Omelia solennità di Pentecoste (05/06/2022 - Anno C-)
Questa solennità inaugura il tempo della
Chiesa: Maria Santissima, dopo aver ricevuto lo Spirito Santo all’Annunciazione
ha generato il Capo, oggi lo riceve una seconda volta insieme agli Apostoli, e
genera il Corpo mistico del suo Figlio Gesù Cristo. La vita divina, attraverso
il Capo, morto e Risorto ora scorre in ciascuna della membra del suo Corpo. A
ragione quindi possiamo dirci
“figli
nel Figlio”, e , immersi ogni giorno nel mistero pasquale, passiamo dal dominio
della carne a quello dello Spirito, dalla schiavitù del peccato alla libertà
dei figli di Dio, come ci dice la seconda lettura: si aboliscono tutte le
divisioni, di razza popolo e lingua, tutti ci intendiamo nell’unico linguaggio
dello Spirito: formare un solo Corpo in Cristo ci rende fratelli di tutti
coloro per i quali Cristo ha sofferto, e porta alle estreme conseguenze i
frutti della Pasqua.
Si stabilisce con Dio un rapporto di
figliolanza che ci rende fratelli di tutti, e veniamo conformati alla persona
di Cristo, assumendo il suo “stile” i suoi sentimenti e i suoi atteggiamenti:
La Trinità Santissima prende dimora dentro di noi: “Se uno mi ama osserverà la
mia parola, e il Padre mio lo amerà, e noi verremo a Lui, e prenderemo dimora
presso di Lui”, ci dice il vangelo di oggi. E tutto questo ha come motore
principale, l’azione dello Spirito Santo, che nel cuore di ciascun membro della
Chiesa grida “Abbà ,Padre”. Non siamo più schiavi, ma figli. In questo è
contenuta l’essenza di tutti i cammini spirituali, quello monastico e quello
cristiano in generale. Lo Spirito Santo, divino scultore, ci plasma secondo il
modello di cui è innamorato: Gesù Cristo, e rispettando le caratteristiche di
ognuno, ci plasma n modo originale cercando di conformarci a Lui in modo
originale, perché il Padre, chinandosi su di noi nella sua immensa misericordia
e nel suo grande amore, non veda in noi che il Suo Figlio diletto, nel quale si
è da sempre compiaciuto.
Con il Battesimo abbiamo già ricevuto
questi doni, ma ora dobbiamo portarli a compimento, ed è il cammino di ogni
cristiano: il passaggio dalla morte alla vita, dalla carne allo Spirito,
dall’essere schiavi all’essere Figli, divenendo una cosa sola con Dio e fra di
noi. Come non ricordare in questo processo una delle celebri teorie della vita
monastica cistercense che sintetizza nei “tre baci” la vita di santificazione
del cammino monastico. In ogni chiesa cistercense ci sono sempre tre gradini
che portano dal coro all’altare e questo per ricordare che quando entriamo in
monastero siamo un po’ ancora come schiavi, e siamo ammessi solo a baciare i
piedi del Maestro, e questo è simboleggiato dal primo gradino, man mano
cresciamo nella vita spirituale veniamo ammessi al bacio della mano del
Signore, che non ci considera più schiavi, ma amici, e questo è simboleggiato
dal secondo gradino, quando passiamo definitivamente dal timore all’amore
veniamo ammessi al bacio della bocca, proprio della Sposa e dello Sposo, e
questo è simboleggiato dal terzo gradino, che da accesso all’altare dove lo
Sposo diventa una cosa sola con ciascuno di noi donandoci il Suo Corpo e il Suo
sangue. Siamo Figli, fratelli di Gesù e tra di noi, ma anche membri della
Chiesa-Sposa, che insieme allo Spirito dice “Vieni” al Signore Gesù, fino alla
fine dei tempi. Un altro particolare della liturgia cistercense è
particolarmente suggestivo: nel rito del Venerdì Santo il Crocifisso viene
steso su questi tre gradini, e ciascun monaco si prostra accanto a Lui per
baciarlo: non è solo la venerazione della Croce, è un modo di esprimere il
nostro essere al tempo stesso figli e fratelli nel suo Sangue, ma anche “Sposa”
che si unisce al Signore sul talamo della croce.
Allora intravediamo qual’è la “vocazione”
dello Spirito Santo: trasformare in Gesù ciò che non è Gesù! Egli
all’Annunciazione unisce nel grembo di Maria la nostra natura umana con quella
divina in una sola persona, trasforma il pane e il vino nel Corpo e nel Sangue
di Cristo, Dopo il mistero pasquale raccoglie tutto gli uomini in un solo Corpo
Mistico, di cui Egli è l’Anima, ed estende questo processo a tutta la creazione
finché Dio non sia tutto in tutti. L’abbiamo cantato nel salmo responsoriale:
“Se togli loro il respiro (in ebraico Ruàh – Spirito vitale) muoiono, e
ritornano nella loro polvere; mandi il tuo Spirito, sono creati e rinnovi la
faccia della terra”.
E questo processo è ben descritto nelle
immagini, apparentemente contraddittorie, con cui la liturgia lo prega nella
sequenza che abbiamo appena cantato e nel celebre inno del “Veni Creator”. Lo
Spirito è fuoco: purifica, riscalda illumina, fonde, e plasma tutto il Corpo
mistico, ma è anche fonte viva di acqua, che lava, disseta , ristora, consola
nel dolore e ci fa rinascere; è vento: invisibile ma reale, che soffia dove
vuole e quando vuole, distribuendo i vari carismi per l’utilità comune; è
unzione che risana e consacra, è dito della mano di Dio che scaccia il demonio
e sconfigge il male inaugurando in ciascuno di noi il cammino di conversione e
portandolo a compimento più o meno rapidamente a seconda della nostra
collaborazione, rendendoci Santi come Dio è santo, è nube che copre con la sua
ombra la Vergine Maria nel mistero dell’incarnazione, ma anche le nostre anime
quando concepiscono e generano il Cristo nella nostra anima e nella nostra vita
di tutti i giorni mediante le nostre scelte e la nostra testimonianza: è Amore
che unisce il Padre e il Figlio, e introduce anche ciascuno di noi nello loro
intimità, rendendoci fratelli che non si rassegnano a nessuna divisione, di lingua
razza e nazioni, operando di nuovo il miracolo della lingue, e costruendo
l’unità nella diversità, nelle membra della Chiesa come in sano alla Santissima
Trinità.
E contemplando tutto questo, come non
ringraziare Dio per questa “Persona-Dono”, come la definisce S. Giovanno Paolo
II nella “Dominus et vivificantem”. Un dono che è al di sopra di ogni altro
dono! Impegniamoci quindi a essere estremamente docili alla sua azione,
obbedendo per amore ai Comandamenti di Dio e lasciandoci conformare a Gesù Cristo
nella Chiesa, e fin da ora potremo intravedere anche in questo realtà che
viviamo, ancora contraddittoria e in fase di conversione dal male, i cieli
nuovi e la terra nuova che Dio ci ha promesso.
Fr
Gabriele
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