Riflessione per i primi vespri della solennità della Visitazione presso l'abbazia di Staffarda - 30 maggio 2025



 




Come ogni anno ci ritroviamo qui in questa bella abbazia per celebrare i vespri della solennità della Visitazione, la festa dell’incontro tra Maria ed Elisabetta, la festa dell’incontro tra il divino e l’umano…  una festa che nell’incontro parla di una vita che nasce.

Ed è bello che l’iconografia rappresenta queste due donne sulla soglia di una casa. Da una parte Maria, dall’altra Elisabetta!


Maria

Abbiamo ascoltato dal vangelo di Luca dei passi di Maria che si muovono in fretta dalla terra di Giudea fino alla Galilea, passando per la regione montuosa. Una fretta, che più che sua è quella del Suo Figlio, Gesù. Quel Dio che viene da lontano come una gazzella e come un cerbiatto. Lui l’atteso, l’amato da tutta l’umanità! In questi passi di Maria mi ritornano in mente i passi dello sposo del Cantico dei Cantici

Una voce! L'amato mio! Eccolo, viene saltando per i monti, balzando per le colline. L'amato mio somiglia a una gazzella o ad un cerbiatto. Eccolo, egli sta dietro il nostro muro; guarda dalla finestra, spia dalle inferriate. Ora l'amato mio prende a dirmi: "Àlzati, amica mia, mia bella, e vieni, presto! Perché, ecco, l'inverno è passato, è cessata la pioggia, se n'è andata; i fiori sono apparsi nei campi, il tempo del canto è tornato e la voce della tortora ancora si fa sentire nella nostra campagna. Il fico sta maturando i primi frutti e le viti in fiore spandono profumo. Àlzati, amica mia, mia bella, e vieni, presto! O mia colomba, che stai nelle fenditure della roccia, nei nascondigli dei dirupi, mostrami il tuo viso, fammi sentire la tua voce, perché la tua voce è soave, il tuo viso è incantevole". Ct 2,8-14

Il Dio in Gesù che riconosce nell’uomo sangue del suo sangue e desidera ricongiungersi con l’uomo, perché l’uomo è familiare di Dio. Noi siamo familiari di Dio!! È bello questo! E Dio desidera contemplare il nostro volto, ascoltare la nostra voce… perché siamo preziosi ai suoi occhi.

 

Elisabetta

Dall’altra parte dell’icona, sulla soglia c’è Elisabetta, una donna vecchia di giorni, che ha creduto che la sua vita fosse sterile e tale rimanesse. Ci sono tristezze o prove della vita che rischiano di tenerci chiusi nelle nostre case impermeabili alla grazia. Ci sono prove o tristezze che ci fanno immaginare un futuro oramai già determinato, un futuro che non può essere che così e ci porta a vivere da rassegnati più che da redenti.

 Ma questo Dio che salta per i monti e balza per le colline ci esorta!

 Alzati! L’inverno è passato! Perché giaci nella tristezza? La Pasqua è compiuta, la vita rinasce! È tempo del canto! È tempo dei frutti! Perché continuare ad indugiare?

Come se il Signore ci invitasse a stare sulla soglia con Elisabetta.

La soglia di una casa è il luogo dell’accoglienza, dell’incontro e sulla soglia ci si abbraccia, quasi nel desiderio di volersi scambiare i cuori.

Ma sulla soglia si è anche più vulnerabili. Aprire la porta di casa e mettersi sulla soglia è dare fiducia non sapendo se l’ospite che bussa chieda permesso o si intrufoli in casa in modo invadente e non rispettoso. Stare sulla soglia di casa comporta l’assunzione del rischio.

Abitare la soglia di casa significa anche accogliere l’imprevisto, disponibili all’ospite inatteso. Se la vita fosse tutta programmata e già decisa dal divano di casa non sarebbe necessario abitare una soglia. E tutt’al più, nel caso dell’imprevisto ci sarebbe l’espediente di avvalersi della libertà di aprire o no guardando dallo spioncino della porta.

Non è così se si decide di abitare la soglia. La porta rimane sempre costantemente un po' aperta. Aperta all’imprevisto, aperta alla contaminazione, e tutto ciò provoca cambiamenti, perché una vita che si vuole feconda, che si apre alla vita deve essere disponibile e non può essere controllata. Riconosco quanto sia difficile non tenere tutto sotto controllo… ma dobbiamo anche ammettere quanto sia liberante lasciare che il Signore conduca le nostre vite!

Contemplando la visitazione di Maria ad Elisabetta siamo allora invitati a contemplare il mistero di un Dio che ci visita e ci invita a dimorare sulle soglie della nostra vita, docili all’azione dello Spirito (come pregheremo nell’orazione finale). Osando alzarci dal divano delle nostre comodità e sicurezze, e dimorando sulla soglia, le nostre esistenze sperimenteranno la fecondità di una vita che sovrabbonda, non per nostro merito né per nostro impegno, ma per pura grazia di Dio. È l’effetto della contaminazione della soglia.

Allora con Maria canteremo il nostro magnificat: grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente! 


fr. Emanuele 


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