San Paolo ci dice: “Non manca più alcun carisma a voi, che aspettate la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo”.
Con oggi si apre il Tempo dell’Avvento, il tempo dell’attesa, tempo che ha una sua bellezza nascosta, ma piena di speranza. Aspettiamo: ma cosa aspettiamo? La festa del Natale? Quest’anno ce la permetteranno in tono minore! Ma certo non può perdere il suo splendore. Festeggiamo un grandissimo avvenimento, venuto di nascosto. Ma noi cosa aspettiamo? Vorrei oggi alzare lo sguardo e guardare con voi un po’ più lontano del calendario: oltre le date, oltre questo tempo che fugge e che si colora di avvenimenti belli o brutti.
Vorrei guardare il vero futuro, quello che aspettiamo senza aspettarlo o senza volerlo vedere arrivare. L’oltre il Tempo, oltre quel poco tempo che consideriamo nostro, mentre in verità, è davvero nostro uno molto più grande e bello, che ci è riservato. Cosa ne sarà di noi? Non parlo di dopodomani o di fra un mese, ma della Vita che il Signore ci ha promesso e che per noi rimane sempre segnata con un grosso punto interrogativo. Ne abbiamo forse paura. Di ciò che non gestiamo noi stessi, abbiamo sempre paura. Ma il Signore ci ha dato abbastanza elementi per vincere la paura e guardare l’“oltre” con occhio sereno, sapere che ciò che è nostro ci sarà dato gratuitamente, come un gesto d’amore.
La prima cosa che, leggendo il Vangelo in questi ultimi giorni, ci ha colpiti sono tutte le descrizioni apocalittiche di disfacimento della natura e di tutto il nostro mondo. Gesù ha descritto quel tempo con colori forti, per sottolinearne l’importanza: ma, se ben riflettiamo, non è questa la conseguenza di tutto ciò che ci ha insegnato nel suo Vangelo? Se non siamo pronti a staccarci da tutte le ricchezze della terra, come possiamo abbracciare il distacco da quelle della Vita? Quelle della terra passano, si disfano, cambiano, si rompono e si perdono, quelle della Vita non rischiano alcun disastro. Per cui la prima domanda è: aspettate: ma se ciò che non si disfa e non si perde arriva e vi è dato, siete pronti a perdere il resto? Il Tutto non entra in una stanza se è ingombra di cosette da nulla. Perché aver paura? Perché credere di essere attaccati a cose che intanto nel corso della vita perdiamo, rompiamo o finiscono per annoiarci? Nella vita attuale ciò che ci segna è sempre la Mancanza di qualcosa.
Sentimento molto positivo, perché ci mette alla ricerca di qualcosa e tutte le invenzioni piccole o grandi della storia vengono dal fatto che manchiamo sempre e non possiamo mai far riposare la nostra fame con la sazietà. Manchiamo e aspettiamo, ma fino a quando? Chi ci darà il definitivo, la sazietà che non spegnerà il desiderio del più ancora, ma ne toglierà la sofferenza? Questa è una prima cosa che ci dice il Vangelo, la Buona Novella, la Parola del Signore che ci vuole bene. Aspettate, siate vigilanti, scavate in voi un vuoto che potrà essere colmato. E questo è l’Avvento che attende il Tutto: “Se tu squarciassi i cieli e scendessi!”, ci dice Isaia. Perché in fondo non possiamo aspettare nulla che non sia Dio stesso: tutto il resto sono piccole cose, giocattoli per il tempo dell’Attesa.
Ma se Lui scende e possiamo vederlo, allora Lui stesso ci dice: “Sarete come me, perché mi vedrete come sono”. Incontrarlo, vederlo e lasciarci trasformare in eterna beatitudine per la gioia di vederlo e di essere con Lui e come Lui, questo è quell’Oltre che ci fa paura, senza ragione. Anche Lui, per procurarci questa Vita di bellezza e di gioia con Lui, si è lasciato distruggere, ha perso tutto, salvo la sua divinità; ma è stato per risorgere con noi, per aprire questo nostro futuro di vita nella gioia e nella pace, nell’amicizia e nell’affetto più puro, senza ingombri dei nostri limiti, quali la gelosia, l’invidia, il desiderio del possesso, la paura di perdere. Ha perso tutto perché noi ricevessimo l’Essenziale.
Il problema è sempre lo stesso, quello di Adamo ed Eva: da soli o con Lui e come Lui? Perdere per trovare lui e noi in Lui, o salvarci per conservare noi stessi e perdere Lui e con Lui la Vita? E qui non dobbiamo pensare che ci sia un ricatto del Signore, come se volesse imprigionarci al suo servizio. Attendere è aprire uno spazio per crescere nella vita; vegliare è essere pronti ad una bella sorpresa temendo di lasciarla passare senza coglierla.
L'Avvento non è il tempo per comprare regali di Natale, ma quello di aprire la casa per accogliere il vero Regalo, il Verbo che si fa carne e si dà nelle mani degli uomini, per condurli verso la pienezza della vita. Avvento è cominciare, non da soli ma col Dio fatto uomo, il cammino verso la Risurrezione e la Vita. Questo cammino lo facciamo forti di fede, speranza e carità, quelle virtù che ci conducono a Dio, come il cammino nel deserto del popolo di Israele, come quello delle folle che cercavano Gesù, come la venuta del Figlio di Dio, perché Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio Unigenito. Viene!, nonostante tutte le vicende che feriscono l’umanità, nonostante il peccato che dilaga, il Signore viene con la fedeltà alle sue promesse e al suo Amore.
P.Cesare
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