Omelia per la XXIV domenica del Tempo Ordinario (anno B - 15 settembre 2024)

 



Questo brano di vangelo, nell’economia di Marco segna uno spartiacque. Nella prima parte infatti Marco ci presenta Gesù come il Maestro che ha autorità sulla Legge, che ha il potere di guarire e di dominare gli elementi della natura, di risanare gli ammalati e di scacciare i demoni. Ma sempre, in questa prima parte, Gesù si preoccupa che i suoi miracoli e i suoi esorcismi non siano rivelati al mondo, raccomanda di tenerli segreti e soprattutto comanda ai demoni di tacere quando lo proclamano Figlio di Dio. Dopo che ha chiarito il suo modo di essere Messia attraverso la sofferenza e la croce, invece non raccomanda più il cosiddetto “segreto messianico”

    Nella prima parte del brano Pietro confessa esplicitamente il Cristo Messia e, nella versione di Matteo dello stesso brano,  riceve da Gesù la lode e il primato. E' interessante la motivazione della beatitudine che Matteo ci riferisce: “Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli ”. Non ci sei arrivato con le tue forze o capacità: ti è stato donato. Tu ti sei preparato a questo dono con un atteggiamento di fede e di amore profondi, in un certo senso “superando” la carne e il sangue, e non basandoti sui loro criteri.

    La stessa cosa si verifica “al contrario” subito dopo. Gesù parla di croce e di sofferenza, ma l'idea di un Messia sofferente è estremamente  lontana dalla mentalità dei suoi contemporanei, compresi i suoi apostoli; basti dire che i rabbini, che normalmente commentavano anche le virgole dei testi, saltano a pie’ pari i quattro canti del Servo di Dio nel profeta Isaia, di cui abbiamo sentito uno stralcio nella prima lettura, perché questa figura misteriosa e sofferente fanno fatica ad attribuirla alla loro idea di Messia, e  quindi anche i discepoli di Gesù “non capiscono”.

   Pietro reagisce esattamente come avremmo fatto noi al suo posto: non vuole che Gesù soffra, e, soprattutto, non vuole il suo fallimento, per non parlare della sua morte! Reagisce prendendolo in disparte e rimproverandolo… ma così facendo lo vuole allontanare dal piano di Dio: per questo viene chiamato Satana. Ripropone a Gesù praticamente le tre tentazioni del deserto: fuggire l'obbedienza al Padre in nome del benessere, del successo e del potere.  E, lapidaria, è la sentenza di Gesù “Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!”.Come si vede è esattamente l'opposto della precedente beatitudine.

    A questo punto possiamo chiederci: qual'è la vera conversione? Certamente passare da una spiritualità di “perfezione” a una di “assimilazione a Cristo”, imparando a “pensare secondo Dio e non secondo gli uomini” . Un po' come nella Divina Commedia: scendere nell'inferno del nostro “io” e guardare le cose chiamandole con il loro nomi: riconoscere obiettivamente i nostri peccati e le nostre fragilità; accettarli e non dare la colpa agli altri e alle circostanze, sostituire le nostre cattive abitudini, i sentimenti e gli atteggiamenti con le abitudini, sentimenti e atteggiamenti di Cristo, vivendo così il purgatorio e l'anticipo del paradiso in questa vita. La vera conversione è espressa nell’ultima parte del Vangelo: convertirsi è seguire Cristo “rinnegando se stessi” : “Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce (Luca qui aggiunge “ogni giorno”) e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita la perderà; ma chi perderà la propria vita a causa mia e del vangelo, la salverà.” E’ la logica di Dio, nel suo amore che giunge a donarsi fino alla fine per noi peccatori. Una logica esattamente opposta a quella umana, che fa dire ai sacerdoti e ai farisei davanti al Crocifisso: “se sei il Figlio di Dio salva te stesso, scendi dalla croce e ti crederemo”. Ma perché questo malinteso, questa opposizione? Forse possiamo trovare una risposta nel salmo 113:

Gli idoli dei popoli sono argento e oro, opera delle mani dell’uomo. 

Hanno bocca e non parlano, hanno occhi e non vedono, 

hanno orecchi e non odono, hanno narici e non odorano.

Le loro mani non palpano, i loro piedi non camminano;

dalla loro gola non escono suoni!

Sia come loro chi li fabbrica e chiunque in essi confida!”

 In fondo Pietro quando proclama Gesù come Messia dice una cosa vera, ma ha un’idea falsa di Messia: si è costruito l’idolo di un Messia glorioso e potente, che fa’ miracoli e sottomette i popoli, un’idea molto diffusa anche tra i sacerdoti e gli scribi del suo tempo: nessuna meraviglia quindi che non capisca che il vero Messia è quello sofferente, che incarna in pieno l’immagine del “servo disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori” di cui ci parla Isaia.  Solo passando attraverso la Croce e la Risurrezione di Gesù anche Pietro, come tutti noi, distruggerà la falsa immagine di Dio che si è costruita per adorare il Dio vero: un Dio che dona tutto se stesso per la salvezza degli uomini,  che “perde” la sua vita per donarla a tutti, che paga il riscatto dei nostri peccati lui: giusto per gli ingiusti, e che ci riconcilia al Padre e tra di noi nel suo sangue versato per la remissione dei peccati.

    E’ un inganno che può abitare anche i noi: farci di Dio un’immagine deformata e falsa, costruita secondo i criteri umani, che non corrisponde al Dio vivente. E se serviamo questo idolo diventiamo come lui, muti, ciechi, insensibili, incapaci di ascoltare e di parlare, paralizzati nel nostro egoismo e schiavi di un’immagine falsa.

    Allora anche la purezza della nostra fede si misura nell’imparare a “pensare secondo Dio e non secondo gli uomini”, assumendo i suoi criteri e la sua logica: divenendo capaci di amare senza misura come Lui, di perdere la nostra vita per Lui e per il vangelo, a beneficio dei nostri fratelli, senza cercare gloria umana, o ricchezze o onori, ma prolungando in noi la croce di Cristo per la salvezza del mondo. Come abbiamo celebrato ieri nella festa dell’esaltazione della Santa croce, questo strumento di tortura diventa il segno della nostra vittoria in Cristo sul male e sulla morte e ci svela il vero volto di Dio.

                                                                                                     Fr Gabriele


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