Omelia della domenica del XXVII T. O. (03/010/2021 - Anno B-)
Il Vangelo di oggi ci pone di fronte a un problema quanto mai attuale: l'indissolubilità del matrimonio. Nella società ebraica del tempo di Gesù il ripudio era una prerogativa soprattutto maschile, mentre nella società greco romana anche la donna poteva ripudiare il marito (ci si spiega perché Marco, che scrive per i romani, ponga in questo brano, nella spiegazione data da Gesù ai suoi discepoli l’inciso “...e se una donna ripudia il proprio marito e ne sposa un altro commette adulterio”.
Si deve anche rilevare che chi interpella Gesù non ha il cuore puro, non vuole conoscere la verità, ma lo vuol trarre in inganno o in contraddizione… per “metterlo alla prova”. Ma Gesù smaschera abilmente le intenzioni distorte dei suoi interlocutori rimandandoli alla legge di Mosé, dapprima e poi al progetto originale del Creatore che prospetta la coppia umana come indissolubile e il matrimonio non come un semplice contratto che si può fare e disfare ma come un legame sacro che ha la sua origine nella fedeltà stessa di Dio nei confronti dell’uomo, presentando la norma mosaica come una concessione alla “durezza del cuore”.
Ma cos’è questa durezza del cuore? Forse lo si può individuare, per contrasto, nell’ultima parte del brano evangelico di oggi.
Quando Gesù esalta e
abbraccia i bambini, e si indigna verso i discepoli che vorrebbero impedirlo. “Lasciate
che i bambini vengano a me e non glie lo impedite, perché a chi è come loro
appartiene il regno di Dio. In verità vi dico: chi non accoglie il regno di Dio
come un bambino non entrerà in esso”. Il bambino, quando si sente amato, si
fida e si affida, accoglie persone e situazioni così come sono e non pretende
di “cambiare le cose” come gli fa più comodo, è semplice nell’accogliere la
bellezza della creazione e accetta, pur senza “capirlo” il progetto di chi lo
ama e si prende cura di lui.
La durezza di cuore è la radice del peccato originale e dei nostri peccati: pretendere di sostituirsi a Dio nel decidere cosa è bene e cosa è male. Nel vangelo di oggi riguardo al matrimonio … ma nella vita di ogni giorno riguardo ad ogni peccato che commettiamo. Gesù ci invita a ritornare al progetto originario che era nel cuore di Dio quando creò la coppia umana e a guardarlo con la semplicità dei bambini.
L’ amore che doveva esserci tra l’uomo e la donna non era che un riflesso del suo amore per il genere umano o per il “suo popolo”: un amore sempre fedele, fecondo, misericordioso, e anche “geloso”, se vogliamo, ma stabile non soggetto al sentimento del momento, pronto a rialzare, a perdonare, a rinnovare.
Quante volte nel primo testamento,
soprattutto nei profeti (pensiamo ad Osea e ad Ezechiele) la metafora della
vita sponsale viene presa per esprimere il rapporto di Dio con il suo popolo, e
quanto, ad esempio nei primi cistercensi o in S. Giovanni della Croce, il
Cantico dei Cantici, viene commentato e meditato nella prospettiva dell’unione
di Dio con la singola anima.
Se poi ci confrontiamo con la situazione attuale questo ideale prende ancora più vigore per la sua bellezza e profondità: L’uomo deve “lasciare suo padre e sua madre” e questo è un segno dell’essere stato educato bene a gestire responsabilmente la propria libertà e le proprie scelte. E i due coniugi devono essere “una carne sola” e non separare quanto Dio ha congiunto.
Il matrimonio cristiano, tanto più inteso come sacramento che manifesta l’unione di Cristo con la Chiesa, ha una connotazione sacra, che unisce per sempre, e non può essere fatto e disfatto come un semplice contratto umano. Ma naturalmente per vivere questo occorre che le persone siano mature, responsabili, adulte, libere e soprattutto preparate. Se ci vogliono anni di studio e di seminario per preparare un sacerdote, o gli anni di formazione e di noviziato e professione temporanea per la consacrazione religiosa, non si vede perché i matrimoni cristiani debbano essere “preparati” solo con corsi di formazione fatti di alcuni incontri.
La formazione delle famiglie richiede un impegno forte di tutte le comunità ecclesiali e soprattutto l’esempio delle famiglie dei credenti e il loro impegno nel trasmettere alle nuove coppie un modello vissuto come nel progetto originario di Dio. É quanto ci dice Papa Francesco nell’Amoris Laetitia. Non dobbiamo fare geremiadi sulla situazione attuale delle famiglie e delle coppie che falliscono: dobbiamo accoglierle con carità. senza giudicarle, accompagnandole nella ricostruzione di una vita e facendole sentire accolte nella comunità cristiana.
Ma, in positivo, è quanto mai
necessario che le famiglie cristiane diano testimonianza della gioia della vita
di coppia vissuta secondo il progetto di Dio. Perché non si deve solo
sottolineare il negativo, i grandi ideali vanno presentati nel loro fascino e
nella loro attrazione, pur vissuti nella semplicità e nel nascondimento dei
“santi della porta accanto” e nell’atteggiamento semplice e puro dei bambini,
perché “a chi è come loro appartiene il regno di Dio.”
Abbiamo un bel modello di tutto questo nella
Famiglia di S. Teresa di Lisieux: L’amore di due santi genitori che hanno
vissuto bene la loro vocazione al matrimonio ha generato ben cinque figlie
tutte religiose, tra le quali un Dottore della Chiesa che ha fatto proprio
della semplicità dei bambini e della purezza di cuore la via di accesso alla
misericordia di Dio segnando tutta la spiritualità del secolo scorso. Non ci
sarebbe potuta essere una S. Teresa di Lisieux senza questi due genitori e il
loro modo di impregnare la loro famiglia di fede e di “tenerezza cattolica”.
È capitato a tutti di entrare in
alcune famiglie, magari ordinarie all’apparenza e con una vita non certo
facile, e respirare in esse un’atmosfera di gioia semplice, di amore intenso e
di dialogo e collaborazione che ci hanno fatto sentire un po’ di “profumo di
paradiso”. Forse è il momento che questo profumo emani dalle nostre famiglie e
dalle nostre comunità e dissipi la durezza del nostro cuore, facendo coincidere
i nostri sogni con il progetto che Dio aveva quando ci ha creati e con l'ideale
che Cristo ci ha proposto quando ci ha redenti … e questo non vale solo per le
coppie cristiane, ma per tutti noi.
Fr Gabriele
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