Ascolto giovani 2018 -Tracce-
Per prima cosa noi
manterremo questo tema (i sogni-desideri), perché ci piace e interessa molto.
Inoltre abbiamo avuto la fortuna di parlarne anche con persone più esperte di
noi che ci hanno illuminato nel cammino!
Come titolo ci ispira una
parte del discorso del Papa: “PELLEGRINI
SULLA STRADA DEI VOSTRI SOGNI”.
[NB:
non abbiamo pensato ad attività musicali o che comprendano arti figurative. Se
riuscirà, verrà con noi una ragazza che suona molto bene la chitarra e potrà
darci il suo aiuto! Per ora però non siamo ancora certi della sua presenza. Nel
frattempo, abbiamo pensato ad un (breve) discorso generale sul sogno-desiderio
insieme ad una piccola attività finale! ]
Premessa:
Abbiamo
cercato di trattare tematiche non semplicissime cercando di mantenere un
linguaggio semplice e comprensibile. Ovviamente però mantenere questo
equilibrio non è facile: perciò ci scusiamo in anticipo se in alcuni casi
abbiamo usato un lessico troppo complicato, oppure, al contrario, se a volte
abbiamo liquidato temi di un certo spessore in poche righe. In ogni caso, il
contenuto di queste righe è completamente opinabile.
Innanzitutto, parlando di
sogno-desiderio, è necessario cercare di capire di che cosa stiamo parlando.
Perciò abbiamo pensato a cosa sia un sogno-desiderio e come si caratterizzi,
anche grazie al contributo dei testi di Recalcati e alle esperienza dei ‘corsi’
per giovani del SOG di Assisi.
1) Cosa
è un sogno?
Il
desiderio-sogno è un’esperienza, un
incontro con la mia intimità, incontro che “dice qualcosa” del mio
essere. In primo luogo quindi possiamo dire che il desiderio è una esperienza personale. Ma ecco la
contraddizione: il desiderio è esperienza di una forza che “mi supera”. È qualcosa di mio eppure mi oltrepassa.
Abita in me ma non lo possiedo. Ecco perché chi cerca a tutti i costi di
“possedere” il proprio desiderio finisce col perderlo. Riflessione sul testo: anche
il Papa, nel suo discorso al circo massimo, ci ricorda che “I sogni sono un
dono, un dono di Dio, un dono che Dio semina nei vostri cuori. I sogni ci sono
dati gratuitamente”, il che ci ricorda appunto che non siamo i padroni dei
nostri sogni.
Spunto
interessante: per quanto proviamo a ‘possedere’ e ‘direzionare’ il desiderio
che ci abita, non ci riusciamo. Non è forse vero che ‘soffia dove vuole?’
NB:
è utile in questo caso fare una breve distinzione (anche se probabilmente non
ne abbiamo le competenze necessarie). Ma si deve far notare la differenza
fondamentale tra ‘impulso’ e ‘desiderio’. Sembrano simili e talvolta li
confondiamo, perchè entrambi ‘chiamano’
l’uomo e ne orientano l’agire, ma si differenziano. Infatti, l’impulso/istinto
mira a soddisfare un bisogno dell’uomo, e pertanto ha una durata breve e la
tendenza a ripresentarsi. Ad esempio la sete si estingue bevendo acqua, il che
soddisfa appunto l’istinto, ma solo temporaneamente: infatti questo bisogno si
ripresenterà.
Quando
invece parliamo di desiderio, ci riferiamo ad una dinamica (dynamis = forza)
che accompagna la vita di ogni essere umano per tutta la sua durata, fino “al
compimento di sé” (Duilio Albarello, teologia fondamentale). Che cosa
significa esattamente? Il professore probabilmente intende lasciarci una
lezione importante, ovvero che:
La nostra vita,
dall’inizio alla fine, sarà sempre contrassegnata da una mancanza.
Nessun uomo potrà giungere mai, su questa terra, a questo fantomatico
“compimento di sé”. Ciò significa che ognuno di noi cercherà ‘pienezza’ (nella
propria vita) nei modi più diversi: relazioni, esperienze, viaggi, obiettivi da
raggiungere, possedimenti materiali, ecc… Ma, forse, il nostro vero punto d’arrivo (compimento) non si trova nelle nostre
vicende su questa terra, ma siamo destinati a giungervi per vie a noi ora
sconosciute. Là potremo ottenere il nostro “vero
nome”. Ed ecco che però, in questa “valle di lacrime” nella quale siamo
ora, non siamo lasciati soli. Non
c’è forse questa forza (dynamis) del
desiderio, che costantemente e silenziosamente ci guida nel nostro agire? e
che, più o meno, attraversa ogni
esperienza che facciamo?
Ricordiamo
ora il passo evangelico del pozzo della samaritana: una bella interpretazione
dice questa donna ha cercato ‘pienezza’ di vita in svariati modi (in questo
caso relazioni) ma ne è rimasta insoddisfatta, e dunque ha cercato ancora, e
poi ancora… in una parola: era ancora assetata.
Ed è proprio qui che pare manifestarsi l’insegnamento di Gesù, Maestro del desiderio:
chiunque soddisfi il proprio ‘desiderio di vita’ alle fonti della Parola del
Signore, “non avrà mai più sete”.
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2) Come si caratterizza un sogno?
Potremo
dire che il sogno di ogni uomo è “desiderio del desiderio dell’altro”.
Cioè? Significa che il desiderio umano
si soddisfa nel fatto di essere desiderato da un altro desiderio. Per
essere più chiari potremo dire che la
vita umana è un continuo appello all’altro, una invocazione, una continua ‘preghiera’.
Una bella definizione dice che la vita è
domanda d’amore! Riflessione sul testo: in questo caso ci supporta la
parola di Isaia 43: “perché Tu sei
prezioso ai miei occhi, sei degno di stima e Io ti amo”. Questa
probabilmente è la massima dignità che la vita umana possa ricevere.
3) Come perdere un desiderio?
Abbiamo
visto che uno dei modi possibili è cercare di possederlo. Ma in un caso
specifico, altrettanto frequente, questo ‘possesso’ prova ad annullare il desiderio per uniformarlo alle
richieste altrui (es. della società, della famiglia, ecc.). Chi sopprime la
propria individualità perde appunto i propri sogni: in questo caso è opportuno
ricordarci di tutti gli episodi del Vangelo in cui è Gesù che da un nome nuovo
a chi gli sta accanto! Come a dire che Dio, datore del desiderio di ogni uomo,
ha pensato una singolarità per
ognuno di noi. Perciò Lui solo chiama per nome e “dà occhi nuovi”, risvegliando
i sogni di ognuno.
4) Ma perché seguire i desideri è difficile?
È
complesso perché esige rottura. Ci è di aiuto il testo biblico in riferimento
ad Abramo: è una rottura dall’ambiente familiare: “Vattene dal tuo paese e
dalla casa di tuo padre” e/o delle proprie abitudini e amicizie. Verso dove? Non c’è garanzia, il testo dice
soltanto “verso la terra che io ti indicherò”. (come se seguire il Signore
fosse un continuo ‘precariato’..!)
Pertanto molti rinunciano a seguire i propri sogni: hanno paura. E anche il Papa nel suo discorso fa più volte riferimento
alla paura, ma ci dà uno spunto di riflessione in più. Ci dice dove vanno a
finire i giovani che, per paura, hanno rinunciato: in pensione. Più precisamente li definisce “giovani anestetizzati.”
5) Desiderio e povertà.
È
fondamentale capire che c’è desiderio solo dove c’è esperienza dell’impossibile. Cosa vuol dire? Significa
capire che se è tutto possibile, se è tutto accessibile qui ed ora, se ogni
cosa è a nostra disposizione (come se fossimo dei piccoli despoti), avremo a
che fare con capricci anziché desideri. Perché il desiderio è sempre una esperienza di un qualcosa che ci manca. Noi
viviamo sempre di ciò che ci manca, di ciò che ancora non c’è (del nostro futuro).
Ciò può sembrare difficile da comprendere, perciò vi riportiamo questo breve
esempio citato da J. Ratzinger nella sua Introduzione al Cristianesimo:
“Un annunciatore radiofonico era
riuscito sin troppo bene a diffondere la notizia (puramente fantastica) della
imminente e catastrofica fine del mondo. Il colmo del controsenso fu questo:
alcune persone si tolsero la vita per non morire. Questo riflesso palesemente
insensato, ci mostra che noi viviamo assai più del futuro che non dello stesso
presente. Un uomo repentinamente privato del proprio futuro è un uomo che può
già dirsi derubato della vita stessa.”
Sappiamo bene che la
povertà rappresenta, nel nostro piccolo, un qualcosa che ci manca. Ecco perché
un uomo veramente ‘sintonizzato’ col proprio desiderio sa essere povero!
(Piccolo
ulteriore dettaglio: quando moriremo lasceremo ogni cosa. È curioso che
scegliere la povertà significa anticipare il futuro! I santi sono poveri perché sono visionari!)
Attività
Successivamente abbiamo
pensato di proporre un’attività più pratica per concentrarci sui desideri che
abitano il nostro cuore e dare loro un nome. Nel fare questo ci siamo ispirati
ad uno scritto di Alessandro D’Avenia
intitolato “il peso dei desideri”.
L’attività si divide in
due momenti: in un primo momento si chiede di scrivere, su di un foglio bianco,
i desideri così come affiorano alla mente.
In un secondo momento,
sul retro del foglio, si disegna una “mappa” dei propri desideri affondando la
testa nel cuore per stabilirne una gerarchia, ordinandoli in base alla
profondità: in alto i più radicali, in basso i più superficiali.
Terminata
l’attività si possono condividere le mappe dei desideri mostrandole e illustrandole
agli altri.
Unico
obiettivo? Scoprire che i desideri più
profondi riguardano sempre anche le altre persone. Non sono mai assoluti,
bensì rappresentano ciò che noi vogliamo/possiamo essere agli occhi del mondo.
C’è sempre di mezzo una relazione con qualcun altro!
[Aggiunta
facoltativa:
-I
desideri superficiali dipendono spesso da paure e attese, appaiono reali ma
sono miraggi dettati dall’esterno, dalla cultura a cui apparteniamo o dalle
aspettative più o meno consapevoli degli altri (es: essere più belli,
intelligenti, sicuri…) questi desideri non impegnano la libertà rinnovandola,
ma ne disperdono l’energia.
-I
desideri più profondi invece spingono da dentro, sono “la linfa della nostra
vendemmia”. Richiedono il coraggio della vera libertà e così ci liberano dalle
illusioni di bene e dai miraggi di felicità.
Il desiderio radicale dà
frutto senza stancarsi, anzi si esalta (es: più amo più
voglio amare), a differenza di quello
superficiale che alla lunga stanca. ]
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