gente che viene, e tutti questi astanti intuiscono la grandezza del mistero che si spiega davanti ai loro occhi. Ma tra tutti Maria emerge come modello di una “vita benedetta” perché è l’unica che ha il coraggio o la forza di stare davanti a quel volto senza fuggire: in silenzio, lasciandosene irradiare, attendendo di comprendere. Lei sta là… e medita!
Maria che oggi festeggiamo con il titolo di Madre di Dio, è il modello di una vita benedetta, modello di chi si lascia raggiungere senza resistenza, senza precomprensione o senza richiesta di garanzie. E questa vita benedetta porta il suo frutto perché il suo sguardo è costantemente rivolto a Dio e questo frutto è il Verbo di Dio che nasce dal Suo grembo. In fondo Maria vive pienamente nella sua vita una verità: una vita che è costantemente rivolta a Dio, non può far altro che irradiare intorno a sé Dio, non può far altro che donare Dio, non può far altro che continuare a generare “Dio” come dicevano i nostri padri cistercensi: continuare a generare Cristo in noi.
Maria, potremmo dire, è colei che è “sempre presente a Dio, con la totalità della sua persona”! Pienamente disponibile e pienamente accogliente. E forse per noi può essere modello di chi ha lo sguardo costantemente rivolto a Dio, cuore mente agire orientato alla sorgente della vita. Solo così si può gustare la vita come vita benedetta!
Ma possiamo chiederci: in che modo vivere costantemente “alla presenza”? Se guardiamo a Maria, il suo modo di essere alla presenza di Dio si declina in modo tutto particolare: semplice e accessibile a tutti. È nella semplice quotidianità di Nazaret che Maria si lascia raggiungere e si lascia irradiare: nel fare le cose di casa, nel vivere le situazioni che le capitavano, nell’affrontare le sfide della vita… ma in tutto questo Maria aveva lo sguardo orientato al Signore, meditando il tutto nel suo cuore, cercandone la comprensione di senso nell’orizzonte di Dio.
Vivere da benedetti in fondo non è complicato, non necessita studi particolari o sforzi sovraumani! Avviene attraverso semplici gesti, genuini, autentici: come il rivolgersi con la mente a Dio nelle cose che facciamo; interrompere il corso (o le corse) delle nostre attività con un atto di consapevolezza di essere davanti a Dio, facendo una preghiera di lode, di affidamento, di aiuto. Può essere anche affidarsi al Signore all’inizio della giornata e ringraziarLo alla sera. Avere sete della Sua Parola, e lasciarsi istruire dalla Parola della Vita…
Forse ci potrà essere di aiuto giocare con la fantasia provando a pensare alla quotidianità di Maria che viveva la sua vita con la presenza del Verbo di Dio nella sua casa! Allora possiamo anche noi provare a ripetere i gesti, misurare le parole, orientare le nostre attenzioni verso questo Dio che, facendosi bambino, desidera abitare il NOSTRO quotidiano, ogni NOSTRO momento e ogni NOSTRO luogo. A ciascuno il compito e la fantasia di coltivare questa relazione in modo creativo… non c’è una unica via.
Potrebbero esserci forse tanti altri strumenti più raffinati
per coltivare il nostro essere presenti a Dio, per vivere la nostra vita da
benedetti, ma cominciare da cose semplici e accessibili a tutti può essere un
buon inizio, un buon modo.
Allora cominciamo questo anno che ci sta davanti chiedendo a Maria che ci faccia da maestra in questo cammino di presenza al Signore, e invochiamo questa benedizione del Signore sulla nostra vita e sulla vita di tutti gli uomini.
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