Omelia per la Festa dell'Esaltazione della Santa Croce (14 settembre 2024)



La solennità dell’esaltazione della croce ci parla dell’amore di Dio, perché la croce, in Gesù, diviene segno di un amore più grande, gratuito, disposto ad annullarsi perché la creatura viva e possa avere accesso alla Vita Eterna.  

Eppure la comprensione di questo non è per noi poi così evidente. Facciamo fatica a mettere insieme amore e sofferenza, a comprendere perché il bene sembra dover andare a braccetto con la croce. Ancora la nostra mente ne rimane scandalizzata, perché sogna un mondo ideale dove il male e la sofferenza non esistano. Dio non poteva salvarci in modo diverso e manifestare il suo amore attraverso altre vie?

Dimentichiamo forse che la realtà del male esiste perché all’uomo è sempre conservata la possibilità di non aderire alla Vita che Dio ci dona, gli è lasciata la libertà di non accogliere l’amore di Dio.  E che il male esiste nella storia dell’uomo è un qualcosa di cui ne facciamo esperienza tutti nel corso della nostra vita ordinaria, sia perché subiamo i frutti di questo male che incontriamo attorno a noi, sia perché a volte ci capita di operare noi stessi delle scelte che si allontanano dalla vita.

Ci è familiare allora il gusto amaro e bruciante del male che subiamo o che scegliamo e che devasta le nostre vite come il veleno dei serpenti devastò e sterminò il popolo di Israele. E forse come il popolo con Mosè anche noi riconosciamo di essere perduti, di non avere vie di fuga.

La Parola di Dio di oggi ci aiuta a comprendere, però, che il Signore nella sua misericordia ci viene incontro e ci salva e lo fa in modo tutto suo:  non elimina i serpenti - ossia potremmo dire non elimina le cause del male - ma abita in mezzo a questo male ed invitando a rialzare lo sguardo, a non farsi prendere dalla disperazione di un pensiero che ci fa dire che “tutto è perduto!”, ma a riconoscere che in questo male Dio è comunque presente e ci tende la mano perché con Lui possiamo risalire, possiamo essere riscattati, salvati. Solo allora scopriamo che il veleno del nemico e della morte non ha più potere, non ha l’ultima parola.

Chiediamo al Signore di darci la grazia di sperimentare il Suo amore e di alzare lo sguardo verso di Lui per continuare nel nostro cammino con fiducia e speranza, senza farci imbrigliare dalla disperazione e dalla mormorazione.


fr. Emanuele

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